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Il 2020 è l’anno delle Console Gaming

Posted by Valentina Beretta on
Il 2020 è l’anno delle Console Gaming

Il 2020 è stato un anno difficile per molti settori ma, secondo quanto emerge dai dati GfK, se il mercato della Tecnologia di consumo è andato in controtendenza tra i comparti che hanno fatto registrare un incremento particolarmente significativo delle vendite c’è quello del Gaming. Dopo un primo lockdown caratterizzato da un corsa all’acquisto delle console gaming, il settore dei videogiochi registra una ulteriore spinta nella parte finale dell’anno. Questo grazie al lancio dei modelli di nuova Generazione di Sony e Microsoft, che hanno fatto registrare vendite record nel mese di novembre.

Durante il lockdown primaverile picco delle vendite

Nel caso delle Console, un primo importante picco delle vendite si è registrato durante il lockdown della scorsa primavera: costretti a rimanere in casa, molti italiani hanno infatti deciso di dotarsi di nuovi dispositivi per giocare. Nel periodo compreso tra il 9 marzo e il 17 maggio 2020 (Week 11-20) si è registrata una crescita del +25,2% a valore delle vendite di Console, rispetto allo stesso periodo del 2019. Inoltre, rispetto a sette anni fa è aumentata considerevolmente la quota di vendite realizzate online, che è passata dal 9% del 2013 al 47% del 2020. Un trend in linea con la forte crescita avuta dal canale online in un anno fortemente condizionato dall’emergenza Coronavirus.

Black Friday, +12,1% a valore rispetto al 2019

Un secondo picco di vendite si è avuto nel mese di novembre: in questo caso, la spinta decisiva per la crescita del mercato è arrivata dal lancio delle nuove Console di Microsoft (Week 46) e Sony (Week 47). In queste due settimane, il mercato è sestuplicato (+514%) rispetto alla settimana media del 2020. I dati di sell-out GfK aggiornati alla settimana del Black Friday (23-29 novembre 2020) mostrano infatti un +12,1% a valore da inizio anno rispetto allo stesso periodo del 2019.

Le nuove Console di Microsoft e Sony trainano il mercato

Il lancio delle nuove Console di Microsoft e Sony era sicuramente molto atteso dagli appassionati del settore, dato che in entrambi in casi il precedente modello risale al 2013. Questo peraltro ha portato a un esaurimento delle scorte disponibili nel giro di pochi giorni dal lancio. Mettendo a confronto le performance dei lanci di quest’anno con quelli del 2013, emergono alcuni dati interessanti. In generale, le Console di nuova generazione hanno performato molto meglio di quelle lanciate da Microsoft e Sony nel 2013. La crescita è stata infatti del +25,5% a unità e del +33% in valore. In crescita del +6% anche il prezzo medio di vendita.

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Smart speaker, nuova passione globale: meglio se con display integrato

Posted by Valentina Beretta on
Smart speaker, nuova passione globale: meglio se con display integrato

Il mercato degli smart speaker continua a crescere nonostante la pandemia e a trainarlo sono i nuovi modelli con schermo integrato, mentre i dispositivi tradizionali perdono terreno. Lo rivelano le ultime analisi di Strategy Analytics, che evidenziano che la quota di smart speaker con display integrato ha toccato quota 26% nel terzo trimestre del 2020, rispetto al 22% dell’anno precedente. Le vendite di dispositivi con display nel terzo trimestre sono aumentate del 21% su base annua a 9,5 milioni di unità, mentre le vendite di altoparlanti intelligenti base (senza display) sono diminuite del 3% nello stesso periodo. Ciò ha portato a un aumento complessivo del 2,6% nelle vendite di smart speaker (con o senza display) nel terzo trimestre del 2020 rispetto al terzo trimestre del 2019, raggiungendo i 36,5 milioni di unità.

I brand che dominano le vendite

Nel mercato degli smart speaker, Amazon anche nel terzo trimestre mantiene ben salda la sua posizione di leadership, con una quota del 28,8% a livello globale,  sebbene le vendite siano leggermente diminuite rispetto all’anno precedente. I principali rivali di Amazon hanno tutti aumentato la loro quota di mercato, ad eccezione di Xiaomi. In particolare, evidenzia lo studio, i i dispositivi più venduti nel terzo trimestre sono stati Amazon Echo Show 5 e Baidu Xiaodu Zaijia 1c. Anche questo preciso segmento di mercato, come molti altri, è stato duramente colpito nel primo trimestre a causa delle difficoltà causate dalla pandemia, ma successivamente ha ripreso slancio. In virtù di questa tendenza gli analisti prevedono per il quarto trimestre dati tutti in positivo, grazie anche al lancio di nuovi modelli da parte dei tre principali fornitori statunitensi e al continuo miglioramento del sentiment economico a livello globale. “Come molti settori, gli smart speaker hanno avuto un anno difficile”, osserva l’analista David Watkins. “Tuttavia i segnali di ripresa stanno iniziando a manifestarsi, e l’impegno delle aziende è evidente dai numerosi nuovi prodotti e migliorie tecnologiche che vengono portati sul mercato. Salvo ulteriori gravi perturbazioni economiche, prevediamo che il 2021 – conclude – sarà caratterizzato da un’ulteriore crescita”.

Mai più senza altoparlanti “intelligenti”

Anche in Italia, grazie anche alle offerte sulle piattaforme on line e dei negozi fisici, gli smart speaker hanno fatto il loro ingresso in moltissime case e, probabilmente, saranno tra i regali più gettonati di questo 2020. Naturalmente, anche da noi la tendenza sarà quella di orientarsi verso gli ultimi modelli, ovvero quelli con display integrato.

Acquisti

Come funzionano gli spettrometri?

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Grazie ad un moderno spettrometro è possibile analizzare le proprietà di luce su una porzione dello spettro elettromagnetico, riuscendo così ad ed identificare i materiali che compongono il materiale in questione. Parliamo dunque di uno strumento veramente importante per l’analisi di materiali di ogni tipo, con grande accuratezza e in maniera molto rapida.

In quali campi vengono adoperati gli spettrometri?

I campi di applicazione degli spettrometri sono davvero vasti, riguardano tantissimi settori come ad esempio quello medico, scientifico, estetico, spaziale, militare e spaziale, per citarne alcuni. Un moderno spettrometro può essere adoperato direttamente in cantiere o nell’aria di produzione.

Può anche essere spostato di sede in sede senza che risenta di eventuali cambi di temperatura in quanto la sua termocamera è stabilizzata. Anche le operazioni di trasporto sono particolarmente facili ed è sufficiente una sola persona anche per quel che riguarda la gestione del macchinario.

Un considerevole aumento della qualità di produzione

Grazie uno spettrometro è facile attendersi un tangibile miglioramento della qualità di produzione, in virtù delle capacità di analisi e misura che consentono a questo strumento di classificare i materiali di ogni tipo, organici inclusi.

Optoprim è sul mercato dal 1994 e offre ai propri clienti il supporto è tutta l’assistenza necessaria per individuare la tipologia di strumento più adatto a risolvere le necessità individuali e fornisce al tempo stesso supporto anche per quel che concerne l’integrazione della tecnologia all’interno della propria azienda.

Questa azienda con sede in provincia di Monza commercializza moderni spettrometri di grande qualità ed in grado di controllare rapidamente ogni tipo di materiale, analizzandone la composizione.

È possibile scegliere tra diversi modelli di spettrometri, progettato per soddisfare ciascuna particolare necessità di utilizzo e dunque a migliorare notevolmente la qualità del prodotto finale a prescindere dalla tipologia di materiale e tipo di lavorazione.

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Quali sono le professioni più pagate in Italia?

Posted by Valentina Beretta on
Quali sono le professioni più pagate in Italia?

Non è facile scegliere la propria carriera professionale, tantomeno per i ragazzi, che al termine delle scuole superiori dovranno decidere come proseguire. Conviene buttarsi immediatamente nel mondo del lavoro o optare per un percorso universitario? E, in questo secondo caso, quale facoltà scegliere? Indubbiamente, oltre ai gusti e le attitudini personali, in molti decidono quale carriera seguire anche in base allo stipendio. L’head hunter Carola Adami, co-fondatrice di Adami & Associati, spiega quali sono in Italia le professioni più pagate, indicando i percorsi di formazione che portano a salari maggiori.

Quali percorsi universitari intraprendere per accedere a stipendi più alti?

In media, i laureati ricevono stipendi più alti rispetto ai non laureati. “Si parla, sempre in media, di salari più alti del 30% o 40%  All’estero, va sottolineato, questo divario è persino maggiore – commenta l’esperta -. In ogni modo, considerando la carriera professionale sul lungo termine, e quindi analizzando non solo gli stipendi delle figure junior, ma anche quelli delle figure senior, i percorsi universitari che portano a stipendi più importanti sono ormai da anni quelli relativi alla matematica, alla chimica, alle scienze mediche e all’ingegneria, sia meccanica sia navale, aeronautica e gestionale. Si incontrano invece stipendi più bassi, in media, tra i laureati in letterature e in scienze storiche e filosofiche”.

Le professioni del 2020

Le professioni che permettono fin da subito di percepire uno stipendio superiore alla media richiedono diversi profili legati alle nuove tecnologie. Come ad esempio l’ingegnere informatico: “in questo caso un neolaureato può aspirare indubbiamente a circa 30.000 euro lordi all’anno – aggiunge Adami -. Lo stesso vale per l’ingegnere specializzato in Javascript e per lo sviluppatore di App. Spostandosi verso l’area del digital marketing si incontrano altre figure ben pagate, come il marketing manager e il growth hacker – sottolinea l’head hunter – ruoli per i quali sono richieste però esperienze professionali di un certo spessore. Altri neolaureati che possono puntare a stipendi fin da subito alti sono poi gli ingegneri chimici, nonché gli ingegneri petroliferi”.

Quanto pesa lo stipendio sulla scelta del lavoro

Non è facile scegliere la propria carriera professionale, tantomeno per i ragazzi, che al termine delle scuole superiori dovranno decidere come proseguire. Conviene buttarsi immediatamente nel mondo del lavoro o optare per un percorso universitario? E, in questo secondo caso, quale facoltà scegliere? Indubbiamente, oltre ai gusti e le attitudini personali, in molti decidono quale carriera seguire anche in base allo stipendio. L’head hunter Carola Adami, co-fondatrice di Adami & Associati, spiega quali sono in Italia le professioni più pagate, indicando i percorsi di formazione che portano a salari maggiori.

Quali percorsi universitari intraprendere per accedere a stipendi più alti?

In media, i laureati ricevono stipendi più alti rispetto ai non laureati. “Si parla, sempre in media, di salari più alti del 30% o 40%  All’estero, va sottolineato, questo divario è persino maggiore – commenta l’esperta -. In ogni modo, considerando la carriera professionale sul lungo termine, e quindi analizzando non solo gli stipendi delle figure junior, ma anche quelli delle figure senior, i percorsi universitari che portano a stipendi più importanti sono ormai da anni quelli relativi alla matematica, alla chimica, alle scienze mediche e all’ingegneria, sia meccanica sia navale, aeronautica e gestionale. Si incontrano invece stipendi più bassi, in media, tra i laureati in letterature e in scienze storiche e filosofiche”.

Le professioni del 2020

Le professioni che permettono fin da subito di percepire uno stipendio superiore alla media richiedono diversi profili legati alle nuove tecnologie. Come ad esempio l’ingegnere informatico: “in questo caso un neolaureato può aspirare indubbiamente a circa 30.000 euro lordi all’anno – aggiunge Adami -. Lo stesso vale per l’ingegnere specializzato in Javascript e per lo sviluppatore di App. Spostandosi verso l’area del digital marketing si incontrano altre figure ben pagate, come il marketing manager e il growth hacker – sottolinea l’head hunter – ruoli per i quali sono richieste però esperienze professionali di un certo spessore. Altri neolaureati che possono puntare a stipendi fin da subito alti sono poi gli ingegneri chimici, nonché gli ingegneri petroliferi”.

Quanto pesa lo stipendio sulla scelta del lavoro

Di certo è naturale desiderare un lavoro ben remunerato. Nonostante questo, negli ultimi anni sono in aumento le persone, soprattutto tra le nuove generazioni, che antepongono allo stipendio altri aspetti, come la possibilità di fare carriera o la possibilità di accedere a corsi di formazione continua. “Non bisogna poi dimenticare quanto può essere importante, in determinate situazioni, poter contare su un lavoro stabile, anche a fronte di stipendi eventualmente più contenuti. Gli anni della crisi finanziaria hanno indubbiamente abituato le persone a raccogliere qualche informazione in più sulla salute economica delle aziende prima di accettare proposte di lavoro”.

Acquisti

Black Friday 2020, gli italiani pianificano di fare acquisti

Posted by Valentina Beretta on
Black Friday 2020, gli italiani pianificano di fare acquisti

Nonostante l’emergenza da coronavirus sia ancora in corso, la voglia di fare acquisti rimane forte, e un italiano su due ha intenzione di approfittare delle promozioni del Black Friday 2020. Gli eventi promozionali di fine anno sono un appuntamento atteso dai consumatori italiani, e in particolare il Black Friday per molti è un’occasione per fare buoni affari. Soprattutto in vista di Natale. Lo scorso anno infatti  il 65% degli italiani ha dichiarato di voler approfittare del Black Friday per fare i regali di Natale. Tra chi effettua abitualmente acquisti online, invece, uno su tre (anche tra i più giovani) pensa che il Black Friday sia il momento migliore dell’anno per fare shopping. Secondo i dati di GfK, al 75% dei consumatori della Generazione Z piace infatti fare acquisti durante il Black Friday.

Le promozioni nell’anno del Covid-19

Ma l’emergenza Coronavirus ha condizionato fortemente gli acquisti nel primo semestre del 2020, provocando l’accelerazione di alcuni trend, primo tra tutti lo shopping online, e facendo emergere nuovi bisogni legati alla salute e alla sicurezza in negozio. Secondo le rilevazioni GfK, dopo l’esperienza del lockdown il 37% degli italiani dichiara di effettuare i propri acquisti allo stesso modo online e offline, dimostrando un’attitudine sempre più omnichannel, che sicuramente condizionerà anche gli acquisti dei prossimi mesi. Ma il Covid-19 ha impattato anche le disponibilità economiche degli italiani: secondo quanto emerge dall’ultima edizione della ricerca GfK Climi Sociali e di Consumo, il 66% degli italiani dichiara di essere più attento ai prezzi rispetto a un anno fa. La voglia di risparmiare potrebbe quindi incoraggiare alcune persone ad approfittare proprio delle promozioni di fine anno per effettuare gli acquisti, magari rimandati nei mesi scorsi.

L’impatto sul mercato Tech

Anche nel nostro Paese gli ultimi mesi dell’anno sono diventati sempre più importanti per il mercato della Tecnologia di consumo. In pochi settimane, infatti, si concentrano Prime Day, Black Friday, Cyber Monday e promozioni di Natale, tutti eventi che fanno registrare picchi di vendite per i prodotti Tech.

Secondo le rilevazioni sul sell-out di GfK POS Tracking l’importanza dell’ultimo trimestre è cresciuta costantemente negli ultimi anni, arrivando a pesare nel 2019 il 32% del totale delle vendite a valore. In particolare, durante la settimana del Black Friday 2019 le vendite hanno registrato un incremento record del +175% a valore rispetto alla settimana media.

Quale sarà la chiusura complessiva del 2020?

In un anno come il 2020, che ha visto prima una forte contrazione dei consumi durante il periodo del lockdown per il rinvio di molti acquisti, e successivamente una forte ripresa delle vendite di prodotti Tech, sarà ancora più importante monitorare l’andamento delle ultime settimane per capire quale sarà la chiusura complessiva del 2020.

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Cresce il bike sharing, raggiunte 35mila bici

Posted by Valentina Beretta on
Cresce il bike sharing, raggiunte 35mila bici

Aumentano le città coinvolte dal bike sharing, il numero di bici a disposizione degli utenti è arrivato a 35mila, e si diversifica l’offerta in termini di tipologia dei veicoli e modelli operativi. L’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility, promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile con il ministero dell’Ambiente e il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, ha realizzato un’analisi su 31 città italiane che offrono servizi di bike sharing.

“Sarà importante nei prossimi mesi e nei prossimi anni estendere questo modello virtuoso di mobilità anche nelle città italiane del Centro-sud – sottolinea Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – che potranno certamente replicare con successo quanto il bikesharing ha dimostrato nelle città del Centro-nord”.

Una flotta più che triplicata rispetto al 2015

Il bike sharing è il servizio di sharing mobility più diffuso in Italia, riporta Adnkronos, e insieme ai monopattini in sharing è il servizio che ha sperimentato la risalita più marcata dopo il lockdown. I servizi attivi nelle città selezionate sono 39 (+6 rispetto al 2018), e la flotta è più che triplicata rispetto al 2015.

Le bici elettriche in condivisione sono 5.413 (il 15%) e di queste il 70% appartiene a servizi free-floating, rapidamente evoluto verso l’elettrificazione.

Crescono anche le iscrizioni dei cittadini (+60%), complice il massiccio contributo dei servizi free-floating con modalità di iscrizione quasi immediata.

Il free-floating e lo station-based

Il free-floating è caratterizzato da noleggi brevi, sia per durata sia per percorrenza. Oltre il 50% dei noleggi infatti non ha una durata superiore ai 5 minuti e il 73% è inferiore ai 500 metri. Molto diversi i dati per lo station-based, dove gli spostamenti si assestano maggiormente tra 1 e 2 km e il 60% dei noleggi dura tra i 6 e i 20 minuti. I due modelli si discostano anche per quanto riguarda le abitudini di utilizzo per giorno della settimana e orario. Il free-floating è maggiormente utilizzato nel weekend (1 noleggio su 4 avviene nel fine settimana), mentre lo station-based negli orari di picco (18% dei noleggi tra le 8 e le 10 del mattino e 17% tra le 17 e le 19).

Brescia, Pisa e Torino sul podio per utilizzo

Nelle 7 città italiane in cui operano contemporaneamente un servizio di free-floating e uno di station-based (Bergamo, Mantova, Milano, Padova, Parma, Reggio Emilia e Torino) a partire dal 2017 il numero dei noleggi totali è rimasto costante, mentre è variata la proporzione tra sistemi station-based e free-floating. Quest’ultimo, infatti, in due anni (2017-2019) è passato da una quota del 25% a una del 55%. Per quanto riguarda la percentuale di utilizzo di ciascuna bici nelle 24 ore, il valore più alto si registra a Brescia con il servizio BiciMia (un utilizzo del 2,3% equivalente a circa 1h e 20 al giorno), seguito da CicloPi di Pisa e ToBike di Torino. Sempre nel capoluogo piemontese, è il servizio free-floating Movi by Mobike quello con il valore più elevato.

Economia

Imprenditoria, rallenta ma non si ferma la crescita delle imprese al femminile

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Imprenditoria, rallenta ma non si ferma la crescita delle imprese al femminile

Le donne sono toste, si sa. Anche quando si tratta di business: e che le signore siano brave pure alla guida delle aziende è dimostrato dal milione e 340mila imprese capitanate da donne, così come emerge dal IV Rapporto sull’imprenditoria femminile realizzato da Unioncamere. 

Crescita rosa maggiore di quella degli uomini

In base al report, oggi sono il 22% del totale le imprese rosa, ma con una differenza. Negli ultimi 5 anni queste sono cresciute a un ritmo molto più intenso di quelle maschili: +2,9% contro +0,3%. In valori assoluti l’aumento delle imprese femminili è stato più del triplo rispetto a quello delle imprese maschili: +38.080 contro +12.704. In pratica, le imprese femminili hanno contribuito a ben il 75% dell’incremento complessivo di tutte le imprese in Italia, pari a +50.784 unità.  Anche se ancora fortemente concentrate nei settori più tradizionali, le imprese di donne stanno crescendo soprattutto in settori più innovativi e con una intensità maggiore delle imprese maschili. E’ il caso delle Attività professionali scientifiche e tecniche (+17,4% contro +9,3% di quelle maschili) e dell’Informatica e telecomunicazioni (+9,1%, contro il +8,9% delle maschili). A livello geografico sono Lazio (+7,1%), Campania (+5,4%), Calabria (+5,3%), Trentino (+5%), Sicilia (+4,9%), Lombardia (+4%) e Sardegna (+3,8%) le regioni in cui le aziende al femminile aumentano oltre la media. In termini di incidenza territoriale, sul totale delle imprese, al vertice della classifica si incontrano tuttavia tre regioni del Mezzogiorno (Molise, Basilicata e Abruzzo), seguite dall’Umbria, dalla Sicilia e dalla Val d’Aosta.

L’effetto del Covid-19

La tendenza, e l’informazione non sorprende, ha però subito una battuta d’arresto a causa del coronavirus. Tra aprile e giugno, infatti, le iscrizioni di nuove aziende guidate da donne sono oltre 10mila in meno rispetto allo stesso trimestre del 2019. Questo calo, pari al -42,3%, è superiore a quello registrato dalle attività maschili (-35,2%). Anche per effetto di questo rallentamento delle iscrizioni, sul quale ha inciso il lockdown, a fine giugno l’universo delle imprese femminili conta quasi 5mila unità in meno rispetto allo scorso anno.

Un rapporto più soft con l’innovazione

Anche se le imprenditrici italiane sono brave, il rapporto mette in luce alcune criticità o meglio delle differenze rispetto agli omologhi uomini. Le giovani donne d’impresa hanno una minore propensione all’innovazione rispetto ai coetanei uomini (il 56% delle imprese giovanili femminili ha introdotto innovazioni nella propria attività contro il 59% imprese giovanili maschili); investono meno nelle tecnologie digitali di Industria 4.0 (19% contro il 25% delle imprese giovanili maschili); sono meno internazionalizzate (il 9% contro il 13%); hanno un rapporto difficile con il credito (il 46% delle imprese femminili di under 35 si finanzia con capitale proprio o della famiglia). Però le imprese femminili sono generalmente più attive su altri fronti: sono più attente all’ambiente, all’etica e alla responsabilità sociale e investono nel green più dei giovani imprenditori (31% vs 26%) così come nella salute nel benessere dei dipendenti (72% contro 67%).

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Lo smart working estivo farà crescere le bollette

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Lo smart working estivo farà crescere le bollette

Per gli italiani che quest’estate lavoreranno in smart working le bollette saranno più care. Il caldo infatti costringerà a tenere accesa l’aria condizionata in casa per numerose ore, con inevitabili conseguenze sulle bollette. Secondo le stime di Facile.it, per rinfrescare una stanza da 16-20 mq per 6 ore al giorno è necessario mettere in conto un aumento della bolletta estiva di almeno 68 euro. Un valore che arriva addirittura a 113 euro se si sceglie di tenere l’aria condizionata accesa per 10 ore. E se oltre alla postazione di lavoro si vogliono mantenere freschi anche gli altri ambienti della casa, la bolletta lievita ulteriormente.

Cinque consigli per ridurre le spese

Sempre secondo le stime di Facile.it, considerando l’uso del condizionatore per altre 6 ore al giorno, necessarie per rinfrescare le stanze da letto prima della notte e la sala da pranzo/cucina durante i pasti, una famiglia di 4 persone dotata di un condizionatore A+ con un consumo di 812 Kwh, spenderà circa 132 euro in più all’anno, che sommati a quelli spesi per lo smart working fanno 200 euro in più. Quest’anno, quindi, è bene fare attenzione a come ci si comporta tra le mura domestiche. Per questo motivo Facile.it ha realizzato un breve vademecum con 5 consigli pratici per ridurre le spese.

Nuovi ritmi, nuova tariffa. Ma la classe fa la differenza

Se una volta i consumi energetici domestici si concentravano nelle fasce serali, ora in tanti hanno iniziato a consumare durante tutto l’arco della giornata. Il consiglio, quindi, è di valutare con attenzione se convenga mantenere una tariffa bioraria o se sia meglio passare a una monoraria, con un prezzo della componente energetica unico, che non varia a seconda dell’orario di consumo.

Il secondo consiglio è quello di sostituire il proprio condizionatore con uno più moderno in classe A, A+, A++ e superiori. Cambiare un condizionatore di classe C con uno di classe A+ consente ridurre il costo in bolletta sino al 21% annuo.

E in caso di sostituzione del vecchio impianto con uno nuovo ad alta efficienza è possibile ottenere uno sconto fiscale che va dal 50% al 65%.

Evitare temperature polari e tenere l’impianto pulito

Una temperatura troppo bassa fa male alla salute, e al portafogli. Non serve avere un clima artico per stare al fresco, e se l’apparecchio ne è dotato, il consiglio è di utilizzare la funzione di deumidificazione anziché quella di raffrescamento. In questo modo è possibile mantenere una temperatura confortevole e, al contempo, abbattere la spesa fino al 13%. Sebbene poi sia dimostrato che l’uso del condizionatore non favorisce la diffusione del Coronavirus, è importante mantenere l’impianto pulito così da garantirsi che possa funzionare al 100%. Un impianto non efficiente consuma fino all’8% in più. Ma a volte per risparmiare basta un po’ di buon senso. Lasciare aperta la porta del corridoio o di uno stanzino e disperdere il fresco può arrivare ad incidere sino al 6% sui consumi.

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È attivo il credito imposta del 60% sulle locazioni

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È attivo il credito imposta del 60% sulle locazioni

Lo rende noto l’Agenzia delle Entrate: è possibile utilizzare il credito d’imposta del 60% del canone mensile per la locazione, il leasing o la concessione di immobili a uso non abitativo, destinati cioè allo svolgimento di attività industriali, commerciali, artigianali, e agricole. Il credito d’imposta è invece pari al 30% del canone nei casi contratti di affitto d’azienda. L’importo da prendere a riferimento è quello versato nel periodo d’imposta 2020 per i mesi di marzo, aprile e maggio. È comunque necessario che il canone sia stato corrisposto. In caso di mancato pagamento la possibilità di utilizzare il credito d’imposta resta sospesa fino al momento del versamento.

A chi spetta?

Se il canone è stato versato in via anticipata sarà necessario individuare le rate relative ai mesi di fruizione del beneficio, parametrandole alla durata complessiva del contratto. Quando le spese condominiali sono pattuite come voce unitaria all’interno del canone di locazione, anche queste possano concorrere alla determinazione dell’importo sul quale calcolare il credito d’imposta, riporta Askanews.

Beneficia del credito d’imposta chi svolge attività d’impresa, arte o professione, con ricavi o compensi non superiori a 5 milioni di euro nel periodo d’imposta precedente a quello in corso alla data di entrata in vigore del decreto Rilancio. Oltre alle strutture alberghiere e agrituristiche a prescindere dal volume di ricavi e compensi registrato nel periodo d’imposta precedente. Vi rientrano anche gli enti non commerciali, compresi gli enti del terzo settore, gli enti religiosi civilmente riconosciuti, i forfetari e le imprese agricole.

I requisiti necessari per beneficiarne

Il credito d’imposta spetta a condizione che i soggetti esercenti attività economica abbiano subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi in ciascuno dei mesi di marzo, aprile e maggio di almeno il 50% rispetto allo stesso mese del periodo d’imposta precedente. La condizione del calo del fatturato si applica esclusivamente ai locatari esercenti attività economica. Per gli enti non commerciali non è prevista tale verifica con riferimento all’attività istituzionale. Per questi soggetti, quindi, il requisito da rispettare ai fini della fruizione del credito d’imposta (oltre al non aver conseguito nell’anno precedente flussi reddituali in misura superiore a 5 milioni di euro) è che l’immobile per cui viene corrisposto il canone abbia una destinazione non abitativa e sia destinato allo svolgimento dell’attività istituzionale.

Utilizzo e compensazione del credito

Il credito d’imposta è utilizzabile in compensazione, nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di sostenimento della spesa o in alternativa può essere ceduto. La cessione può avvenire a favore del locatore o del concedente, oppure di altri soggetti, compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari, con facoltà di successiva cessione del credito per questi ultimi. Il credito è utilizzabile nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di sostenimento della spesa, oppure in compensazione successivamente all’avvenuto pagamento dei canoni. La compensazione avviene utilizzando il modello F24 da presentare esclusivamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dell’Agenzia delle Entrate e indicando il codice tributo 6920.

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Con il coronavirus -735 mila contratti attivati

Posted by Valentina Beretta on
Con il coronavirus -735 mila contratti attivati

In termini di attivazioni contrattuali la cesura determinata dall’estendersi dei provvedimenti di lockdown appare evidente. A inizio 2020 l’andamento cumulato delle attivazioni a tempo determinato e indeterminato era sostanzialmente in linea con l’anno precedente, ma già dall’avvio delle prime misure di contenimento le attivazioni contrattuali hanno cominciato a peggiorare, con i tassi di variazione tendenziale giornalieri in progressiva decelerazione. La situazione è precipitata col decreto del 9 marzo. Da quella data in poi le nuove attivazioni cumulate giornaliere si sono spostate progressivamente su valori negativi, e al 23 aprile, in termini assoluti, il 2020 registra un deficit di circa 735 mila attivazioni rispetto al 2019, con variazioni tendenziali che nella seconda metà di aprile superano il 20%. È quanto rileva l’Anpal in un approfondimento sulle Prime evidenze degli effetti della crisi sanitaria sulla dinamica dei rapporti di lavoro.

A tempo determinato, -200 mila

In pratica, a breve distanza dal Dpcm del 23 febbraio la variazione tendenziale subisce una brusca decelerazione verso valori marcatamente negativi fino a raggiungere, nel mese di aprile, variazioni superiori a -50%.

Per quanto in forte contrazione già nel periodo intermedio tra la pubblicazione dei due decreti, i contratti a tempo indeterminato e di apprendistato mantengono comunque valori positivi. Ben diversa la dinamica dei contratti a tempo determinato che, dopo la brusca inversione di tendenza registrata tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo, dal 9 marzo in poi vedono precipitare le relative posizioni lavorative nette a quasi -200 mila unità, riporta Agi.

Il Centro-Nord mostra le contrazioni maggiori

Sul fronte territoriale sono soprattutto le regioni del Centro-Nord a mostrare le contrazioni maggiori nei flussi di assunzione, con Toscana, Liguria, le Provincie Autonoma di Trento e Bolzano e il Veneto che segnano riduzioni superiori al 30%, e prossimi o superiori al 60% se si guarda ai flussi dal 23 febbraio in poi.

In termini settoriali, le attività legate ai servizi e alla ristorazione sono quelle messe più in ginocchio sul fronte delle attivazioni contrattuali. Il settore turistico alberghiero si contrae di oltre il 52%. Si tratta di un deficit prossimo alle 300 mila unità rispetto allo scorso anno, vale a dire quasi il 40% del totale della contrazione dei nuovi contratti rilevati nel periodo.

La crisi occupazionale coinvolge l’intero sistema produttivo

Altrettanto colpito è il settore delle attività artistico e sportive, dove il lockdown è stato quasi altrettanto dirompente che per il settore turistico, con una riduzione del 44,6%. Ma è l’intero tessuto produttivo a mostrare chiaramente le conseguenze della crisi, con la sola eccezione del comparto agricolo, e per ovvie ragioni del settore sanitario. L’unico comparto a segnare un lieve aumento nel volume dei contratti è quello delle attività legate al lavoro domestico. Va sottolineato come l’andamento delle attivazioni non appare correlato con l’individuazione dei settori cosiddetti essenziali. Ancora una volta, la crisi occupazionale ha coinvolto trasversalmente l’intero sistema produttivo italiano.