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Economia

Gli eventi? Anche nei prossimi mesi continueranno quelli digitali

Posted by Valentina Beretta on
Gli eventi? Anche nei prossimi mesi continueranno quelli digitali

Dopo tutte le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, finalmente è avvenuto il tanto atteso ritorno alla normalità. Però quanto sperimentato e acquisito nei mesi passati, a livello personale e professionale, non potrà lasciare non lasciare traccia nelle nostre vite, sia a livello personale sia professionale. Un esempio eclatante è quello riferito al comparto degli eventi: ad esempio, anche se mostre, convegni e conferenze potranno presto tornare all’abituale svolgimento in presenza, anche per la fine del 2021 e tutto il 2022 la stragrande maggioranza delle aziende continuerà a pianificare attività virtuali o ibride, così da avere il massimo raggio di manovra. 

Gli incontri a distanza sono apprezzati dalle aziende

Questo trend emerge da un’indagine interna di Emeraude Escape, società francese specializzata nella progettazione di soluzioni di gamification su misura per il business. La ricerca mostra che l’ascesa delle attività digitali interattive in ambito B2B non si fermerà nemmeno nell’era post-Covid 19, anzi, il format continuerà ad essere scelto anche in futuro. Tra le ragioni di questo fenomeno, spicca il fatto che a detta delle aziende i meeting e gli incontri virtuali hanno spesso ottenuto un successo molto superiore alle aspettative. Anche uno studio recentemente svolto da LinkedIn in Francia rivela che il 69% degli organizzatori di eventi B2B dichiara che continuerà a proporre seminari e convegni digitali o ibridi per i prossimi 12 mesi. 

Vincono la flessibilità e la possibilità di superare eventuali limitazioni

Ancora, le nuove opportunità offerte dal digitale al settore degli incontri consentono di bypassare le limitazioni che comunque ci saranno anche nei prossimi mesi, come ad esempio il numero massimo di persone, la necessità di dispositivi di protezione individuale, di frequenti disinfezioni e di altre incombenze. “La quasi totalità delle richieste che stiamo ricevendo per questo e per il prossimo anno è relativa a congressi di tipo virtuale oppure in parte digitale e in parte in presenza”, ha detto Virgile Loisance, CEO di Emeraude Escape, che ha proseguito: “Numerose grandi aziende stanno pensando di consentire ai propri dipendenti di lavorare da casa per alcuni giorni alla settimana anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria. Si tratta, infatti, di una modalità flessibile e che offre diversi vantaggi ad ambo le parti, oltre a garantire una maggior sicurezza. La possibilità di proporre eventi virtuali o ibridi particolarmente immersivi e coinvolgenti non fa che rendere un’organizzazione di tipo ibrido ancora più interessante e facilmente attuabile anche sul lungo periodo”. 

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Con la pandemia 1,2 milioni di fumatori in più. A maggio 2021 sono il 26,2%

Posted by Valentina Beretta on
Con la pandemia 1,2 milioni di fumatori in più. A maggio 2021 sono il 26,2%

Dopo la riduzione registrata ad aprile 2020 a maggio 2021 i fumatori sono cresciuti di 1,2 milioni. “Nelle condizioni di restrizioni delle libertà e di stress conseguenti alla pandemia, aumentano di oltre un milione sia i fumatori sia le fumatrici – sottolinea Silvio Garattini, presidente onorario dell’Istituto Mario Negri -. A maggio 2021 la prevalenza di fumatori in Italia è del 26,2% (11,3 milioni) di cui il 25,7% sono maschi (5,5 milioni) e il 26,7% sono femmine (5,8 milioni)”. Secondo uno studio longitudinale dell’Iss svolto in collaborazione con l’Istituto Farmacologico Mario Negri, ad aprile 2020 i fumatori erano il 21,9%, una percentuale minore rispetto a gennaio 2020 (23,3%), ovvero pre lockdown, ma a novembre 2020 c’è stato un incremento significativo, che ha portato al 24% la quota dei fumatori.

Il ruolo chiave delle sigarette elettroniche 

Sempre secondo lo studio, percentuali del tutto sovrapponibili si registrano anche tra gli utilizzatori di sigarette elettroniche. “Un ruolo chiave nell’aumento dei fumatori – spiega Roberta Pacifici, direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss – lo hanno avuto i nuovi prodotti del tabacco (sigarette a tabacco riscaldato, Htp) e le e-cig: il loro uso in Italia contribuisce alla iniziazione e alla ricaduta del consumo di sigarette tradizionali e ne ostacola la cessazione, alimentando l’epidemia tabagica”. 

Aumenta la percentuale di utilizzatori di tabacco Htp: a maggio è al 7%

La percentuale di utilizzatori di e-cig pre lockdown era dell’8,1%, ed è salita al 9,1% ad aprile 2020, rimasta tale sia a novembre 2020 sia a maggio 2021. A maggio 2021 il 7% della popolazione usa regolarmente o occasionalmente la sigaretta a tabacco riscaldato (Htp), ma la percentuale di utilizzatori di Htp è significativamente aumentata durante la pandemia: il consumo è passato dal 4,1 % di gennaio 2020 al 4,4 % di aprile 2020 fino al 7% di novembre 2020, per rimanere stabile al 7% a maggio 2021.

Si fumano mediamente 10,8 sigarette al giorno

Il numero di sigarette fumate al giorno nella rilevazione di maggio 2021 è tornato a essere come in situazione di pre lockdown, mediamente di 10,8 sigarette al giorno (11,4 maschi, 10,1 femmine). Lo studio rileva poi come il consumo occasionale o abituale di tabacco tradizionale o di sigaretta elettronica sia più frequentemente associato a comportamenti non salutari. Il ‘binge drinking’, il consumo di cannabis o di nuove sostanze psicoattive, è infatti una pratica attuata più frequentemente dai fumatori di sigarette tradizionali o utilizzatori di sigarette elettroniche. Così, se l’1,0% dei non fumatori dichiara di bere fino a perdere il controllo tre o più volte nel corso del mese antecedente l’intervista, riferisce Agi, la percentuale sale a circa il 7,0% tra i fumatori occasionali o abituali di sigarette tradizionali, e a circa il 9,0% tra i consumatori di sigarette elettroniche.

Economia

La pandemia fa emergere lo spirito imprenditoriale, anche tra le donne e i giovani

Posted by Valentina Beretta on
La pandemia fa emergere lo spirito imprenditoriale, anche tra le donne e i giovani

Dal sondaggio condotto da Ipsos in collaborazione con SDA Bocconi School of Management, dal titolo Entrepreneurialism. In the Time of the Pandemic, effettuato in 28 Paesi tra oltre 20.000 intervistati, emerge che oltre un terzo degli adulti in tutto il mondo dichiara di possedere uno spirito imprenditoriale molto alto.
Nonostante le persistenti barriere sociali e strutturali che hanno caratterizzato il 2020 si è avuta una crescita dello spirito imprenditoriale, anche tra le categorie che risultano meno tutelate, come le donne e i giovani. 
Secondo il sondaggio si tratta di un’evidenza indicativa delle capacità di reazione di molti cittadini alle avversità causate dalla pandemia. E che rappresenta una speranza per l’immediato futuro.

Più imprenditori tra le fasce di popolazione meno tutelate

Nonostante l’attitudine all’imprenditorialità sia più alta tra i Millennial, la Gen X, coloro con un’istruzione superiore e un reddito più alto, a livello internazionale, negli ultimi due anni questa è cresciuta maggiormente tra le fasce di popolazione meno tutelate dal punto di vista economico e sociale, come le donne (+4% sul 2018), la Gen Z (+3%), coloro che hanno un basso livello d’istruzione (+7%) e coloro che hanno un basso reddito (+9%). Allo stesso tempo, però, non a tutti sono concesse le medesime condizioni di partenza. Le più svantaggiate sono le donne, i cittadini appartenenti a gruppi LGBTQ e le persone con disabilità.

Mancanza di finanziamenti, la principale barriera all’avvio di un’attività

Gli ostacoli alla libera attività imprenditoriale non sono però solo di natura sociale, ma anche strutturale ed economica. E la mancanza di finanziamenti rappresenta la principale barriera all’avvio di un’attività imprenditoriale per il 41% degli intervistati. Inoltre, i governi, così come il settore finanziario e bancario, sono percepiti come interlocutori poco attivi nel sostenere i cittadini e le loro aspirazioni da imprenditori. In ogni caso, dal report emerge come esperienza imprenditoriale e spirito imprenditoriale siano fortemente correlati. Coloro che hanno già avuto esperienze di business sono più portati al rischio e alla libera iniziativa. 

Il 21% degli italiani vuole avviare una nuova attività nei prossimi due anni

Il sondaggio fa emergere poi le variazioni dello spirito imprenditoriale da Paese a Paese. La Colombia, ad esempio, si posiziona al primo posto, seguita da Sud Africa, Perù, Arabia Saudita e Messico.
Belgio, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Corea del Sud e Giappone si collocano invece agli ultimi posti.
E l’Italia? Il nostro Paese si trova in 13a posizione, ed è prima tra i Paesi europei con una percentuale del 29%, in aumento del 5% rispetto al 2018. Inoltre, in Italia coloro che affermano di aver iniziato un nuovo business sono stati il 4% in più rispetto al 2018, e il 21% afferma di voler avviare una nuova attività nei prossimi due anni.