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Made in Italy: qualità, pregio e design le caratteristiche più apprezzate all’estero

Posted by Valentina Beretta on
Made in Italy: qualità, pregio e design le caratteristiche più apprezzate all’estero

Quali sono le caratteristiche dei prodotti Made in Italy più apprezzate dai consumatori esteri? Elevata pregevolezza dei materiali, iconicità e design di altissima qualità. La conferma arriva dall’indagine ‘Quale valore del brand Made in Italy nel mondo’, realizzata da Unioncamere in collaborazione con Assocamerestero e la rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE).

La ricerca è stata presentata durante il convegno dal titolo ‘Italia: un valore nel mondo’, che ha visto confrontarsi personalità del mondo politico, istituzionale ed economico sulle caratteristiche che rendono unico il nostro Paese all’estero
L’indagine ha coinvolto 3mila intervistati, tra cui aziende italiane iscritte alla rete delle CCIE e i loro rappresentanti, imprese italiane esportatrici, distributori e fornitori di prodotti italiani. Cinque i focus group organizzati con le CCIE di Johannesburg, Londra, New York, San Paolo e Tokyo.

Un marchio iconico che genera miliardi

La ricerca ha evidenziato come le sole imprese operanti nei settori trainanti del Made in Italy (abbigliamento, automotive, alimentare e arredamento), occupano 2,1 milioni di lavoratori, generano 454 miliardi di euro di fatturato, 105,5 miliardi di valore aggiunto e 193,4 miliardi di export sul totale di 420 miliardi di tutti i settori legati al Made in Italy.

Di questi ultimi, oltre un terzo si stima siano legati all’iconicità del marchio ‘Made in Italy’, ovvero quell’insieme di caratteristiche che i consumatori associano a un prodotto italiano: qualità, design e pregevolezza dei materiali.

Una cultura imprenditoriale simbolo dell’eccellenza

“Il Made in Italy è un brand trasversale che accomuna tutte le nostre imprese: è il biglietto da visita dell’Italia all’estero – ha commentato Andrea Prete, Presidente di Unioncamere -. Racchiude una cultura imprenditoriale che simboleggia l’eccellenza nei campi più svariati, dall’arredamento al design, dalla moda all’agroalimentare. Raccontare il Made in Italy, oggi, significa raccontare la storia delle persone che alimentano il nostro tessuto imprenditoriale giorno dopo giorno, la storia di due milioni di lavoratori, ed è anche per questo che il brand Made in Italy va sempre più tutelato, promosso e valorizzato”. 

La sostenibilità come leva competitiva

“Le Camere italiane all’estero rappresentano un valore per l’Italia: grazie al ruolo che occupano nelle comunità d’affari dei Paesi in cui vivono e operano sono sempre più ‘rete di reti’, non solo di business, ma anche istituzionali – ha aggiunto Mario Pozza, Presidente di Assocamerestero -. Il cuore della nostra attività resta il sostegno all’export delle filiere chiave del Made in Italy, dall’alimentare alla meccanica, e la promozione dei territori, in termini sia di produzioni tipiche sia di attrattività turistica. Ma ora lo stiamo facendo in maniera diversa dal passato, integrando servizi e fonti di finanziamento, digitalizzando le modalità di erogazione, orientando le imprese a incorporare la sostenibilità ambientale e sociale tra le loro leve di competitività”.

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Ecobonus: ripartono gli incentivi auto 2024

Posted by Valentina Beretta on
Ecobonus: ripartono gli incentivi auto 2024

Da martedì 23 gennaio 2024 è possibile inserire sulla piattaforma Ecobonus le prenotazioni per il contributo all’acquisto di veicoli non inquinanti di categoria M1 (autoveicoli), L1e – L7e (motocicli e ciclomotori) e N1 e N2 (veicoli commerciali).

Il contributo è rivolto alle persone fisiche o giuridiche, che intendono acquistare veicoli non inquinanti. L’importo degli incentivi è riconosciuto nella forma di sconto sul prezzo d’acquisto, e varia in base alle emissioni del veicolo, e a una eventuale rottamazione.
L’iter per la richiesta del contributo prevede quattro fasi, prenotazione, erogazione, rimborso e recupero.

Le quattro fasi dell’iter

Durante la prenotazione, il concessionario/rivenditore, una volta completata la registrazione alla piattaforma, procede con la prenotazione del contributo per ogni veicolo, e in base alla disponibilità del fondo, riceve conferma della prenotazione effettuata.

In seguito, il concessionario/rivenditore riconosce al cliente il contributo tramite compensazione del prezzo di acquisto. E il costruttore/importatore del veicolo rimborsa al concessionario/rivenditore il contributo erogato.
Infine, il costruttore/importatore riceve dal concessionario/rivenditore la documentazione utile per recuperare il contributo rimborsato sotto forma di credito d’imposta.

L’importo del contributo

Ma a quanto ammonta il contributo? A oggi, per le auto con emissioni inquinanti tra 0-20 g/km di CO2 (modelli fino a 35mila euro più IVA) ammonta a 5mila euro con rottamazione e 3mila euro senza. A chi acquista auto nella categoria 21-60 g/km di CO2 (fino a 45 mila euro più IVA) possono andare 4mila euro con rottamazione e 2mila euro senza. Nella fascia 61-135 g/km di CO2 (fino a 35 mila euro più IVA), 2mila euro solo con rottamazione.

Ma i vecchi incentivi, che partono comunque in base a quanto previsto da un precedente Dpcm, saranno ancora disponibili solo per poche settimane perché il ministero, dopo un tavolo con le associazioni di settore previsto per il 1° febbraio, conta di portare alla firma del presidente del Consiglio un nuovo Dpcm al fine di migliorare l’incentivo, tenendo conto dell’andamento del mercato e delle esigenze dei consumatori.

Nuove norme in arrivo

L’attuale pacchetto stanziato per il 2024 prevede risorse complessive di circa 1 miliardo, e una volta conteggiati i residui non spesi degli incentivi 2023 si valuterà se aggiungere eventualmente ulteriori risorse.
Il nuovo piano sarà presentato il 1° febbraio al tavolo automotive e l’entrata in vigore del nuovo Dpcm è prevista tra marzo e aprile.

In particolare, in base alle nuove norme gli incentivi per auto elettriche partiranno da 6.000 euro (senza rottamazione) e arriveranno a 13.750 euro se si rottama un’auto Euro2 e si ha un Isee sotto 30mila euro.
L’aiuto per l’acquisto di una vettura ibrida, si legge su Il Sole 24 Ore, andrà invece da 4 a 10mila euro, e quello per un per un’auto a basse emissioni dai 1.500 ai 3.000 euro.

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A Natale 2023 gli italiani preferiscono i regali second-hand

Posted by Valentina Beretta on
A Natale 2023 gli italiani preferiscono i regali second-hand

Quest’anno Il 60% degli italiani durante lo shopping natalizio strizzerà l’occhio agli oggetti usati. Lo shopping di prodotti second-hand è una tendenza in crescita anche per chi è alla ricerca dei regali di Natale. Soprattutto fra le generazioni più giovani, quelle più inclini a fare questa scelta (71%).

A indagare le tendenze di acquisto degli italiani per le prossime festività è la ricerca condotto da Wallapop, piattaforma di prodotti second-hand, in collaborazione con mUp.
Secondo la ricerca 1 italiano su 5 ammette poi che quest’anno spenderà di più per comprare regali ‘usati’ rispetto allo scorso anno. In particolare, il budget dedicato sarà mediamente di 49,13 euro, per l’acquisto di oltre 3 oggetti riutilizzati.

L’economia circolare piace anche durante le feste

Insomma, l’economia circolare piace anche a Natale. Fa bene al portafoglio, al Pianeta e a coloro che vogliono mettere in vendita gli articoli che non usano più e ricavarne un guadagno extra. Nel 2022 chi ha scelto di acquistare e vendere oggetti second-hand su Wallapop ha contribuito a evitare la produzione di 22.031 tonnellate di plastica, l’equivalente di materiale che servirebbe a creare una fila di fenicotteri gonfiabili da Parigi a Barcellona, e 31 tonnellate di rifiuti, tanti quanti sono generati nella città de L’Aquila in un anno.

Di fatto, 3 italiani su 4 quest’anno compreranno prodotti second-hand per Natale. Tra le ragioni che li spingono a fare questa scelta il 32% sottolinea la possibilità di trovare oggetti unici, e il 29% il risparmio economico.

I più giovani sono i più sostenibili

Tuttavia, la sostenibilità sta diventando una motivazione decisiva. Infatti, circa 1 italiano su 4 prenderà in considerazione questo aspetto in misura maggiore rispetto allo scorso anno in occasione dello shopping natalizio.

Se sono soprattutto gli intervistati di età compresa tra 18 e 24 anni i più propensi a valutare la sostenibilità dei regali di Natale (33%), la maggior parte degli italiani (84%) si mostra comunque aperta a questo tipo di consumo ed è consapevole dell’impatto ambientale delle proprie azioni.
Gli italiani sono anche aperti a ricevere un regalo second-hand. Oltre l’80% vorrebbe volentieri un prodotto riutilizzato come dono di Natale, purché sia in condizioni perfette.

Sotto l’albero green soprattutto libri

I libri sono i regali second-hand più apprezzati da ricevere per la maggior parte degli intervistati (41%), riporta Adnkronos, seguiti da piccoli elettrodomestici (27%) e smartphone (22%).

Per quasi la metà degli italiani (49%) un libro è anche il miglior regalo riutilizzato da mettere sotto l’albero, seguito da piccoli elettrodomestici (31%) e giocattoli (24%).
La maggior parte degli intervistati (72%) crede poi che i bambini difficilmente riuscirebbero a distinguere un prodotto nuovo da uno usato.

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e-commerce: gli italiani comprano online almeno una volta al mese

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e-commerce: gli italiani comprano online almeno una volta al mese

Anche nel post Covid il 61% dei consumatori italiani continua a effettuare un acquisto online almeno una volta al mese, e il 24% una volta alla settimana. Purtroppo, però, il 2022 verrà ricordato anche come l’anno del prepotente ritorno dell’inflazione, nonché di una situazione geopolitica internazionale incerta e un conseguente ridotto potere d’acquisto da parte dei consumatori. Non sorprende, quindi, che rispetto al 2021 la quota dei cosiddetti acquirenti intensivi, ovvero quelli che fanno acquisti online almeno una volta alla settimana, sia calata di oltre due punti percentuali.
È quanto emerge dal Report annuale sull’e-commerce italiano pubblicato da idealo, il portale internazionale di comparazione prezzi.

Cosa comprano online i consumatori?

Negli ultimi tre mesi, il 43% degli utenti online ha acquistato un prodotto di elettronica, uno del settore moda & abbigliamento (41%) e uno relativo al comparto delle scarpe (33%).  Oltre il podio, registrano ottimi risultati anche il settore bellezza & profumi (32%), giocattoli & gaming (26%), medicine e prodotti per la salute (25%) e food & beverage (21%). Completano la top ten, il settore pet (20%), sport & outdoor (16%) e arredamento & giardino (15%). Confrontando i dati 2021 con il 2022 si evidenzia come ogni settore abbia fatto registrare una crescita di interesse, a partire da giocattoli & gaming (+78%), bambini & neonati (+59%) prodotti per animali (+52%), elettronica (+35%) e arredamento & giardino (+33%).

L’identikit dell’acquirente digitale

Nell’ultimo mese circa l’80% delle donne ha effettuato un acquisto tramite e-commerce, a fronte del 78% degli uomini. I settori online di maggiore interesse per il mondo maschile sono quello dell’elettronica (53%), scarpe & sneakers (32%) e moda & accessori (32%). Per l’universo femminile, moda & accessori (52%), prodotti per bellezza & profumi (46%) e scarpe & sneakers (34%).
La fascia di età più attiva è quella tra 35-44 anni, di cui oltre l’86% ha fatto almeno un acquisto online nell’ultimo mese. Seguono 44-55enni (85%), 25-34enni (76%), over 55 (75%) e i giovanissimi tra 16-24 anni (65%). L’elettronica di consumo è la categoria con più acquisti online per le persone dai 25 anni in su, mentre gli under 24 danno più importanza a moda e accessori.

Confronto prezzi: il miglior alleato per il risparmio

Analizzando le oltre 2000 categorie di prodotto presenti sul portale italiano di idealo, riporta Ansa, emerge che negli ultimi tre anni circa 1.200 categorie hanno registrato un costo medio più alto. Grazie all’andamento del prezzo di ogni prodotto idealo ha stimato le fluttuazioni per le categorie con il maggior numero di intenzioni di acquisto. In particolare, chi ha acquistato schede video nel 2022 ha ottenuto un risparmio medio superiore al 30% nell’arco di un anno, mentre chi ha comprato televisori e console di gioco ha sperimentato risparmi medi superiori al 20%. Per fotocamere digitali, tablet, notebook, smartphone e lavatrici i ribassi sono stati superiori al 15%, e per giacche, frigoriferi, profumi, stampanti e aspirapolvere superiori al 10%.

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Il 50% dei consumatori del mondo rimanda i propri acquisti per il caro prezzi

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Il 50% dei consumatori del mondo rimanda i propri acquisti per il caro prezzi

Il 50% dei consumatori di tutto il mondo è “estremamente” o “molto preoccupato” della propria situazione finanziaria. Tanto da rimandare, o in alcuni casi azzerare, i propri acquisti. A dirlo è il sondaggio 2023 di PwC Global Consumer Insights Pulse Survey, che ha coinvolto 9.180 consumatori in 25 Paesi. La crisi generalizzata, l’inflazione e il costo della vita spingono la maggior parte dei consumatori globali (il 53%) a posticipare gli acquisti di beni non essenziali. Il 15%, addirittura, ha smesso completamente di comprarli. E nei prossimi sei mesi la tendenza al risparmio si manifesterà in modo ancora più evidente.

Come il costo della vita modifica gli acquisti?

A livello globale i consumatori stanno modificando le abitudini d’acquisto online e in negozio a seguito dell’aumento del costo della vita, mentre le carenze di materie prime si ripercuotono sulla disponibilità dei prodotti e sui tempi di consegna. Circa la metà (49%) sostiene quindi di acquistare determinati prodotti quando sono in offerta, il 46% di cercare rivenditori che offrono un valore maggiore, il 40% di utilizzare siti di confronto dei prezzi per trovare alternative più economiche, il 34% di acquistare in stock per risparmiare e il 32% di acquistare prodotti a “marchio del rivenditore” per risparmiare. 

La Generazione X è la più attenta 

A livello demografico, la Generazione X è la “più preoccupata” (47%) e ha rimandato l’acquisto di beni non essenziali, i Baby Boomer sono “preoccupati in una certa misura” (33%) e hanno anche loro rimandato l’acquisto di beni non essenziali, mentre i Millennials sono in cima alla lista e sono “preoccupati” ma senza modificare il proprio comportamento.

I prodotti di lusso i più “rimandati”

Il settore dei prodotti di lusso/fascia alta sarà quello maggiormente interessato dal calo degli acquisti da parte dei consumatori. I cittadini prevedono di ridurre nei prossimi sei mesi gli acquisiti in tutte le categorie al dettaglio oggetto del sondaggio: la maggiore riduzione di spesa è prevista per i prodotti di lusso/fascia alta o i prodotti di design (53%), i viaggi (43%), le attività virtuali online (42%) e il settore della moda come abbigliamento e calzature (41%). Persiste comunque un desiderio di spesa futura, con il 40% che indica che cercherà di fare acquisiti per sé stesso o per altri, mentre il 39% li considera di qualità superiore. Il settore dei generi alimentari (24%) è quello che ha registrato la minore riduzione di spesa prevista.

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Saldi 2023: 7 italiani su 10 sono intenzionati all’acquisto

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Saldi 2023: 7 italiani su 10 sono intenzionati all’acquisto

Prendono il via in tutta Italia i saldi invernali 2023, il primo grande appuntamento commerciale dell’anno. Dopo la partenza anticipata al 2 gennaio in Basilicata e Sicilia, a cui è seguita la Valle d’Aosta il 3 gennaio, giovedì 5 gennaio i saldi si sono aperti anche in tutte le altre regioni. Ed è forte l’interesse da parte dei consumatori, con il 72% che si dichiara interessato ad acquistare almeno un capo, per un budget medio di circa 160 euro a persona. Ma c’è un ulteriore 23% che deciderà in base alle offerte. È quanto emerge dal sondaggio condotto da Fismo, federazione dei negozi specializzati in moda di Confesercenti, insieme a IPSOS.

Gli uomini spenderanno più delle donne

Ad avere già stabilito un budget è il 62% di chi è interessato ai saldi. La media di 160 euro nasconde però una spesa media fortemente diversificata a livello regionale. Nel Centro Italia infatti si spenderanno in media 216 euro, un budget sensibilmente più alto di quello allocato mediamente nelle regioni del Nord e del Sud (rispettivamente 148 e 147 euro). Anche l’analisi per genere ed età restituisce divari. A spendere di più saranno gli uomini, con 195 euro circa di spesa media pro capite, contro 125 euro delle donne, 182 euro degli over 35 e 115 dei più giovani.  

Ma chi desidera acquistare sono le donne

Ad attendere l’apertura delle vendite di fine stagione sono soprattutto le donne: 3 su 4 sono interessate all’acquisto, contro il 69% degli uomini. A livello territoriale, invece, la maggiore percentuale di intenzionati a comprare si registra nelle regioni del Sud e nelle Isole, dove il 76% vuole approfittare dei saldi. Una quota che scende al 72% al Nord e al 68% nel Centro.  Ma dove si compra? Nonostante la concorrenza del web, i saldi rimangono un evento legato all’esperienza di shopping nei negozi. L’89% di chi parteciperà ai saldi acquisterà presso un punto vendita fisico, mentre il 59% si rivolgerà al canale online. I negozi sono preferiti soprattutto da over35 (90%) e al Centro Italia (92%). 

Cosa si compra? Soprattutto maglioni

Nel 2023 in cima ai desideri degli italiani ci sono i maglioni. A progettare di acquistarne almeno uno è il 63% degli intervistati (68% al Sud), quota leggermente superiore a quella dei consumatori interessati alle scarpe (62%), acquisto tradizionale dei saldi invernali. Seguono, abbigliamento intimo (41%), gonne e pantaloni (39%), magliette, canottiere e top (35%), camicie e camicette (33%), e borse (31%). Il 30% proverà invece a portarsi a casa un capospalla a prezzo scontato. Il 28% cercherà invece abiti e completi, mentre il 26% approfitterà dei saldi per un nuovo foulard, una sciarpa o un cappello.
E se il 22% cercherà un’occasione per la biancheria per la casa, il 20% punta ad acquistare un prodotto di piccola pelletteria, come portafogli o portacarte, e il 18%, cinture.  

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Gli incidenti che avvengono maggiormente in cantiere

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Secondo quanto è possibile leggere direttamente sul sito dell’INAIL, le cadute dall’alto rappresentano la tipologia di incidente che più spesso si presenta in cantiere.

Ricordiamo che per lavoro ad alta quota, così come previsto dal Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs 81/08), si intendono tutti quei lavori che vengono effettuati ad una altezza superiore ai due metri.

Dai due metri in su dunque, si parla di alta quota e di tutti i pericoli cui sono esposti i lavoratori nel momento in cui salgono sul tetto di un edificio o comunque lavorano ad una altezza superiore ai due metri.

Certo, quello della caduta dall’alto non è l’unico fattore a causare degli incidenti, sebbene sia il più importante. Le cadute dall’alto rappresentano infatti il 54% degli infortuni, seguite dagli oggetti che cadono dall’alto che ne causano il 12%, seguiti dalla perdita del controllo durante la conduzione di mezzi che ne causa il 7%.

Dunque la sola caduta dall’alto raggruppa oltre la metà degli infortuni che si verificano in cantiere, ed è per questo che la normativa di settore ha delineato sempre più quelle che sono le misure per la sicurezza da seguire al fine di diminuire progressivamente il numero di incidenti.

I dispositivi di protezione individuale

A tal proposito il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro prevede che i lavoratori debbano obbligatoriamente utilizzare determinati tipi di protezione che sono utili ad evitare che possa verificarsi la caduta dall’alto, anche in caso di perdita di equilibrio.

Certamente, le imbracature rappresentano il più famoso dei dispositivi di protezione individuale: parliamo dunque di robuste funi che vengono assicurate attorno al corpo del lavoratore, dunque un sistema di arresto caduta molto valido e che entra automaticamente in funzione in caso di necessità.

Chiaramente le imbracature vanno assicurate ad un punto fermo che possa arrestare in sicurezza qualsiasi eventuale caduta. Tale opportunità di ancoraggio è offerta dalle linee vita tetto, le quali possono essere installate sia in via definitiva che temporanea e consentono anche a più lavoratori di potersi ancorare.

Ci sono poi i caschi con allaccio sottogola, che sono utilissimi nel caso in cui un oggetto possa cadere dall’alto e proteggere così la testa del lavoratore da un eventuale colpo. Ci sono poi i guanti ignifughi, le scarpe antinfortunistica, i dispositivi per la protezione degli occhi e delle orecchie.

I dispositivi di protezione collettiva

Vi sono poi i dispositivi di protezione collettiva, il cui scopo è quello di proteggere più lavoratori contemporaneamente.

Rientrano in questa categoria i vari connettori di sicurezza, funi con assorbitori ed in genere tutto quello che serve per creare un collegamento affidabile tra i lavoratori ed il punto di ancoraggio.

Esistono poi anche delle apposite reti di sicurezza, le quali vengono ancorate su apposite intelaiature di metallo, ed i parapetti provvisori.

Possiamo citare infine opere provvisionali come ad esempio i ponteggi, grazie ai quali è possibile prevenire i rischi di caduta.

Conclusione

Dunque ad oggi le cadute dall’alto continuano ad incidere in maniera notevole sulle statistiche che riguardano gli incidenti che avvengono in cantiere.

Diventa a tal proposito prezioso adoperare i dispositivi di protezione individuale e collettiva oggi disponibili sul mercato, e grazie ai quali è possibile bloccare sul nascere qualsiasi tipo di caduta, impedendo così che qualcuno possa farsi del male.

Bisogna dire infatti, che dal momento in cui è entrato in vigore il D.Lgs 81/08 il numero di incidenti sul lavoro, con riferimento sia a quelli con vittime che quelli senza, è diminuito in maniera drastica, il che è un trend certamente positivo che spinge gli addetti del settore a continuare in questa direzione.

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I consumatori consapevoli si adattano a inflazione e interruzione forniture

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I consumatori consapevoli si adattano a inflazione e interruzione forniture

Gli ultimi due anni hanno messo alla prova la resilienza dei consumatori, che però continuano ad adattarsi alle interruzioni della catena di fornitura e all’inflazione crescente. Secondo la Global Consumer Insights Survey di PwC, le incertezze globali e le problematiche della catena di approvvigionamento stanno spingendo molti consumatori a rivolgersi maggiormente ai mercati del proprio circondario, e otto intervistati su dieci esprimono la volontà di pagare un prezzo più alto per prodotti di provenienza locale o nazionale. Inoltre, il 37% valuta la possibilità di rivolgersi a un rivenditore diverso o passare all’acquisto online, mentre il 29% di chi acquista online vuole dare una chance all’acquisto in negozio, e il 40% userebbe siti comparativi per verificare la disponibilità dei prodotti.

Aumenta la spesa per gli alimentari

Quanto alla crescita dell’inflazione, per i prossimi sei mesi oltre il 75% dei consumatori prevede di mantenere o aumentare gli attuali livelli di spesa, in particolare, nei generi alimentari (47%), ma più di un quarto prevede di ridurre le spese in categorie quali, ad esempio, beni di lusso/premium (37%), ristoranti (34%), arte, cultura e sport (30%) e moda (25%). Nel complesso, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari è stato il problema più diffuso, citato da chi acquista in negozio (65%) e online (56%), circostanza che il 57% degli intervistati afferma di aver vissuto quasi sempre o di frequente.

Nuove abitudini prendono piede

Anche gli intoppi della catena di approvvigionamento influiscono sull’esperienza di acquisto, in particolare, l’impossibilità di acquistare un prodotto a causa dell’esaurimento scorte (online 43%, in negozio 37%). I consumatori citano anche tempi di consegna più lunghi per gli acquisti online (42%) e code più lunghe o negozi affollati (36%). In ogni caso, i consumatori hanno cambiato stile di vita e abitudini di acquisto, e a causa della pandemia il 63% ha già aumentato gli acquisti online, mentre il 42% ha diminuito gli acquisti nei negozi fisici. In prospettiva, il 50% prevede di acquistare di più online, dato più alto tra Millennial (58%), giovani Millennial (57%) e Generazione Z (57%), e più basso tra Baby Boomer (32%) e Generazione X (42%).

I fattori ESG e la sicurezza dei dati

Per circa metà degli intervistati, l’approccio delle aziende ai fattori ESG influenza spesso o sempre la fiducia in quest’ultima e nel suo marchio. Per considerare l’acquisto, l’importanza dei fattori di governance (41%) e sociali (40%) supera quella dell’impegno ambientale dell’impresa (30%). I fattori ESG pesano di più per la Generazione Z e i giovani Millennial, meno per la Generazione X e i Baby Boomer, mentre i fattori più significativi identificati per promuovere la fiducia del marchio riguardano la sicurezza dei dati e l’esperienza del cliente. La protezione dei dati personali è al primo posto (58%) per l’influenza sulla fiducia nel marchio. Ma ricevono un punteggio alto anche ‘soddisfa sempre le mie aspettative’ (53%) e ‘garantisce un servizio clienti eccezionale’ (52%).

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Consumatori, i trend globali del 2022 secondo Euromonitor

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Consumatori, i trend globali del 2022 secondo Euromonitor

“Le aziende devono sapersi trasformare in base alle evoluzioni delle preferenze dei consumatori” ha dichiarato afferma Alison Angus, responsabile della ricerca Top 10 Global Consumer Trends 2022, annuale appuntamento di Euromonitor International finalizzato a scoprire come è mutata e come cambierà nel prossimo futuro la società. Una frase che racchiude l senso di come le abitudini di acquisto dei consumatori si siano velocemente trasformate a seguito della pandemia. Analizzando i dati, il report ha tracciato alcune tendenze che segneranno il 2022: alcune sono già in atto, altre stanno ora prendendo piede e si esplicheranno nel corso dei mesi a venire. Comunque sia, la ricerca mette in luce quali siano i temi ai quali gli utenti sono più sensibili: una preziosa indicazione per le imprese che si rivolgono al target finale e vogliono restare competitive, e attraenti, sul mercato.

Obiettivo Piano B

L’emergenza sanitaria ha fatto sì che anche i consumatori si scoprissero più creativi: le persone, a livello globale, hanno dovuto escogitare soluzioni originali per acquistare i loro prodotti preferiti o le migliori opzioni alternative, a causa proprio delle carenze dovute alle interruzioni della catena di approvvigionamento. Ma anche una sempre più profonda consapevolezza degli effetti dei cambiamenti climatici guida le scelte di acquisto: solo per fare un esempio, nel 2021 il 35% dei consumatori globali ha ridotto attivamente le proprie emissioni di carbonio.

Digitali a tutte le età e attenti alle finanze

Tra le trasformazioni indotte dall’emergenza sanitaria, c’è anche una maggiore digitalizzazione delle fasce di popolazione over 60. Anche i più grandi di età stanno diventando utenti di tecnologie avanzate, e le imprese non possono non tenere conto delle esigenze di questo vasto pubblico online. Tra i trend del 2022, spicca poi un’attenzione alle proprie finanze e un focus importante sul benessere e la crescita personale. Gli utenti sono pronti a affrontare cambiamenti radicali alla loro vita purché possano rispecchiare i loro valori, passioni e obiettivi.

Dal metaverso al second hand

Altra tendenza interessante è il boom degli ecosistemi digitali 3D immersivi, che inizia a trasformare le connessioni sociali. Allo stesso modo, cresce l’interesse per lo shopping second hand e per i mercati locali, dato che i consumatori cercano articoli unici, convenienti e sostenibili. 

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Come eliminare i metalli pesanti dall’acqua del rubinetto?

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Facciamo molto bene ad essere sempre attenti all’acqua che beviamo ogni giorno, o comunque quella che utilizziamo per cucinare.

Essa infatti, oltre a contenere tutte le sostanze nutritive e gli elementi benefici per il nostro organismo di cui siamo a conoscenza (come ad esempio i vari sali minerali) può contenere anche degli elementi che in realtà non sono benefici per il nostro corpo ma che comunque vengono ingeriti e dunque immessi nel nostro organismo.

Per questo motivo facciamo sempre bene ad accertarci della qualità dell’acqua che riceviamo quando apriamo il rubinetto di casa. Tra gli elementi maggiormente pericolosi vi sono i metalli pesanti.

Metalli pesanti: cosa sono?

Avrai certamente sentito parlare dei metalli pesanti. Si tratta di elementi chimici che si trovano anche in natura e che possono potenzialmente anche essere presenti nel nostro organismo, assolvendo una particolare funzione.

Il problema è che, quando questi sono presenti in maniera eccessiva, rischiano di avere delle conseguenze negative per la nostra salute compromettendo la normale funzionalità di determinati nostri organi.

A cosa è possibile andare incontro?

Assumere, chiaramente in maniera inconsapevole, una quantità superiore alla media di metalli pesanti può portare a diversi problemi che solitamente interessano il sistema nervoso.

Parliamo ad esempio di eventuali disfunzioni ormonali o di un particolare senso di stanchezza. Questi sono dei sintomi che chiaramente possono riguardare altro tipo di patologia ma che comunque solitamente si presentano nel momento in cui una persona presenta una quantità eccessiva di metalli pesanti nel corpo.

Esistono per questo delle particolari analisi che consentono di capire se al momento nell’organismo vi sia una eccessiva presenza di metalli pesanti o meno. In particolar modo è sufficiente analizzare un capello della persona.

Qual è il limite massimo consentito di metalli pesanti nell’acqua?

Ogni paese ha stabilito per legge quello che è il limite sui valori massimi entro cui devono rientrare metalli pesanti. Oltre non è possibile andare e dunque in quel caso l’acqua non è possibile definirla potabile.

Non vi è un limite generico che vale per tutti i metalli pesanti ma al contrario, in Italia così come in altri paesi, c’è un limite per ciascun singolo metallo pesante. Ecco di seguito quelli più famosi e dunque quelli che con maggior frequenza è possibile riscontrare nell’acqua cui abbiamo accesso:

  • Mercurio: 1 microgrammo ogni litro di acqua
  • Cadmio: 5 microgrammi per ogni litro di acqua
  • Arsenico: 50 microgrammi per ogni litro di acqua
  • Cromo 50: microgrammi per ogni litro di acqua
  • Piombo 50: microgrammi per ogni litro di acqua
  • Tallio: 2 microgrammi per ogni litro di acqua

Dunque c’è un limite ben preciso per ciascun tipo di metallo pesante.

Per avere la certezza che questi siano eventualmente presenti nell’acqua cui hai accesso e per conoscere esattamente in quale quantità essi sono presenti, è necessario far analizzare un campione d’acqua ad un laboratorio specializzato.

In che modo è possibile eliminare tali metalli pesanti?

Il metodo classico e più efficace per eliminare i metalli pesanti dall’acqua del rubinetto, o comunque dall’acqua cui si ha accesso, è quello dell’ osmosi inversa. In base a questo principio l’acqua viene fatta veicolare attraverso un apposito filtro che è in grado di trattenere tutti i metalli pesanti.

In questa maniera l’acqua diventa immediatamente più sicura e dunque perfettamente potabile. Esistono in commercio diverse tipologie di dispositivi di questo tipo e dunque è possibile visionare quelli che sono i vari depuratore acqua casa prezzi.

Questa è dunque la soluzione ideale per raggiungere il tuo obiettivo, ovvero quello di tutelare la tua salute e quella dei familiari eliminando tutti i metalli pesanti eventualmente presenti nell’acqua, conferendole al tempo stesso un miglior sapore.