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Meta investe sull’AI e testa un traduttore vocale universale

Posted by Valentina Beretta on
Meta investe sull’AI e testa un traduttore vocale universale

“La capacità di comunicare con chiunque in qualsiasi lingua: è una superpotenza che le persone hanno sempre sognato e l’AI ce la consegnerà nel corso della nostra vita”, ha affermato Mark Zuckerberg, ceo di Meta, durante l’evento in streaming dal titolo Meta Inside the Lab: Costruire il metaverso con l’AI.
Si tratta di un nuovo ambizioso progetto di ricerca sull’Intelligenza artificiale, questa volta, per creare un software di traduzione che funzioni per ‘tutti nel mondo’. In pratica, un traduttore vocale universale basato sull’AI. L’annuncio di Meta, l’azienda sotto il cui cappello ci sono Facebook, Instagram, Oculus e WhatsApp, è avvenuto nel corso dell’evento focalizzato sull’ampia gamma di vantaggi offerti al metaverso dall’Intelligenza artificiale.

Due nuovi progetti, No Language Left Behind e Universal Speech Translator

L’azienda ha affermato inoltre che sebbene le lingue più comunemente parlate, come inglese, mandarino e spagnolo, siano ben gestite dagli attuali strumenti di traduzione, circa il 20% della popolazione mondiale non parla lingue coperte da questi sistemi. Per questo motivo vuole superare queste difficoltà implementando nuove tecniche di apprendimento automatico in due aree specifiche. Il primo progetto si chiama No Language Left Behind, e si concentrerà sulla creazione di modelli di Intelligenza artificiale in grado di imparare a tradurre la lingua utilizzando meno esempi. Il secondo, Universal Speech Translator, mirerà a costruire sistemi che traducano direttamente il parlato in tempo reale da una lingua all’altra, senza la necessità di un componente scritto che funga da intermediario.

Eliminare le barriere linguistiche

“L’eliminazione delle barriere linguistiche sarebbe profonda, consentendo a miliardi di persone di accedere alle informazioni online nella loro lingua madre o preferita”, hanno spiegato i ricercatori nel corso dell’evento, non fissando però una data per il completamento dei progetti, riporta Ansa.
Più in generale, Meta sta lavorando sulla ricerca avanzata in ambito AI per consentire alle persone di avere “conversazioni più naturali con gli assistenti vocali” e tra di loro, ha spiegato Mark Zuckerberg durante l’evento. Zuckerberg ha infatti anche presentato il progetto CAIRaoke, ovvero “un modello neurale completamente end-to-end per la costruzione di assistenti sui device”.

Puntare sull’apprendimento automatico

Il “traduttore universale istantaneo, parola per parola” consentirebbe quindi traduzioni da linguaggio a linguaggio in tempo reale, riferisce Agi. “Man mano che avanziamo in questa tecnologia, sarete in grado di creare mondi da esplorare e condividere esperienze con gli altri, solo con la vostra voce”, ha aggiunto Zuckerberg.
Non è tutto: Meta sta lavorando anche un’Intelligenza artificiale in grado di interpretare e prevedere i tipi di interazioni che si potranno verificare nel metaverso, puntando sull’apprendimento automatico. L’Ai riceverebbe quindi dati grezzi invece che essere addestrata su molti dati pre calssificati. Per farlo, Zuckerberg ha riunito “un consorzio globale di 13 università e laboratori per lavorare sul più grande set di dati egocentrici”. Il progetto è chiamato Ego4D.

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I cinque cambiamenti in atto nella società e nel mondo delle imprese

Posted by Valentina Beretta on
I cinque cambiamenti in atto nella società e nel mondo delle imprese

Quali sono i cambiamenti in atto nella società, a livello culturale, lavorativo, tecnologico, a cui assisteremo nel 2022? Certo, dopo due anni di pandemia è davvero irrealistico anche solo pensare che le cose possano rimanere immutate. Per rispondere ad alcuni di questi quesiti, arriva il rapporto annuale Fjord Trends di Accenture Interactive. Un rapporto che esplora i nuovi modelli operativi delle imprese, partendo dalle relazioni delle persone con il lavoro, il consumo, la tecnologia e il pianeta. Giunta alla 15esima edizione, l’analisi fornisce una guida pratica a quelle aziende che cercano di fornire valore e rilevanza ai loro clienti, dipendenti e alla società. I nuovi comportamenti identificati nel corso dell’analisi stimoleranno le aziende a ripensare il loro approccio al design, all’innovazione e alla crescita, come conseguenza dei cambiamenti nelle aspettative e nella mentalità dei dipendenti, della discontinuità nella catena logistica e dell’emergere di nuovi ambienti virtuali, come il metaverso.

Cambiamenti e grandi opportunità

“Le decisioni che le aziende prenderanno nel prossimo futuro potrebbero avere un impatto ancora più rilevante che in passato sul nostro mondo, modificando le relazioni tra le persone e i loro cari, i colleghi, la società e i luoghi dove viviamo” ha dichiarato Fabio Sergio, Head of Design Accenture Interactive e Co-Lead Fjord in Europa. “Ci aspettano grandi cambiamenti, che come sempre portano incertezze e nuovi equilibri, ma anche grandi opportunità per le imprese che vogliano imbastire relazioni positive e creare valore per le persone e il nostro pianeta”. A questo proposito, il rapporto ha individuato cinque comportamenti umani e trend destinati a influenzare la società, la cultura e le imprese.

I cinque trend dell’anno

L’analisi ha messo in luce in particolare cinque trend che caratterizzeranno l’anno da poco iniziato. Il primo è il crescente senso di autonomia che sta influenzando il modo in cui le stesse lavorano, si relazionano con gli altri e consumano. Le persone stanno mettendo in discussione ciò che sono e ciò che conta per loro. Il crescente individualismo sotteso ad una mentalità improntata al “prima io e poi noi” ha profonde implicazioni per le organizzazioni in relazione ai modi in cui queste guidano i loro dipendenti, formulano una nuova employee value proposition e gestiscono le relazioni azienda-cliente. Il secondo è la fine dell’idea di abbondanza così come l’abbiamo avuta fino ad ora, basata cioè su disponibilità, comodità e rapidità dei beni di consumo: nasce   una maggiore coscienza ambientalista. Le imprese devono affrontare l’ansia da disponibilità che ha attanagliato molte persone in tutto il mondo. Terzo, il metaverso: sarà una nuova frontiera di internet su cui convergeranno tutti i livelli esistenti di informazioni, interfacce e spazi attraverso i quali le persone interagiscono. È un luogo in cui si potranno generare profitti, creare nuove opportunità lavorative e offrire infinite possibilità alle persone di contribuire alla costruzione o evoluzione dei brand. Il metaverso non esisterà solo attraverso schermi e cuffie ma includerà anche esperienze e luoghi del mondo reale in dialogo con il mondo digitale. Quarto, la verità: le persone si aspettano di avere risposte alle loro domande semplicemente premendo un pulsante o attraverso un breve scambio con un assistente vocale. Il fatto che sia così facile e immediato implica che le persone facciano più domande. Per i marchi, la serie di domande dei clienti e il numero di canali per porle sono in costante crescita. Infine, quinto e ultimo punto, la cura: l’anno passato, l’assistenza agli altri e la cura di sé, hanno assunto un ruolo primario dal punto di vista dei servizi e dei canali per fornire assistenza, sia digitali che fisici. Tale responsabilità continuerà ad avere la priorità nelle nostre vite. Una tendenza che sta creando opportunità e sfide per i datori di lavoro e i brand, che devono ora stabilire come integrare l’assistenza nelle relazioni con i dipendenti, i clienti e la società in generale.

Economia

Nel secondo anno di pandemia aumenta lo spreco di cibo: +15% 

Posted by Valentina Beretta on
Nel secondo anno di pandemia aumenta lo spreco di cibo: +15% 

Nella spazzatura gettiamo in media 595,3 grammi di cibo pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui: circa il 15% in più del 2021, quando erano 529 grammi settimanali. Un dato accentuato al Sud (+18% rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+12%). Insomma, nelle case degli italiani torna a crescere lo spreco di cibo, interrompendo un trend positivo iniziato nel 2019. Si tratta di dati in controtendenza con l’ultimo biennio. Lo attesta il rapporto Il caso Italia 2022 di Waste Watcher International monitorato da Ipsos. 

Quanto vale buttare il cibo? 

Lo spreco del cibo nelle nostre case vale complessivamente 7,37 miliardi di euro, corrispondente allo sperpero annuale di 1.866.000 tonnellate. Se includiamo anche lo spreco alimentare di filiera (5.164.928 tonnellate), arriviamo a uno spreco nazionale di quasi 10 miliardi e mezzo.
“La tendenza a una diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone, con un’incidenza del 60-70% sulla filiera campo-tavola, ha interrotto sensibilmente il suo slancio positivo con il ritorno alla vita sociale – spiega l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare -. Una battuta di arresto che si spiega in parte per la ripresa del consumo extra-domestico – aggiunge Segrè – e in parte per la difficoltà generale delle condizioni di vita dell’ultimo anno”.

Frutta, cipolle, tuberi e pane i più gettati

L’indagine spiega che nella hit degli alimenti più spesso sprecati svettano la frutta fresca (27%), cipolle aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%).
“L’Italia – continua Segrè – resta comunque la nazione più virtuosa nel ‘G8 dello spreco’, che vede i russi a quota 672 grammi settimanali, gli spagnoli a 836 grammi, i cittadini inglesi a 949, i tedeschi a 1081, i canadesi a 1144, i cinesi a 1153 e in fondo i cittadini statunitensi, che ‘auto-denunciano’ lo spreco di 1453 grammi di cibo settimanali. Tuttavia, guardando anche alla tipologia dei prodotti che sprechiamo, è evidente che dobbiamo fare ancora molta strada per ridurre lo spreco e migliorare la nostra dieta alimentare”.

Una perdita di denaro che nuoce all’ambiente

“La via maestra resta dunque quella di una svolta culturale che sostenga l’adozione e la replica delle buone pratiche nel nostro quotidiano, dall’acquisto del cibo alla sua gestione e fruizione – sottolinea Segrè -. Per questo rilanciamo la proposta di mettere al centro dei programmi di educazione civica, nelle scuole, i temi dell’educazione alimentare e ambientale”. Ma quali sono gli effetti negativi dello spreco secondo i consumatori italiani? Al top, lo spreco di denaro, vissuto come aspetto più grave da oltre 8 italiani su 10 (83%). C’è poi l’effetto diseducativo sui giovani (83%), l’immoralità intrinseca dello spreco alimentare (80%) e delle risorse (78%), e l’inquinamento ambientale (76%).