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Gli incidenti che avvengono maggiormente in cantiere

Posted by Valentina Beretta on

Secondo quanto è possibile leggere direttamente sul sito dell’INAIL, le cadute dall’alto rappresentano la tipologia di incidente che più spesso si presenta in cantiere.

Ricordiamo che per lavoro ad alta quota, così come previsto dal Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs 81/08), si intendono tutti quei lavori che vengono effettuati ad una altezza superiore ai due metri.

Dai due metri in su dunque, si parla di alta quota e di tutti i pericoli cui sono esposti i lavoratori nel momento in cui salgono sul tetto di un edificio o comunque lavorano ad una altezza superiore ai due metri.

Certo, quello della caduta dall’alto non è l’unico fattore a causare degli incidenti, sebbene sia il più importante. Le cadute dall’alto rappresentano infatti il 54% degli infortuni, seguite dagli oggetti che cadono dall’alto che ne causano il 12%, seguiti dalla perdita del controllo durante la conduzione di mezzi che ne causa il 7%.

Dunque la sola caduta dall’alto raggruppa oltre la metà degli infortuni che si verificano in cantiere, ed è per questo che la normativa di settore ha delineato sempre più quelle che sono le misure per la sicurezza da seguire al fine di diminuire progressivamente il numero di incidenti.

I dispositivi di protezione individuale

A tal proposito il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro prevede che i lavoratori debbano obbligatoriamente utilizzare determinati tipi di protezione che sono utili ad evitare che possa verificarsi la caduta dall’alto, anche in caso di perdita di equilibrio.

Certamente, le imbracature rappresentano il più famoso dei dispositivi di protezione individuale: parliamo dunque di robuste funi che vengono assicurate attorno al corpo del lavoratore, dunque un sistema di arresto caduta molto valido e che entra automaticamente in funzione in caso di necessità.

Chiaramente le imbracature vanno assicurate ad un punto fermo che possa arrestare in sicurezza qualsiasi eventuale caduta. Tale opportunità di ancoraggio è offerta dalle linee vita tetto, le quali possono essere installate sia in via definitiva che temporanea e consentono anche a più lavoratori di potersi ancorare.

Ci sono poi i caschi con allaccio sottogola, che sono utilissimi nel caso in cui un oggetto possa cadere dall’alto e proteggere così la testa del lavoratore da un eventuale colpo. Ci sono poi i guanti ignifughi, le scarpe antinfortunistica, i dispositivi per la protezione degli occhi e delle orecchie.

I dispositivi di protezione collettiva

Vi sono poi i dispositivi di protezione collettiva, il cui scopo è quello di proteggere più lavoratori contemporaneamente.

Rientrano in questa categoria i vari connettori di sicurezza, funi con assorbitori ed in genere tutto quello che serve per creare un collegamento affidabile tra i lavoratori ed il punto di ancoraggio.

Esistono poi anche delle apposite reti di sicurezza, le quali vengono ancorate su apposite intelaiature di metallo, ed i parapetti provvisori.

Possiamo citare infine opere provvisionali come ad esempio i ponteggi, grazie ai quali è possibile prevenire i rischi di caduta.

Conclusione

Dunque ad oggi le cadute dall’alto continuano ad incidere in maniera notevole sulle statistiche che riguardano gli incidenti che avvengono in cantiere.

Diventa a tal proposito prezioso adoperare i dispositivi di protezione individuale e collettiva oggi disponibili sul mercato, e grazie ai quali è possibile bloccare sul nascere qualsiasi tipo di caduta, impedendo così che qualcuno possa farsi del male.

Bisogna dire infatti, che dal momento in cui è entrato in vigore il D.Lgs 81/08 il numero di incidenti sul lavoro, con riferimento sia a quelli con vittime che quelli senza, è diminuito in maniera drastica, il che è un trend certamente positivo che spinge gli addetti del settore a continuare in questa direzione.

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Prima e dopo una seduta di osteopatia: i consigli

Posted by Valentina Beretta on

L’osteopatia è una disciplina medica particolarmente raccomandata per tutti coloro i quali sono interessati da fastidi che riguardano il sistema muscolo-scheletrico.

Tante sono infatti le persone che periodicamente si rivolgono ad un osteopata per risolvere problemi piccoli e grandi che influiscono sulla qualità della vita.

Per questo motivo di seguito forniamo alcuni consigli utili relativi al giusto comportamento prima e dopo il sottoporsi ad una seduta di osteopatia.

Cosa fare prima di una seduta di osteopatia

Dormire a sufficienza

Certamente una buona regola da tenere a mente prima di una seduta di osteopatia è quella di riuscire a riposare in maniera adeguata.

Dormire in maniera profonda e soddisfacente nel corso della notte precedente la seduta di osteopatia può aiutare a fare in modo da risvegliarci senza alcun tipo di tensione nel corpo e dunque una sensazione di benessere generale.

Evita pasti abbondanti

È importante evitare pasti abbondanti nelle tre ore che precedono la seduta di osteopatia.

Mangiare troppo infatti può impegnare in maniera importante il nostro organismo, il quale consuma non poche risorse per la digestione, e questo potrebbe avere un effetto non positivo nel corso della seduta.

Tra l’altro durante la digestione la pressione del sangue aumenta in maniera sensibile. Per questo è consigliabile di fare un pasto leggero e comunque non mangiare nulla a partire da un’ora prima della nostra seduta.

Svuota la vescica

È molto importante andare in bagno e svuotare la vescica prima di una seduta di osteopatia. Ciò è preferibile soprattutto in quei tipi di trattamento che riguardano le gambe, dato che il trattamento da parte dell’osteopata potrebbe fungere da stimolo proprio nel corso della seduta.

Meglio per questo pensarci prima e arrivare al nostro appuntamento con la vescica già vuota.

Cosa fare dopo una seduta di osteopatia

Concediti il giusto riposo

Dopo una seduta di osteopatia è giusto riposare per qualche ora. Il tuo organismo sarà infatti alla ricerca del nuovo equilibrio e qualsiasi tipo di attività potrebbe disturbare tale processo.

Meglio per questo riposare e fare in modo che il corpo possa procedere in questa fase senza alcun tipo di influenza.

Segui i consigli del tuo osteopata

Se il tuo osteopata ti ha dato dei precisi consigli da seguire, fai come ti è stato suggerito. Effettua dunque gli esercizi necessari, i quali sono importanti per massimizzare l’efficacia della seduta.

Sia che si tratti di esercizi di allungamento che di altro tipo di movimenti specifici, effettuali in maniera scrupolosa, così da riuscire a guarire più velocemente.

Idratati a sufficienza

Bere una buona quantità d’acqua è una ottima pratica per chi si è appena sottoposto ad una seduta di osteopatia.

In questa maniera è possibile eliminare eventuali scorie che il corpo aveva accumulato e che sono pronte per il rilascio. A parte questo, quella di bere una buona quantità d’acqua ogni giorno è un’idea da fare propria tutti i giorni dell’anno.

Chiedi al tuo osteopata

Qualsiasi dubbio, perplessità o curiosità tu debba avere nei giorni seguenti la seduta di osteopatia, non esitare a contattare il tuo terapista di fiducia.

Egli saprà infatti rispondere ad ogni tua domanda consigliandoti i comportamenti più corretti da adottare per velocizzare il processo di guarigione.

Considera infatti che questi professionisti svolgono frequentemente dei corsi di aggiornamento ed ogni tipo di corso di terapia manuale che possa essere utile ad acquisire nuove tecniche e migliorare la conoscenza di quelle che si adoperano già.

Questa è per ogni cliente una garanzia, dato che la formazione e l’aggiornamento continuo sono la base di un trattamento veramente efficace e risolutivo.

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Come eliminare i metalli pesanti dall’acqua del rubinetto?

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Facciamo molto bene ad essere sempre attenti all’acqua che beviamo ogni giorno, o comunque quella che utilizziamo per cucinare.

Essa infatti, oltre a contenere tutte le sostanze nutritive e gli elementi benefici per il nostro organismo di cui siamo a conoscenza (come ad esempio i vari sali minerali) può contenere anche degli elementi che in realtà non sono benefici per il nostro corpo ma che comunque vengono ingeriti e dunque immessi nel nostro organismo.

Per questo motivo facciamo sempre bene ad accertarci della qualità dell’acqua che riceviamo quando apriamo il rubinetto di casa. Tra gli elementi maggiormente pericolosi vi sono i metalli pesanti.

Metalli pesanti: cosa sono?

Avrai certamente sentito parlare dei metalli pesanti. Si tratta di elementi chimici che si trovano anche in natura e che possono potenzialmente anche essere presenti nel nostro organismo, assolvendo una particolare funzione.

Il problema è che, quando questi sono presenti in maniera eccessiva, rischiano di avere delle conseguenze negative per la nostra salute compromettendo la normale funzionalità di determinati nostri organi.

A cosa è possibile andare incontro?

Assumere, chiaramente in maniera inconsapevole, una quantità superiore alla media di metalli pesanti può portare a diversi problemi che solitamente interessano il sistema nervoso.

Parliamo ad esempio di eventuali disfunzioni ormonali o di un particolare senso di stanchezza. Questi sono dei sintomi che chiaramente possono riguardare altro tipo di patologia ma che comunque solitamente si presentano nel momento in cui una persona presenta una quantità eccessiva di metalli pesanti nel corpo.

Esistono per questo delle particolari analisi che consentono di capire se al momento nell’organismo vi sia una eccessiva presenza di metalli pesanti o meno. In particolar modo è sufficiente analizzare un capello della persona.

Qual è il limite massimo consentito di metalli pesanti nell’acqua?

Ogni paese ha stabilito per legge quello che è il limite sui valori massimi entro cui devono rientrare metalli pesanti. Oltre non è possibile andare e dunque in quel caso l’acqua non è possibile definirla potabile.

Non vi è un limite generico che vale per tutti i metalli pesanti ma al contrario, in Italia così come in altri paesi, c’è un limite per ciascun singolo metallo pesante. Ecco di seguito quelli più famosi e dunque quelli che con maggior frequenza è possibile riscontrare nell’acqua cui abbiamo accesso:

  • Mercurio: 1 microgrammo ogni litro di acqua
  • Cadmio: 5 microgrammi per ogni litro di acqua
  • Arsenico: 50 microgrammi per ogni litro di acqua
  • Cromo 50: microgrammi per ogni litro di acqua
  • Piombo 50: microgrammi per ogni litro di acqua
  • Tallio: 2 microgrammi per ogni litro di acqua

Dunque c’è un limite ben preciso per ciascun tipo di metallo pesante.

Per avere la certezza che questi siano eventualmente presenti nell’acqua cui hai accesso e per conoscere esattamente in quale quantità essi sono presenti, è necessario far analizzare un campione d’acqua ad un laboratorio specializzato.

In che modo è possibile eliminare tali metalli pesanti?

Il metodo classico e più efficace per eliminare i metalli pesanti dall’acqua del rubinetto, o comunque dall’acqua cui si ha accesso, è quello dell’ osmosi inversa. In base a questo principio l’acqua viene fatta veicolare attraverso un apposito filtro che è in grado di trattenere tutti i metalli pesanti.

In questa maniera l’acqua diventa immediatamente più sicura e dunque perfettamente potabile. Esistono in commercio diverse tipologie di dispositivi di questo tipo e dunque è possibile visionare quelli che sono i vari depuratore acqua casa prezzi.

Questa è dunque la soluzione ideale per raggiungere il tuo obiettivo, ovvero quello di tutelare la tua salute e quella dei familiari eliminando tutti i metalli pesanti eventualmente presenti nell’acqua, conferendole al tempo stesso un miglior sapore.

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Come funzionano gli spettrometri?

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Grazie ad un moderno spettrometro è possibile analizzare le proprietà di luce su una porzione dello spettro elettromagnetico, riuscendo così ad ed identificare i materiali che compongono il materiale in questione. Parliamo dunque di uno strumento veramente importante per l’analisi di materiali di ogni tipo, con grande accuratezza e in maniera molto rapida.

In quali campi vengono adoperati gli spettrometri?

I campi di applicazione degli spettrometri sono davvero vasti, riguardano tantissimi settori come ad esempio quello medico, scientifico, estetico, spaziale, militare e spaziale, per citarne alcuni. Un moderno spettrometro può essere adoperato direttamente in cantiere o nell’aria di produzione.

Può anche essere spostato di sede in sede senza che risenta di eventuali cambi di temperatura in quanto la sua termocamera è stabilizzata. Anche le operazioni di trasporto sono particolarmente facili ed è sufficiente una sola persona anche per quel che riguarda la gestione del macchinario.

Un considerevole aumento della qualità di produzione

Grazie uno spettrometro è facile attendersi un tangibile miglioramento della qualità di produzione, in virtù delle capacità di analisi e misura che consentono a questo strumento di classificare i materiali di ogni tipo, organici inclusi.

Optoprim è sul mercato dal 1994 e offre ai propri clienti il supporto è tutta l’assistenza necessaria per individuare la tipologia di strumento più adatto a risolvere le necessità individuali e fornisce al tempo stesso supporto anche per quel che concerne l’integrazione della tecnologia all’interno della propria azienda.

Questa azienda con sede in provincia di Monza commercializza moderni spettrometri di grande qualità ed in grado di controllare rapidamente ogni tipo di materiale, analizzandone la composizione.

È possibile scegliere tra diversi modelli di spettrometri, progettato per soddisfare ciascuna particolare necessità di utilizzo e dunque a migliorare notevolmente la qualità del prodotto finale a prescindere dalla tipologia di materiale e tipo di lavorazione.

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Tavolo della cucina, come sceglierlo? Tutte le dritte

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Tavolo della cucina, come sceglierlo? Tutte le dritte

Il tavolo in cucina è importante. Non solo perché amplia – e di moltissimo – lo spazio di lavoro, ma soprattutto perché permette di vivere l’ambiente cucina – se lo dimensioni lo consentono – in ogni momento della giornata. Colazione, pranzo e cena in famiglia, sia per comodità sia per intimità, per moltissimi italiani si svolgono proprio in questo locale. Inutile poi sottolineare che il tavolo è un arredo a tutti gli effetti, e completa il design della cucina stessa: nulla vieta di fare arditi accostamenti, come linee moderne per i mobili e un tavolo rustico, oppure coniugare a uno stile più classico un tavolo dal disegno più contemporaneo. L’unico vincolo, ovviamente, è dato dalle dimensioni e dalla disposizione del locale. Per il resto, via libera alla scelta, sulla base dei propri gusti e anche delle proprie esigenze. Ecco, in un breve excursus, qualche indicazione utile per identificare il tavolo perfetto.

Tavolo rotondo

In linea di massima, è il modello consigliato per le cucine di dimensioni contenute. Intimo e conviviale, può essere collocato anche in un angolo della stanza, magari corredato da pratici sgabelli. Questa è la soluzione giusta se si dispone di un tavolo di maggiori misure in soggiorno, dove poter accogliere gli ospiti. Se invece quello in cucina è l’unico tavolo della casa, sarà meglio prevedere un modello con delle prolunghe, che in caso di necessità possa dilatare lo spazio dove accomodarsi a pranzo o a cena. Tavoli tondi moderni, e anche qualche pezzo vintage – adesso così di moda – hanno il piano in marmo, in resina o in piastrelline colorate. Se il materiale è lucido, meglio: rifletterà la luce e regalerà più ariosità all’intera stanza.

Tavolo rettangolare

E’ il classico dei classici, il modello che ben si sposa con quasi tutte le cucine. Può essere collocato al centro del locale, se i metri quadrati lo consentono, o appoggiato contro il muro ed eventualmente spostato in caso di bisogno. Un autentico evergreen.

Tavolo ovale

L’ideale per le cucine lunghe e strette, dato il suo ingombro contenuto. E’ una forma che sta tornando di moda e che, soprattutto, consente di poter aggiungere più posti a tavola rispetto a tavoli di altre forme.

Tavolo a scomparsa

O a consolle, è fissato per un lato a una parete: si alza e si abbassa a seconda delle esigenze. Perfetto per le cucine piccole, una volta chiuso “ruba” pochissimo spazio.

Tavolo a bancone

E’ il trend degli ultimi anni: il tavolo ricavato o sul piano della penisola (o isola) della cucina o come prolungamento del piano di lavoro, con il medesimo materiale. Dal bellissimo effetto, specie le cucine open, è anche molto pratico: sotto può infatti essere attrezzato con scomparti o armadietti. In linea generale, anche la scelta del tavolo più “giusto” varrebbe la pena affidarsi a degli esperti già in fase di ideazione della cucina stessa. Ad esempio Pedrazzini Arreda, rivenditore ufficiale di Veneta Cucine a Milano, offre ai propri clienti un servizio di studio e progettazione della cucina dei sogni, anche adattando i modelli visionabili nello show-room alle specifiche esigenze.

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Acqua pura anche in ufficio con i dispenser IWM

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La corretta idratazione è una condizione essenziale per il benessere fisico e quello del nostro organismo. Bere la giusta quantità d’acqua è infatti essenziale anche ad aiutare a  mantenere alto il livello di energie e concentrazione durante l’orario di lavoro. Ecco perché è importante bere spesso nel corso della giornata e dunque non solo durante i pasti ma anche durante l’orario di lavoro. Spesso però, la necessità di bere si scontra con il sapore troppo forte che di norma caratterizza l’acqua dei boccioni solitamente presenti negli uffici. Ciò spinge i dipendenti ad evitare di bere o a preferire bevande gasate che di certo non fanno bene e sicuramente non sono in grado di dissetare come l’acqua, a causa degli zuccheri che contengono. I boccioni inoltre, hanno lo svantaggio di essere difficili da trasportare e da movimentare, oltre ad avere un costo al litro non indifferente ed in grado di incidere sui costi di gestione di ogni azienda o ufficio.

La soluzione pratica e conveniente è quella di adottare uno dei dispenser acqua ufficio che IWM propone, i quali filtrano direttamente l’acqua del rubinetto eliminando ogni impurità ed offrendo un’acqua assolutamente bilanciata e sicura. È inoltre possibile avere acqua fredda o calda a piacimento, così come un’ottima acqua gasata o del ghiaccio se lo si preferisce, andando incontro ai desideri di tutti. Il risparmio è notevole considerando che l’acqua del rubinetto è decisamente più economica rispetto quella dei boccioni, che vanno poi smaltiti secondo quanto previsto dalle normative dei singoli comuni dopo il loro utilizzo, ma che troppo spesso vengono purtroppo riciclati a discapito della salute dei fruitori. I dispenser IWM consentono invece ai tuoi dipendenti di bere tutta l’acqua che desiderano personalizzandola in base ai loro gusti, con la certezza di bere sere dell’ottima acqua utile anche a migliorare la produttività del’intero ufficio.

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Made in Italy: qualità, pregio e design le caratteristiche più apprezzate all’estero

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Made in Italy: qualità, pregio e design le caratteristiche più apprezzate all’estero

Quali sono le caratteristiche dei prodotti Made in Italy più apprezzate dai consumatori esteri? Elevata pregevolezza dei materiali, iconicità e design di altissima qualità. La conferma arriva dall’indagine ‘Quale valore del brand Made in Italy nel mondo’, realizzata da Unioncamere in collaborazione con Assocamerestero e la rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE).

La ricerca è stata presentata durante il convegno dal titolo ‘Italia: un valore nel mondo’, che ha visto confrontarsi personalità del mondo politico, istituzionale ed economico sulle caratteristiche che rendono unico il nostro Paese all’estero
L’indagine ha coinvolto 3mila intervistati, tra cui aziende italiane iscritte alla rete delle CCIE e i loro rappresentanti, imprese italiane esportatrici, distributori e fornitori di prodotti italiani. Cinque i focus group organizzati con le CCIE di Johannesburg, Londra, New York, San Paolo e Tokyo.

Un marchio iconico che genera miliardi

La ricerca ha evidenziato come le sole imprese operanti nei settori trainanti del Made in Italy (abbigliamento, automotive, alimentare e arredamento), occupano 2,1 milioni di lavoratori, generano 454 miliardi di euro di fatturato, 105,5 miliardi di valore aggiunto e 193,4 miliardi di export sul totale di 420 miliardi di tutti i settori legati al Made in Italy.

Di questi ultimi, oltre un terzo si stima siano legati all’iconicità del marchio ‘Made in Italy’, ovvero quell’insieme di caratteristiche che i consumatori associano a un prodotto italiano: qualità, design e pregevolezza dei materiali.

Una cultura imprenditoriale simbolo dell’eccellenza

“Il Made in Italy è un brand trasversale che accomuna tutte le nostre imprese: è il biglietto da visita dell’Italia all’estero – ha commentato Andrea Prete, Presidente di Unioncamere -. Racchiude una cultura imprenditoriale che simboleggia l’eccellenza nei campi più svariati, dall’arredamento al design, dalla moda all’agroalimentare. Raccontare il Made in Italy, oggi, significa raccontare la storia delle persone che alimentano il nostro tessuto imprenditoriale giorno dopo giorno, la storia di due milioni di lavoratori, ed è anche per questo che il brand Made in Italy va sempre più tutelato, promosso e valorizzato”. 

La sostenibilità come leva competitiva

“Le Camere italiane all’estero rappresentano un valore per l’Italia: grazie al ruolo che occupano nelle comunità d’affari dei Paesi in cui vivono e operano sono sempre più ‘rete di reti’, non solo di business, ma anche istituzionali – ha aggiunto Mario Pozza, Presidente di Assocamerestero -. Il cuore della nostra attività resta il sostegno all’export delle filiere chiave del Made in Italy, dall’alimentare alla meccanica, e la promozione dei territori, in termini sia di produzioni tipiche sia di attrattività turistica. Ma ora lo stiamo facendo in maniera diversa dal passato, integrando servizi e fonti di finanziamento, digitalizzando le modalità di erogazione, orientando le imprese a incorporare la sostenibilità ambientale e sociale tra le loro leve di competitività”.

Economia

Perchè la GenAI è il motore degli investimenti infrastrutturali?

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Perchè la GenAI è il motore degli investimenti infrastrutturali?

L’infrastruttura digitale è ora il fulcro principale di un’azienda agile e resiliente, poichè fornisce il supporto essenziale per gestire i carichi di lavoro e le applicazioni guidate dalle nuove tecnologie. L’Intelligenza Artificiale in particolare richiede la gestione efficiente di grandi volumi di dati. Secondo l’ultima indagine Worldwide Future of Digital Infrastructure Sentiment Survey di IDC, quasi otto aziende su dieci considerano l’infrastruttura digitale “importante” o “mission critical” per il successo delle proprie iniziative di business.

Inoltre, l’adozione della Generative AI (GenAI), il miglioramento della produttività e della fidelizzazione dei dipendenti e l’ottimizzazione dei budget e dei ricavi sono i tre principali driver delle attuali strategie infrastrutturali aziendali.

L’impatto dell’IA sugli investimenti infrastrutturali

Guardando al futuro, IDC prevede che la GenAI sarà il principale motore degli investimenti infrastrutturali nei prossimi 18 mesi. Le applicazioni GenAI in tempo reale e ad alta intensità di dati costringeranno molte aziende a rivalutare i programmi e le priorità relative alle infrastrutture digitali. Con la GenAI come catalizzatore, entro il 2027 il 40% delle imprese si affiderà ad architetture IT interconnesse tra cloud, core ed edge per supportare priorità di flusso di lavoro dinamiche e indipendenti dalla posizione geografica.

Integrare le operazioni IT con la tecnologia GenAI

Le organizzazioni stanno già esplorando attivamente modi per integrare le proprie attività e operazioni IT con la tecnologia GenAI. Tuttavia, molte aziende stanno scoprendo che le infrastrutture e le piattaforme attuali non sono pronte a supportare il volume, la distribuzione e la sincronizzazione dei dati e delle risorse richiesti dalla GenAI. Quest’ultima si nutre di dati e risorse indipendentemente dalla loro ubicazione fisica, che possono risiedere nel cloud, nei data center centrali e in postazioni edge e IoT altamente distribuite. Per avere successo con la GenAI, è necessario che tutti questi componenti funzionino con la massima orchestrazione e sincronizzazione.

La spesa per le infrastrutture digitali per la GenAI supererà i 18 miliardi di dollari nel 2024

IDC prevede che la spesa per le infrastrutture digitali per la GenAI supererà i 18 miliardi di dollari nel 2024 e crescerà a quasi 50 miliardi di dollari entro il 2027. La GenAI sta dunque determinando la richiesta di architetture infrastrutturali di nuova generazione, ottimizzate per il flusso di lavoro piuttosto che per il carico di lavoro, altamente automatizzate e governate sulla base di eventi e metriche prestazionali in tempo reale.

Saranno dinamicamente scalabili e forniranno un accesso self-service e on-demand a servizi e piattaforme avanzati per una vasta gamma di utenti finali in ambienti on-premise, edge e cloud pubblici. Inoltre, saranno interconnesse, consentendo ai flussi di lavoro di utilizzare senza soluzione di continuità più piattaforme di cloud, core, edge computing e connettività, trarre maggior beneficio dalle nuove generazioni di applicazioni AI.

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Smart working in Italia, cosa ne pensano i lavoratori? E cosa fanno le aziende?

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Smart working in Italia, cosa ne pensano i lavoratori? E cosa fanno le aziende?

Il lavoro da remoto ha assunto un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche lavorative italiane, con significative implicazioni sul benessere dei dipendenti e sull’organizzazione aziendale. Secondo un’indagine condotta da ASUS Business, solo il 6,3% degli intervistati lavora completamente da remoto, mentre il 51,2% ha la possibilità di adottare lo smart working per 2-3 giorni alla settimana.

Questa flessibilità sembra incidere positivamente sulla soddisfazione complessiva dei dipendenti, soprattutto per quanto riguarda l’equilibrio tra vita personale e lavorativa. 

Vantaggi e svantaggi del lavoro da remoto 

L’adozione dello smart working ha portato diversi vantaggi, come la riduzione degli stress legati agli spostamenti casa-lavoro. Tra i vantaggi evidenziati, emerge che il 51% delle persone lavora con più calma, anche se questo significa spalmare le attività su più ore lavorative per gestire meglio le mansioni.

Tuttavia, emerge anche una serie di sfide, tra cui il senso di isolamento e il deterioramento delle relazioni che nascono lavorando in team. Questi aspetti negativi sembrano colpire maggiormente i lavoratori più anziani, mentre le nuove generazioni mantengono una visione più positiva. Anche le nuove leve, però, si trovano ad affrontare alcune sfide, quali la gestione a distanza dei lavori di gruppo e la mancanza di coordinamento.

Stabilità del mercato del lavoro e supporto aziendale

Nonostante le criticità associate allo smart working, la ricerca evidenzia una notevole stabilità nel mercato del lavoro italiano, con la maggior parte dei lavoratori che rimane nelle stesse aziende per oltre 5 anni. Si riscontrano però carenze nell’infrastruttura tecnologica fornita dalle imprese per supportare il lavoro da remoto, con solo il 45% dei dipendenti che utilizza un PC aziendale. Addirittura, il 60% degli smartworker si paga personalmente la connessione internet.

Inoltre, solo il 40% delle aziende ha implementato maggiori sistemi e protocolli di sicurezza informatica per il lavoro a distanza. Si tratta di elementi che evidenziano la necessitò di ribadire l’importanza del supporto aziendale e della sicurezza informatica per il benessere dei dipendenti e la continuità del lavoro.

Per concludere

Nonostante alcune difficoltà, ad oggi lo smart working è visto come un vero e proprio benefit per chi sta cercando una nuova azienda con la quale collaborare, e con l’introduzione da parte di alcuni big player della settimana lavorativa da 4 giorni, l’attenzione all’equilibrio fra vita personale e professionale è un pilastro fondamentale. Un pilastro a cui molti talenti non vogliono rinunciare.

Economia

Agricoltura 4.0: nel 2023 vale 2,5 miliardi di euro, +19%

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Agricoltura 4.0: nel 2023 vale 2,5 miliardi di euro, +19%

Nel 2023 il mercato dell’Agricoltura 4.0 raggiunge 2,5 miliardi di euro, +19% rispetto al 2022.
Il 72% delle aziende agricole italiane utilizza soluzioni di Agricoltura 4.0, una cifra sostanzialmente invariata rispetto al 2022, ma aumenta il numero di soluzioni medie per azienda (3,4, rispetto al 3,2 del 2022) e rimane pressoché stabile la superficie italiana coltivata con tecnologie digitali (9% vs 8% 2022). 

Tra le soluzioni maggiormente adottate, dopo i software gestionali, i sistemi di monitoraggio e controllo di macchine/attrezzature e terreni/coltivazioni, i DSS e le soluzioni basate su dati satellitari per la mappatura di coltivazioni e terreni.
Emerge dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research&Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia

Mercato e aziende

Dopo il boom degli acquisti di trattori e macchinari agricoli realizzato negli ultimi 2 anni, anche grazie agli incentivi statali, oggi la domanda si concentra su tipologie di soluzioni software, necessarie a interconnettere la parte hardware.

Aumenta la consapevolezza del valore dei dati, e quindi delle soluzioni che ne consentano l’analisi. A sottolineare la dinamicità dell’Agricoltura 4.0 è anche l’aumento di soluzioni innovative (+10%), accompagnata da una crescita rilevante dei provider tecnologici (+13%).
Solo l’8% delle aziende agricole, però, può essere considerato digitalmente ‘maturo’. Circa il 50% è ancora ‘in cammino’, mentre il 42% è costituito da aziende in forte ritardo nel percorso di adozione delle soluzioni di Agricoltura 4.0.

Il Carbon Farming

Il carbon farming consente di ridurre l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente, sequestrando e stoccando il carbonio nei terreni e nelle biomasse limitando le emissioni. In Italia, però, solo il 22% delle aziende agricole conosce queste pratiche.
Dei 214 progetti di carbon farming identificati a livello internazionale più dell’80% si concentra in Nord America ed Europa, che inoltre ospitano il 78% delle startup mondiali specializzate nell’offerta digitale per la filiera del carbon farming,

Questa comprende, oltre a software e gestionali (78%), soluzioni per l’analisi di dati e Big Data (61%), sistemi di mappatura basati su immagini e dati satellitari (40%), soluzioni basate sull’AI e il machine learning (39%).

Il digitale per la tracciabilità alimentare

In Italia nel 2023 l’offerta di soluzioni digitali per la tracciabilità alimentare cresce del +22%. Il primo motivo che spinge le aziende a implementare queste soluzioni è la necessità di garantire in maniera diretta al consumatore la qualità, l’origine e i metodi produttivi. Diventa sempre più forte, inoltre, il legame tra tracciabilità e sostenibilità.

Le soluzioni che consentono di digitalizzare le varie fasi del processo di tracciabilità sono abilitate da tecnologie quali IoT (23%), Mobile App (23%), Cloud (20%) e tecnologie Blockchain&Distributed Ledger (17%). Cresce poi la quota di soluzioni specificatamente dedicate al mondo agricolo per rispondere alla necessità di reale integrazione dei dati dal campo alla tavola.

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Mutui: è vero che i tassi inizieranno a scendere a maggio?

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Mutui: è vero che i tassi inizieranno a scendere a maggio?

Facile.it ha analizzato i futures sugli Euribor, che rappresentano le aspettative di mercato, e ha scoperto che le rate dei mutui potrebbero iniziare a diminuire tra maggio e giugno. Un calo comunque modesto, compreso tra 14 e 22 euro circa per un mutuo variabile medio.
Per i calcoli, Facile.it ha considerato un mutuo medio variabile (126.000 euro in 25 anni, LTV 70%) sottoscritto a gennaio 2022, la cui rata a febbraio 2024 si è attestata a circa 751 euro rispetto ai 456 euro iniziali.

Insomma, “Chi ha un mutuo a tasso variabile dovrà stringere i denti ancora per un po’- sottolineano gli esperti di Facile.it – o valutare opzioni come la surroga per abbassare le rate”. Perché la discesa dei tassi sarà più lenta rispetto a quanto si aspettavano i mercati a inizio anno.

Nel 2024 stabili LTV e valore medio dell’immobile

Riguardo ai futures (aggiornati al 28 febbraio 2024) emerge che l’Euribor a 3 mesi dovrebbe scendere a circa il 3% entro la fine dell’anno, arrivando al 2,65% entro giugno 2025.

In questo caso, la rata scenderebbe di 67 euro entro dicembre 2024, per un calo di 100 euro a giugno 2025.
Quanto alla richiesta di mutui destinati all’acquisto della prima casa, chi ha presentato domanda di finanziamento nei primi due mesi del 2024 ha puntato a ottenere, in media, 136.523 euro da restituire in 25 anni. Stabili l’LTV (il rapporto tra valore del mutuo e dell’immobile) pari al 71%, e il valore medio dell’immobile oggetto di mutuo (circa 187.000 euro).

Aumenta l’età media dei richiedenti

L’unico dato peggiorato è l’età media di chi presenta domanda di finanziamento, aumentata di quasi un anno e arrivata a poco più di 37 anni e mezzo.
L’aumento è ascrivibile al calo del peso percentuale degli under36 sul totale dei richiedenti, dal 53% del 2023 al 49% del 2024.

Sul fronte dell’offerta, nei primi due mesi dell’anno le condizioni proposte dalle banche sono state nel complesso favorevoli, in particolare per i tassi fissi, con indici in costante calo.
Le migliori offerte per un mutuo standard da 126.000 euro in 25 anni (LTV 70%), partono da un TAN fisso pari al 2,87% e una rata di 589 euro. A gennaio 2024 la rata migliore era pari a 604 euro.

Fisso o variabile? Non c’è dubbio, meglio il primo

Stabili, invece, i tassi variabili, che restano sensibilmente più costosi, con i migliori TAN che partono dal 4,66%, pari a una rata di 705 euro.
La distanza tra tassi variabili e fissi ha spinto la quasi totalità dei richiedenti, più di 9 su 10, a scegliere questa seconda opzione.

Il calo dei tassi fissi continua a essere un’opportunità per coloro che vogliono provare ad approfittare della surroga, che nei primi due mesi del 2024 ha rappresentato un quarto della domanda totale di mutui (25%). Dato in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando era pari al 17%.

Economia

Milano, Monza Brianza e Lodi: quali sono i dati dell’industria a fine 2023?

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Milano, Monza Brianza e Lodi: quali sono i dati dell’industria a fine 2023?

Le elaborazioni del Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi sono la prima fonte per avere un quadro sulla congiuntura dell’industria alla fine dell’anno, nel quarto trimestre del 2023. Secondo l’analisi tendenziale, l’area metropolitana milanese ha registrato una leggera crescita nell’ultimo anno, con un aumento del 0,4% nella produzione, superando il dato lombardo che ha segnato un -0,8%. Per quanto riguarda il fatturato, confrontato con il quarto trimestre del 2022, si è verificato un aumento del 1,6% a livello locale e una diminuzione del -0,4% a livello regionale.

Il portafoglio ordini di Milano

Relativamente al portafoglio ordini, si è osservata una certa stabilità rispetto al quarto trimestre del 2022 (-0,1% in un anno). Milano mette a segno una performance migliore rispetto a quella della manifattura lombarda (-1,2%). I mercati esteri milanesi hanno fatto segnare un lieve aumento (+0,4%) rispetto al mercato interno (-0,5%). Nel complesso, nel quarto trimestre del 2023, c’è stato un leggero miglioramento congiunturale rispetto al trimestre precedente per la produzione industriale e il fatturato di Milano, con aumenti rispettivamente del 0,4% e del 0,5% destagionalizzato.

Cresce la produzione 

Se confrontato con il dato lombardo, si nota una simile leggera crescita per la produzione (+0,4% in regione), così come per il fatturato del milanese  (rimasto invece stabile in Lombardia, destagionalizzato). Per gli ordini interni, il dato congiunturale ha registrato una lieve diminuzione, più evidente per l’industria milanese rispetto alla tenuta della manifattura lombarda (rispettivamente -0,5% e +0,1% destagionalizzato). Per gli ordini esteri, la performance milanese è migliorata leggermente nei tre mesi (+0,4% rispetto al dato lombardo di -0,1% destagionalizzato).

Monza e Brianza

Per quanto riguarda Monza e Brianza, la variazione tendenziale della capacità produttiva ha collocato i volumi prodotti a un livello leggermente inferiore rispetto al quarto trimestre del 2022 (-0,6%), ma in modo leggermente migliore rispetto al calo lombardo (-0,8%). Il fatturato della manifattura brianzola è risultato in linea con il dato lombardo (-0,4%). Il portafoglio ordini ha evidenziato una riduzione leggermente migliorativa rispetto a quella registrata in Lombardia (rispettivamente -0,7% e -1,2%) nel quarto trimestre 2023.

Dal punto di vista congiunturale, la produzione industriale ha registrato un lieve calo rispetto al trimestre precedente (-0,4% destagionalizzato), mentre il fatturato è aumentato (+0,4% destagionalizzato), insieme a una diminuzione delle commesse esterne (-0,8% destagionalizzato) e interne (-0,5%).

Lodi

Nella zona di Lodi, nel quarto trimestre del 2023, rispetto all’anno precedente si è osservato un trend di tenuta per la produzione. L’analisi tendenziale ha mostrato un aumento del 0,2% nella produzione rispetto al quarto trimestre del 2022, una performance migliore rispetto al dato lombardo (-0,8%). Riguardo al fatturato, rispetto al quarto trimestre del 2022, si è registrato un recupero del +6,2%, molto superiore al dato regionale (-0,4%). Gli ordini sono cresciuti del 6,2% rispetto al -1,2% in Lombardia.

Nel quarto trimestre 2023, rispetto al trimestre precedente, si è osservato un aumento congiunturale della produzione industriale (+1% destagionalizzato), del fatturato (+2,3% destagionalizzato) e delle commesse acquisite dai mercati interni (+3,1% destagionalizzato) ed esteri (+0,8%).

Economia

Italiani e inflazione: com’è la situazione oggi?

Posted by Valentina Beretta on
Italiani e inflazione: com’è la situazione oggi?

E’ sotto gli occhi di tutti il fatto che l’economia italiana, così come quella globale, negli ultimi anni sia stata travolta dalla tempesta energetica. Si è trattato di un autentico tsunami che ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi di una vasta gamma di prodotti e servizi.
Ma l’aspetto più preoccupante, da attribuirsi proprio a questo rincaro generalizzato, è stato l’aumento significativo dell’inflazione, con conseguenze rilevanti sul potere d’acquisto dei cittadini.

2021, quando tutto è iniziato

Nel complesso scenario economico del 2021, l’Italia ha vissuto l’esplosione della tempesta energetica. Un fenomeno che ha innescato un brusco aumento dell’inflazione che ha raggiunto l’apice dell’11,8% alla fine del 2022. Tuttavia, nel corso del 2023, l’inflazione ha registrato una discesa altrettanto rapida, quasi annullandosi e stabilizzandosi all’0,8% a gennaio.

I salari non sono allineati al tasso di inflazione

È importante sottolineare che i salari hanno mostrato una crescita molto più lenta rispetto al tasso d’inflazione, con una singolare conseguenza: durante i tre anni precedenti, sono aumentati lentamente durante la fase di crescita dell’inflazione e in modo più repentino durante la sua discesa.

Nel primo trimestre del 2021, la crescita salariale (+0,7%) superava quella inflattiva (+0,5%), ma nel secondo trimestre iniziava un lento declino del potere d’acquisto (+0,6% i salari; +1,3% l’inflazione). Con il passare dei trimestri, l’erosione si intensificava, ampliando la forbice tra salari e inflazione. Nel quarto trimestre del 2022, la distanza raggiungeva il suo apice con la crescita salariale dell’1,5% e l’inflazione all’11,8%, creando un differenziale di oltre dieci punti percentuali.

2023, il cambiamento di rotta

Nel corso del 2023, si è assistito a un cambiamento di rotta: la crescita salariale si è intensificata mentre il tasso d’inflazione ha rallentato, pur rimanendo più alto nel confronto. Nel terzo trimestre del 2023, la forbice si è ridotta, con una crescita salariale del 3,2% rispetto a un’inflazione del 5,9%. Infine, nell’ultimo trimestre del 2023, si è verificato il sorpasso, con una crescita delle retribuzioni del 4,8% rispetto a un’inflazione dell’1,2%.
Questo passaggio ha consentito agli stipendi di recuperare, facendo riconquistare ai cittadini italiani il potere d’acquisto in essere prima del 2021.

E’ davvero tutto a posto?

Ma tutto è davvero a posto? Non proprio. Lucio Poma, capo economista di Nomisma, commenta i dati: “Veniamo da due anni e mezzo nei quali le famiglie italiane si sono sensibilmente impoverite, hanno dovuto attingere ai propri risparmi o fare ricorso al credito per pianificare acquisti particolarmente onerosi o imprevisti. Una ferita profonda, che avrà bisogno di tempo e stabilità per rimarginarsi”.

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Italiani e influencer, è cambiato il rapporto dopo il “caso pandoro”?

Posted by Valentina Beretta on
Italiani e influencer, è cambiato il rapporto dopo il “caso pandoro”?

Il mondo dell’influencer marketing ha raggiunto un giro d’affari di quasi 20 miliardi di euro nel 2023, secondo la Commissione europea. Si è dunque consolidato come un settore cruciale nelle strategie commerciali delle aziende e nelle abitudini quotidiane degli italiani. Per esplorare più in profondità queste nuove dinamiche, BVA Doxa e FLU, specializzata in influencer marketing, hanno condotto un’indagine approfondita sul rapporto tra gli italiani e gli influencer. E’ ancora amore, soprattutto dopo il “caso Pandoro” che ha coinvolto l’esponente più famosa del web, Chiara Ferragni, e di riflesso anche il marito? 

Il contesto del mercato globale e nazionale

Il valore di quasi 20 miliardi di euro nel mondo sottolinea la portata economica dell’influencer marketing, diventato un elemento fondamentale per brand e aziende su scala globale. In Italia, la ricerca di BVA Doxa ha coinvolto un campione di 1000 utenti di Instagram tra i 18 e i 54 anni, analizzando la variazione della relazione tra follower e influencer nel periodo tra ottobre 2022 e gennaio 2024.

Quanto si utilizza Instagram e qual è il seguito degli influencer?

I risultati dell’indagine indicano che il 94% degli utenti accede a Instagram almeno una volta al giorno, con l’82% che lo fa più volte al giorno. Due su tre seguono almeno un influencer, e oltre la metà segue addirittura più di 10 influencer. Questi dati confermano l’ampia diffusione del fenomeno e l’incidenza significativa degli influencer nella vita quotidiana degli italiani. 

Fiducia e chiarezza: i pilastri di tutti i rapporti, anche quelli digitali 

Nonostante le recenti vicissitudini di Chiara Ferragni, l’indagine ha rivelato che la fiducia degli italiani nei confronti degli influencer rimane elevata. Ben il 90% dei nostri connazionali afferma di fidarsi degli influencer che segue. Il 77% degli intervistati dichiara di saper riconoscere se un contenuto è sponsorizzato o meno, evidenziando un alto grado di maturità e consapevolezza da parte degli utenti.

Impatto sulle scelte d’acquisto

Il 62% degli intervistati apprezza le sponsorizzazioni, e per l’86% del campione il post sui social media rappresenta ancora il punto di partenza per un successivo acquisto, registrando un aumento del 3% rispetto al 2022. Oltre due italiani su tre ammettono di aver acquistato un prodotto perché lo hanno visto sponsorizzato sui social media.

Ci vuole trasparenza

Rispetto all’indagine del 2022, la “competenza” degli influencer è cresciuta di 4 punti percentuali. Insieme alla “trasparenza”, quest’ultima continua a essere l’aspetto più rilevante per gli italiani nel valutare gli influencer e i contenuti da loro veicolati. In conclusione, l’indagine di BVA Doxa sottolinea che la fiducia degli italiani verso gli influencer resta alta, così come è elevato l’impatto dei social sulle decisioni d’acquisto. Insomma, questo settore continua a rivestire un’importanza strategica nella comunicazione e nelle dinamiche del mercato italiano.

Acquisti

Ecobonus: ripartono gli incentivi auto 2024

Posted by Valentina Beretta on
Ecobonus: ripartono gli incentivi auto 2024

Da martedì 23 gennaio 2024 è possibile inserire sulla piattaforma Ecobonus le prenotazioni per il contributo all’acquisto di veicoli non inquinanti di categoria M1 (autoveicoli), L1e – L7e (motocicli e ciclomotori) e N1 e N2 (veicoli commerciali).

Il contributo è rivolto alle persone fisiche o giuridiche, che intendono acquistare veicoli non inquinanti. L’importo degli incentivi è riconosciuto nella forma di sconto sul prezzo d’acquisto, e varia in base alle emissioni del veicolo, e a una eventuale rottamazione.
L’iter per la richiesta del contributo prevede quattro fasi, prenotazione, erogazione, rimborso e recupero.

Le quattro fasi dell’iter

Durante la prenotazione, il concessionario/rivenditore, una volta completata la registrazione alla piattaforma, procede con la prenotazione del contributo per ogni veicolo, e in base alla disponibilità del fondo, riceve conferma della prenotazione effettuata.

In seguito, il concessionario/rivenditore riconosce al cliente il contributo tramite compensazione del prezzo di acquisto. E il costruttore/importatore del veicolo rimborsa al concessionario/rivenditore il contributo erogato.
Infine, il costruttore/importatore riceve dal concessionario/rivenditore la documentazione utile per recuperare il contributo rimborsato sotto forma di credito d’imposta.

L’importo del contributo

Ma a quanto ammonta il contributo? A oggi, per le auto con emissioni inquinanti tra 0-20 g/km di CO2 (modelli fino a 35mila euro più IVA) ammonta a 5mila euro con rottamazione e 3mila euro senza. A chi acquista auto nella categoria 21-60 g/km di CO2 (fino a 45 mila euro più IVA) possono andare 4mila euro con rottamazione e 2mila euro senza. Nella fascia 61-135 g/km di CO2 (fino a 35 mila euro più IVA), 2mila euro solo con rottamazione.

Ma i vecchi incentivi, che partono comunque in base a quanto previsto da un precedente Dpcm, saranno ancora disponibili solo per poche settimane perché il ministero, dopo un tavolo con le associazioni di settore previsto per il 1° febbraio, conta di portare alla firma del presidente del Consiglio un nuovo Dpcm al fine di migliorare l’incentivo, tenendo conto dell’andamento del mercato e delle esigenze dei consumatori.

Nuove norme in arrivo

L’attuale pacchetto stanziato per il 2024 prevede risorse complessive di circa 1 miliardo, e una volta conteggiati i residui non spesi degli incentivi 2023 si valuterà se aggiungere eventualmente ulteriori risorse.
Il nuovo piano sarà presentato il 1° febbraio al tavolo automotive e l’entrata in vigore del nuovo Dpcm è prevista tra marzo e aprile.

In particolare, in base alle nuove norme gli incentivi per auto elettriche partiranno da 6.000 euro (senza rottamazione) e arriveranno a 13.750 euro se si rottama un’auto Euro2 e si ha un Isee sotto 30mila euro.
L’aiuto per l’acquisto di una vettura ibrida, si legge su Il Sole 24 Ore, andrà invece da 4 a 10mila euro, e quello per un per un’auto a basse emissioni dai 1.500 ai 3.000 euro.

Varie

Passaporti che “contano”: quello italiano è tra i più “potenti” al mondo

Posted by Valentina Beretta on
Passaporti che “contano”: quello italiano è tra i più “potenti” al mondo

Ogni anno l’autorevole Henley Passport Index ‘pesa’ i passaporti in base al numero di destinazioni raggiungibili dai titolari senza necessità di visto, evitando quindi burocrazia e attese per il via libera. Basata su dati verificabili della International Air Transport Association (Iata) l’Henley Passport Index è la classifica di Henley & Partners, nota società di consulenza sulla cittadinanza e la residenza globale con sede a Londra e oltre 25 uffici nel mondo.

E in campo di passaporti, a sorpresa, svetta proprio il nostro Paese: è uno di quelli che consentono di visitare senza visto il maggior numero di Stati al mondo.
Insomma, anche un passaporto può fare la differenza specie se, come quello italiano, permette di entrare senza visto in ben 194 Paesi del globo.

Nel 2024 medaglia d’oro a sei Paesi 

Henley & Partners ha calcolato un indice che stila in base al valore raggiunto una classifica dei ‘passaporti più potenti del mondo’.
“Quest’anno – ha annunciato la società londinese – ben sei Paesi, un numero senza precedenti, si sono aggiudicati il primo posto per la ‘forza’ del loro passaporto”.
E l’Italia, con il suo passaporto, dopo aver ricoperto la settima posizione della classifica l’anno scorso, entra nel palmarès 2024.

L’anno precedente, a pari merito con Finlandia e Lussemburgo, il passaporto rilasciato dal nostro Paese vantava infatti ‘solo’ 189 destinazioni raggiungibili senza visto.

Italia, Germania, Francia, Giappone, Singapore e Spagna a pari merito

In generale, il rapporto mette in evidenza che anche quest’anno appena iniziato i passaporti europei si confermano come generalmente ‘forti’, o comunque, tra i più forti del mondo.

La prima posizione, in particolare, è condivisa a pari merito con l’Italia da Germania, Francia, Giappone, Singapore e Spagna. Da notare che in altri Paesi, come la Francia e il Giappone, la notizia normalmente è seguita da grande clamore. Tanto che il primo canale della televisione d’Oltralpe, Tf1, ha addirittura ‘incoronato’ la Francia campionessa per la forza del suo passaporto nel mondo. 

Una classifica basata sui dati dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo

L’Henley Passport Index, riporta Agi, precisa ancora la società, “si basa su dati esclusivi dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo, il più grande e accurato database di informazioni di viaggio, ed è stato migliorato dal team di ricerca di Henley & Partners”.

I risultati della ricerca con le classifiche e gli approfondimenti del caso sono disponibili all’interno del Global Mobility Report 2024.