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Com’è il genitore ideale? L’identikit secondo i ragazzi italiani

Posted by Valentina Beretta on
Com’è il genitore ideale? L’identikit secondo i ragazzi italiani

Come dovrebbero essere i genitori ideali? Per i ragazzi italiani, la realtà quasi collima con i desideri. Con mamma e papà, infatti, si condividono valori e aspirazioni, in particolare la voglia di viaggiare e di giocare. Tuttavia, alcuni stereotipi di genere sono difficili da superare, anche nel 2022. Per scoprire meglio quale sia l’identikit del nucleo familiare perfetto, arriva l’Osservatorio delle Famiglie Contemporanee di PRG Retail Group realizzato in collaborazione con BVA Doxa rivela i tratti del genitore ideale, partendo dal punto di vista dei ragazzi e confrontandolo con quello dei genitori. L’indagine ha coinvolto un campione di 1537 individui di cui 699 genitori equamente distribuiti tra mamme e papà e rappresentativi della popolazione italiana con figli tra 0-14 anni.

Tra immaginario e realtà

Il 55% dei ragazzi tra 8-14 anni intervistati dichiara che pazienza/tolleranza sono in assoluto i tratti principali che il genitore ideale dovrebbe avere. Seguono positività/senso dell’umorismo (48%), generosità (26%), coraggio e gentilezza (entrambi per il 25%). Anche per i genitori pazienza/tolleranza sono caratteristiche imprescindibili per il genitore ideale (49%) così come positività e senso dell’umorismo (41%). Le successive qualità non collimano però con quelle indicate dai ragazzi. Sono educazione/buone maniere (32%), fiducia in se stesso e determinazione (31%).

Occhio al look

Il genitore ideale deve essere attento al suo look e alla moda (88% dei ragazzi intervistati). Deve vestire in modo casual (mamma 34% e papà 37%) e soprattutto la mamma deve seguire i trend della moda (30%). Oltre al look, il linguaggio gioca un ruolo importante per il 72% dei ragazzi. Deve essere moderno, vicino a quello dei più giovani (44%) ma sono escluse le parolacce. Secondo il 45% del campione, il genitore ideale le deve davvero centellinare. Anche per i genitori il loro alter ego ideale dovrebbe avere un look armonico con la propria personalità (66%) e le parolacce dovrebbero essere bandite dal suo linguaggio (71%). Detto questo, tra le caratteristiche principali del suo modo d’essere non dovrebbero mancare il piacere nel trascorrere tempo con la propria famiglia (72%), l’apertura al dialogo (67%) e la capacità di trovare il giusto equilibrio tra famiglia/lavoro (66%).

Tempo da condividere insieme

Il 68% dei ragazzi vorrebbe che il proprio genitore ideale avesse un lavoro che permetta di avere tempo per la famiglia.  Vorrebbero dei genitori sportivi (più i papà 47% che non le mamme 32%) e impegnati anche a condividere il proprio tempo libero con gli amici. Per il 56% il genitore ideale dovrebbe essere appassionato di attività culturali (musica, concerti, cinema e serie tv). Approfondendo le dinamiche quotidiane, però, emergono differenze di genere e affiorano luoghi comuni. Per il 55% l’impegno principale della mamma ideale si riconduce all’attività del cucinare mentre il 42% afferma che il papà ideale dovrebbe essere bravo nei piccoli lavoretti e nel fai da te.

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Donne al lavoro in Italia tra molestie, discriminazioni e stereotipi

Posted by Valentina Beretta on
Donne al lavoro in Italia tra molestie, discriminazioni e stereotipi

Più di una donna su 2 (55%) si dichiara vittima di una manifestazione diretta di molestia e discriminazione sul lavoro. Battutine allusive, apprezzamenti estetici pretestuosi, magari un massaggio dietro le spalle non richiesto, o peggio ancora, ricatti sessuali. Ma anche una promozione data a un altro collega, uomo, durante il periodo di gravidanza. È in questo modo che centinaia di donne hanno descritto la loro esperienza lavorativa all’interno della survey LEI (Lavoro, Equità, Inclusione), realizzata da Fondazione Libellula su oltre 4.300 lavoratrici e libere professioniste in tutta Italia, con l’obiettivo di fotografare lo stato dell’equità di genere del mondo del lavoro italiano.

Dai contatti fisici indesiderati ai complimenti espliciti non graditi

I risultati della ricerca restituiscono una situazione allarmante. E come se non bastasse, aiutano a far capire quanto possa essere preoccupante il contesto lavorativo per le donne: il 22% ha dichiarato di aver avuto contatti fisici indesiderati e il 53% ha subito complimenti espliciti non graditi. Le conseguenze si riflettono in una limitazione del proprio comportamento per paura che possa essere male interpretato o portare a conseguenze negative. Infatti, il 58% delle donne intervistate non reagisce efficacemente di fronte a una molestia. Di queste, il 38% non vuole passare come una persona troppo aggressiva o ‘che se la prende’, mentre l’11% non sa come fare.

Considerate aggressive se si mostrano ambiziose o assertive

L’equità di genere nel mondo professionale è quindi ancora distante, anche quando le donne ricoprono una posizione manageriale. In questa situazione, infatti, i loro comportamenti decisi e determinati vengono visti in un modo diverso rispetto a quelli maschili. Tanto che a volte le donne rinunciano a mettersi in gioco per crescere professionalmente. Il 62% dichiara di essere considerata aggressiva se si mostra ambiziosa o assertiva, e tra queste il 42% ricopre un ruolo di responsabilità dirigenziale. Sempre rispetto a carriera e potere, siamo ancora al secolo scorso. Per gli uomini è più facile e veloce crescere e vedere riconosciuti i propri meriti, e ciò fa sì che in azienda la leadership diffusa sia prevalente al maschile.

Maternità e carriera: il percorso di crescita rallenta

La carriera della donna è ancora troppo spesso interpretata alla luce di altri fattori rispetto al merito o alla competenza: il 71% sperimenta contesti in cui leadership e ruoli di responsabilità sono spesso ricoperti da uomini, e il 79% vede ‘crescere’ i colleghi uomini più velocemente, anche se con minore esperienza. La difficoltà a progredire nel percorso lavorativo peggiora in contesti in cui la genitorialità è percepita come condizione esclusivamente femminile. Le donne non sono serene a comunicare all’azienda di essere incinta (41%), il 68% ha visto rallentare il proprio percorso di crescita o quello di altre donne a causa della maternità, e il 65% ha sentito allusioni e commenti rispetto alle conseguenze negative della maternità in azienda.

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L’auto di lusso del futuro è un SUV elettrico e smart 

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L’auto di lusso del futuro è un SUV elettrico e smart 

Per la prima volta berline e macchine sportive avranno meno appeal, e se il mercato delle auto di medio livello ristagna, quello delle vetture di lusso continuerà ad aumentare, ma cambiando pelle. I più facoltosi ora puntano ad auto che non inquinano, scegliendole elettriche ma anche comode. Così anche i classici brand automobilistici emblema del lusso stanno diversificando le produzioni, con nuovi modelli meno iconici ma più moderni. Oggi infatti circa il 50% degli acquirenti di auto premium e di lusso preferisce i SUV, e i produttori sono impegnati a presentare i nuovi modelli in risposta a questa domanda.

Entro il 2023 +14% per le super lussuose da 500.000 dollari

Un cambiamento fotografato dal nuovo report McKinsey, secondo il quale queste automobili ibride, le cosiddette ‘utilitarie sportive-fuoristrada’ (cioè i SUV, Sport Utility Vehicle), con elevate prestazioni e finiture lussuose saranno in cima ai desideri dei Paperoni di tutto il mondo, cinesi in testa, seguiti da asiatici e americani. Anche i gusti dei nababbi europei seguiranno lo stesso trend, ma con maggiore occhio al design, e servizi di assistenza tailor made pre e post-vendita di alto livello, online e dal vivo. In ogni caso, entro il 2023 il mercato delle auto dagli 80.000 ai 150.000 dollari crescerà dell’8%, quelle fino a 300.000 dollari del 10% e le super lussuose da 500.000 dollari del 14%.

Extra lusso in versione ibrida-fuoristrada: 16 nuovi modelli nel 2021

Se le vendite di nuovi SUV (da 150.000 a 500.000 dollari) raddoppieranno, lo slancio maggiore lo avranno le macchine extra lusso in versione ibrida-fuoristrada (minimo 500.000 dollari): già nel 2021 ne sono state immesse sul mercato 16 nuovi modelli. I SUV elettrificati domineranno il mercato dei prossimi anni, e il 70% di chi possiede una macchina di alta e altissima gamma a combustione interna passerà all’elettrica. Fra i trend dei prossimi dieci anni, anche l’aumento di sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS) e connettività intelligente, sistemi che aumenteranno i profitti di oltre il 7% entro il 2026. Ma se i cinesi sono i più interessati alla tecnologia, i ricchi europei e americani continueranno ad amare anche elementi tradizionali, come l’artigianato di altissimo livello e la qualità, che resteranno potenti fattori di acquisto,

Paperoni cinesi in testa al mercato

Le ragioni dell’incremento previsto per le vendite di auto di altissima gamma dipendono dal fatto che il numero di super ricchi continua a crescere, riporta Ansa. 
“Con più milionari e miliardari sparsi per il mondo la scelta di auto costosissime non riguarda più solo i nababbi americani o europei ma gli asiatici e quelli dei paesi medio orientali, Cina in testa – spiegano gli autori della ricerca -. Nella fascia di prezzo superiore a 80.000 dollari prevediamo che la Cina sarà il mercato in più rapida crescita per le auto di lusso entro il 2031, con una crescita annuale del 14%, aumentando così la sua quota globale nel segmento dal 24% nel 2021 a circa il 35% alla fine del decennio”.

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Export vino: +18,3%, trainato dagli spumanti tricolori

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Export vino: +18,3%, trainato dagli spumanti tricolori

Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) l’export italiano di vino chiude il primo trimestre dell’anno con una crescita tendenziale in valore del 18,3%, pari a 1,7 miliardi di euro. Nonostante un leggero rallentamento rispetto ai primi 2 mesi dell’anno, in un trimestre in cui anche marzo chiude in positivo sale anche il prezzo medio: +12,2%. L’incremento, in parte ascrivibile al dollaro forte e ai lockdown del 2021, è trainato da un nuovo record degli spumanti tricolori, che nei primi tre mesi del 2022 segnano un +35,6%. Una crescita più che doppia rispetto ai vini fermi: +14,8%.

“I numeri messi a segno dal vino italiano sono sorprendenti”

In rialzo tutti i principali mercati della domanda, a eccezione di Germania e Cina. A marzo, Russia (-30% nel trimestre) e Ucraina segnano crolli rispettivamente del 65% e del 98%.
“I numeri messi a segno dal vino italiano – commenta il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti – sono sorprendenti, ancor più se si tiene conto di un 2021 in doppia cifra. È però troppo presto per capire che direzione prenderà il mercato nei prossimi mesi, con una domanda potenziale sempre più afflitta da una congiuntura negativa e dall’escalation della spirale inflattiva. Se a ciò si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime secche, che per le aziende si traduce in un surplus medio di spesa di oltre il 30%, è importante mantenere cautela ed evitare trionfalismi che potrebbero essere confutati nei prossimi mesi”.

Il boom del Prosecco su scala planetaria

Ed è lo sparkling a fare la parte del leone, con segni positivi ovunque, a partire dalle top-piazze estere: Usa (+18%), Uk, (+87%) e Germania (+20%). Ancora una volta è il Prosecco a trainare il comparto, con un autentico boom su scala planetaria (+40% a valore, +11,7% il prezzo medio), quasi il raddoppio degli ordini in Uk (+93%), Polonia (+85%) e Canada (+76%), e crescite ben oltre il 30% in aree come Germania, Francia, Belgio, Giappone, Repubblica Ceca e Norvegia. Una crescita, quella degli sparkling italiani, confermata dalle proiezioni dell’Osservatorio. L’esplosione della domanda post-Covid (+26% nel 2021, 7 bottiglie su 10 destinate all’estero) ha bruciato una tabella di marcia che prevedeva entro il prossimo biennio il superamento della soglia di 1 miliardo di bottiglie prodotte. A oggi, il rimbalzo fa prevedere un contingente di 1,1 miliardi di pezzi entro quest’anno, e 1,25 miliardi a fine 2023.

La domanda di bollicine è sempre meno legata a occasioni speciali

Si tratta di una progressione resa possibile grazie all’approccio alle bollicine di una domanda sempre più trasversale, ‘destagionalizzata’ rispetto alle occasioni classiche di consumo, e sempre meno legata a modalità di utilizzo esclusive.  Una rivoluzione, quella degli spumanti tricolori, focalizzata (come per la moda, il design e l’auto) sullo spostamento dell’attenzione dal prodotto al contesto. A partire dai competitor, che saranno sempre di più legati ad altre tipologie di bevande in grande crescita, come gli hard seltzer, i co-fermentati, i ready to drink e i low alcol.

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Musei e teatri, la cultura riparte con il digitale

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Musei e teatri, la cultura riparte con il digitale

L’esperienza della pandemia ha insegnato che la digitalizzazione è fondamentale per resistere a qualsiasi crisi. Anche quando si parta di attività culturali che, per fortuna, dopo gli scossoni dei mesi passati stanno tornando alla normale operatività. Tanto che nel 2021 sono tornate a crescere le entrate di musei (+36%) e teatri (+23%), sebbene ancora la metà delle istituzioni culturali italiane non abbia personale dedicato all’innovazione digitale.

La trasformazione digitale della cultura

La pandemia ha accelerato il processo di trasformazione digitale della Cultura che è stato in parte frenato dalla ripresa di attività in presenza nel 2021, ma i numeri delineano prospettive future ben chiare di un comparto che dovrà essere sempre più supportato dalla tecnologia. Lo riferisce l’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali condotto dalla School of Management del Politecnico di Milano. Sul fronte dell’innovazione digitale a supporto dei processi nei musei e nei teatri, nell’ultimo anno i numeri sono rimasti stabili, mentre su quello della produzione e distribuzione di contenuti digitali si è assistito a una razionalizzazione.

L’innovazione digitale nei musei e nei teatri

Gli strumenti digitali sono ormai un supporto importante ai processi gestionali nel settore della cultura. Qui i teatri presentano mediamente livelli leggermente più alti dei musei; l’acquisto online, ad esempio, è disponibile nel 78% dei teatri dotati di un sistema di biglietteria e incide sul totale delle entrate in maniera più significativa di quanto non avvenga nei musei. Dal sito diretto del teatro transita, infatti, mediamente l’11% dei ricavi e da altri intermediari online il 12% (nei musei le rispettive quote sono il 7% e il 4%). Guardando alle attività di marketing digitale, il 59% dei teatri fa advertising online o sui social, il 23% Search Engine Optimization, il 10% remarketing. Il 58% raccoglie dati in modalità digitale e il 14% ha investito in sistemi di cybersecurity e data protection. Su tutti questi ambiti si registrano percentuali inferiori di adozione da parte di musei, monumenti e aree archeologiche rispetto ai teatri.3
Gli indicatori su cui, invece, musei e teatri risultano allineati riguardano l’attenzione alla pianificazione strategica e la presenza di personale dedicato all’innovazione digitale. In entrambi i comparti, solo 1 istituzione culturale su 5 ha un piano strategico dedicato al digitale e 1 su 2 non ha nessuna risorsa dedicata al digitale.
Infine, guardando agli investimenti futuri, per i musei si conferma prioritario lavorare su conservazione e digitalizzazione della collezione, che impegnerà il 28% delle risorse. Riprende centralità, grazie al ritorno dei flussi di visitatori in presenza, anche la digitalizzazione dei servizi di supporto alla visita in loco, per cui si stima verrà stanziato il 19% sul totale degli investimenti.
Per i teatri, invece, l’investimento in digitale si concentrerà nei prossimi due anni su marketing, comunicazione e customer care (40%) e su ticketing, gestione delle prenotazioni e controllo accessi (18%).

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La generazione Z si allontana dai social

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La generazione Z si allontana dai social

I nati tra il 1995 e il 2010, gli appartenenti alla Gen Z, prendono le distanze dai social, le ‘tossiche’ e ‘ossessive’ TikTok e Instagram, riguadagnando il controllo del loro tempo. Secondo un sondaggio commissionato dalla banca di investimento Piper Sandler, solo il 22% degli intervistati di età compresa tra i 7 e i 22 anni ha indicato Instagram come la propria app preferita, in calo rispetto al 31% della primavera 2020.
“Quando la elimini ti rendi conto che non ne hai bisogno”, ha dichiarato al New York Post la ventenne Gabriella Steinerman, rivelando di aver abbandonato Instagram e TikTok nel 2019, e raccontando che il sollievo successivo è stato quasi immediato. Anche il 22enne studente della Penn State Pat Hamrick ha abbandonato Facebook e Instagram due anni fa: “Mi ha fatto sentire meglio nella vita di tutti i giorni, ora faccio le mie cose a modo mio”, riporta Ansa.

Cambia il rapporto con le piattaforme

Insomma, nonostante gli zoomer siano noti per rimanere incollati allo smartphone, un piccolo gruppo di ventenni sta cominciando a prendere posizione contro TikTok e Instagram. Se Steinerman e Hamrick hanno dato voce all’opinione di migliaia di giovani utenti della Gen Z, è impossibile dimenticare il rapporto del Wall Street Journal, che ha portato alla luce quanto Instagram sia pericoloso per la salute mentale degli adolescenti, sempre alle prese con la necessità di dover assomigliare a modelli stereotipati e di successo. E una ricerca condotta da Tallo a dicembre scorso ha rivelato che per il 56% degli zoomer i social media li ha fatti sentire esclusi dai coetanei.

Una fonte inesauribile di ansia 

Le piattaforme, quindi, risultano essere una fonte inesauribile di ansia. Secondo la ricerca di Tallo, gli utenti della Gen Z preferiscono TikTok a Instagram, con il 34% degli intervistati che la definisce la sua app preferita. Eppure, anche gli utenti più devoti mettono in discussione il sistema di condivisione dei video, che induce a farli sentire in competizione con gli altri. Sempre secondo la ricerca di Tallo, 3 giovani su 4 affermano che i social media le hanno spinte a “confrontarsi con le coetanee”. Qualcun altro, invece, definisce TikTok incredibilmente fastidioso.

Quali sono le alternative?

Ma se TikTok e Instagram non sono più i social preferiti dalla Gen Z, dove rivolgeranno la loro attenzione?
Anzitutto su BeReal, la piattaforma lanciata nel 2020 con l’obiettivo di essere una sorta di anti-Instagram. Nel tentativo di combattere la dipendenza da schermo, l’app concede agli utenti finestre di tempo di due minuti per pubblicare scatti non modificati, del tutto privi di filtri, riferisce Techprincess.
C’è anche da considerare che qualcuno non ha mai davvero ceduto alla tentazione dei social media. Ma cosa faranno gli adolescenti nel loro tempo libero se non lo impiegheranno a scrollare?

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Percezioni e abitudini sulla salute nel mondo

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Percezioni e abitudini sulla salute nel mondo

Secondo l’OMS, c’è disuguaglianza nell’accesso ai servizi relativi alla salute e negli stili di vita, legati a variabili socio-economiche e alle condizioni del luogo in cui si è nati. Tuttavia la salute può essere migliorata adottando abitudini e comportamenti più salutari. Secondo il sondaggio sulla percezione e le abitudini relative alla salute WIN World Survey – WWS 2021, condotto da WIN International, di cui fa parte BWA Doxa, a livello mondiale, nel 2021 la percezione sullo stato generale della propria salute registra un lieve calo rispetto al 2020 (dal 79% al 77%), e gli uomini si percepiscono più in salute (80%) rispetto alle donne (75%). In Italia l’83% della popolazione si dichiara abbastanza o molto in salute, un dato superiore a quello di altri Paesi europei, come Spagna (74%), Germania (70%), Regno Unito (63%), e superiore dell’11% rispetto alla media europea (72%).

Negli ultimi 2 anni aumenta il numero di persone che soffre di stress

Mentre quasi tutte le abitudini erano già state incluse nei precedenti sondaggi e possono quindi essere confrontate con i risultati passati, ‘mangiar sano’ è una nuova abitudine aggiunta. Nonostante siano trascorsi più di due anni dall’inizio della pandemia, non ci sono cambiamenti significativi rispetto agli anni precedenti nelle abitudini prese in considerazione. Tuttavia, la pandemia potrebbe aver influito sulla salute mentale. Il numero di persone che soffre di stress negli ultimi 2 anni è aumentato, seppur lievemente, passando dal 30% del 2019 al 33% del 2021.

Le donne mangiano “meglio” degli uomini, ma fanno meno esercizio fisico

Il 67% degli intervistati, in maggioranza donne, e il 67% degli europei, afferma di mantenere una sana alimentazione quotidiana, così come gli ultra 65enni (76%), e i 55-64enni (69%). In Italia il 77% afferma di seguire una dieta salutare, una delle percentuali più alte in Europa, seconda solo alla Spagna (84%). Il 40% degli intervistati globali afferma poi di fare esercizio fisico in maniera costante, un dato che conferma un trend in crescita (37% nel 2019 e 39% nel 2021). Gli uomini più delle donne (43% vs 37%), mentre gli italiani che fanno esercizio fisico (38%) sono inferiori rispetto alla media generale (40%) e a quella europea (42%).

In Italia i fumatori sono il 21%, e il 15% fa uso di alcolici

Oggi sempre più persone affermano di soffrire lo stress, soprattutto le donne (38%), chi ha redditi più bassi (37%) e gli studenti (40%). I Paesi dell’area MENA (42%) e l’Europa (35%) registrano le percentuali più alte. Il dato Italia (40%) è più alto della media europea.
A livello globale il 74% dichiara poi di non fumare o farlo occasionalmente. Gli uomini sono più fumatori delle donne (22% vs 13%), e in Italia i fumatori sono il 21%, in linea con la media europea (20%). Nonostante il consumo indiscriminato di alcolici sia associato a diverse malattie è un’abitudine ampiamente diffusa in molti Paesi, come il Giappone (46%). Gli uomini che dichiarano di bere sono quasi il doppio rispetto alle donne (20% vs 11%). In Europa lo dichiara il 20%, mentre in Italia lo afferma il 15%.

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Sostenibilità in cucina, ecco cosa fare 

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Sostenibilità in cucina, ecco cosa fare 

La sostenibilità è uno dei temi più caldi e condivisi del momento, che nasce gran parte dell’opinione pubblica. D’altronde, oggi più che mai, imparare a tutelare la Terra e a ridurre il proprio impatto sul pianeta è un’autentica priorità. In tutti gli aspetti della vita quotidiana, quindi, si possono compiere piccole azioni che ci orientano verso un atteggiamento “green”, e la cucina è uno degli ambiti in cui si può fare di più. Ecco, in sintesi, cinque semplici buone abitudini per fare la differenza, suggerite dal servizio di spesa online HelloFresh e riprese da Ansa, riducendo impatto, sprechi e imballi.

On line è meglio

Effettuare la spesa online, ricevendola poi a casa, significa non utilizzare l’auto per andare al supermercato ma non solo. Acquistando i meal kit, che contengono gli ingredienti già dosati per preparare le varie ricette, si può anche eliminare lo spreco alimentare assecondando appieno una filosofia che guarda alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente e delle sue risorse.

Anche la cottura può essere sostenibile

Per essere più sostenibili in cucina bisogna prestare attenzione anche ai metodi di cottura che si utilizzano per preparare i vari pasti a casa. Il forno non è di certo il massimo in quanto consuma moltissima energia elettrica, dunque quando lo si accende ci si dovrebbe organizzare in modo tale da cuocere contemporaneamente più di una pietanza. In quanto ai metodi di cottura più sostenibili, ne troviamo anche di innovativi ed originali come ad esempio quello che prevede di sfruttare le temperature della lavastoviglie. In questo caso, si mettono i cibi all’interno di vasetti di vetro ben sigillati e si inseriscono nell’elettrodomestico facendo partire il classico ciclo di lavaggio. Un metodo alquanto bizzarro, ma decisamente sostenibile che conviene provare!

Si alla cera d’api no alla plastica monouso

Un altro trucco facile facile verso la sostenibilità, che rientra nelle piccole cose che tutti possono fare, è utilizzare fogli in cera d’api al posto della classica pellicola trasparente, impiegata per coprire vasetti, contenitori ed alimenti vari. Per la stessa ragione, sarebbe opportuno evitare la plastica monouso per essere realmente sostenibili in cucina: sappiamo tutti quanto questo materiale sia inquinante e difficile da riciclare. Meglio dunque non utilizzare piatti, bicchieri e stoviglie in plastica: piuttosto, se proprio occorrono accessori monouso, conviene acquistare quelli in carta o comunque ecologici.

Riutilizzare gli scarti

Infine, bisognerebbe imparare dai nostri nonni, che sapevano che nulla è da buttare. Un consiglio prezioso in cucina: si possono infatti utilizzare in mille modi gli scarti delle materie prime e in modo particolare quelli delle verdure. Si possono usare per preparare un ottimo brodo vegetale ad esempio, ma anche in molte altre preparazioni. Provare per credere.

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Opinioni e percezioni sull’importanza del benessere fisico e mentale

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Opinioni e percezioni sull’importanza del benessere fisico e mentale

La pandemia da Covid-19 ha avuto molteplici conseguenze sulla salute fisica e mentale di ognuno di noi. Già a marzo 2021, i dati del sondaggio Ipsos condotto in collaborazione con il World Economic Forum, mostravano un peggioramento della salute mentale e stabilità emotiva per il 45% degli intervistati a livello internazionale. E l’Italia, già un anno fa, rientrava tra i Paesi in cui i cittadini hanno subito maggiormente le conseguenze del Covid sulla salute mentale e la stabilità emotiva. Più della metà (54%) dichiarava infatti un peggioramento e soltanto l’8% un miglioramento.

Donne e giovani i più propensi a pensare alla propria salute mentale

Anche nel 2021, in occasione della Giornata Mondiale della salute mentale (World Mental Health Day), che si celebra il 10 ottobre di ogni anno, il sondaggio Ipsos ha esplorato le opinioni dei cittadini di 30 Paesi riguardo la propria salute fisica e mentale e le percezioni in merito all’importanza attribuita. E in media, il 79% degli intervistati considera salute fisica e mentale ugualmente importanti quando si tratta della propria salute personale. Soltanto un terzo (35%) ritiene che il sistema sanitario nel proprio Paese trattino salute mentale e fisica con uguale importanza. Le donne e i giovani sono i più propensi a pensare alla propria salute mentale, mentre a livello internazionale, la salute mentale rappresenta il terzo problema di salute più importante che le persone devono affrontare nel proprio Paese, leggermente dietro il cancro.

Wellbeing, quanto spesso si pensa al benessere?

A livello internazionale, in media, il 53% degli intervistati afferma di pensare al proprio benessere mentale molto o abbastanza spesso. Al contrario, il 42% afferma di non pensarci molto spesso o mai. La percentuale più alta si registra in Brasile (75%), mentre quella più bassa si registra in Cina (26%). In Italia, poco più della metà degli intervistati (51%) afferma di pensare al proprio benessere mentale.

Bonus psicologo bocciato, lanciata la petizione online 

Considerando gli effetti della pandemia sul benessere mentale, riporta Adnkronos, si è discuso del cosiddetto bonus psicologo, ovvero un sostegno economico da destinare agli italiani che sentissero il bisogno di curare la propria salute mentale, con l’obiettivo di garantire assistenza psicologica a chi non potesse permettersela. Nonostante i buoni propositi per il nuovo anno, il bonus psicologo, al contrario del bonus rubinetti e il bonus monopattini, è stato escluso dalla legge di bilancio nella manovra 2022, provocando molteplici reazioni da parte dei singoli cittadini e degli esponenti politici.
A tal proposito, è stata lanciata una petizione online che in pochi giorni ha raccolto oltre 200.000 firme, con l’obiettivo di spingere il Governo a re-inserire la proposta nei provvedimenti e a considerarla una vera priorità. 

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Speranza e felicità, come siamo messi per il 2022?

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Speranza e felicità, come siamo messi per il 2022?

Cosa ci riserverà il 2022? E con quale stato d’animo lo affrontiamo? Inutile sottolineare che gli ultimi due anni  – più o meno – hanno condizionato la vita di tutti, sul Pianeta. E se il virus è ancora il protagonista dei pensieri dei cittadini, quali sono gli atteggiamenti verso tutti gli aspetti dell’esistenza? A queste domande ha cercato di rispondere il sondaggio di Fine Anno – la storica rilevazione condotta a livello globale fin dal 1979 dagli istituti di ricerca appartenenti al network Gallup International, di cui BVA Doxa è parte ed è responsabile della raccolta dati in Italia. Realizzata in più di 40 Paesi e basata su oltre 40.000 interviste, la ricerca è una tradizione consolidata in tutto il mondo, con i suoi Hope e Happiness Index e il tracking relativo all’andamento delle aspettative sulla congiuntura economica.

Il sentiment in Italia… 

Ottimisti o pessimisti? Uguali nel sentire sia al Nord sia al Sud dello Stivale? Insomma, come vivono il momento gli italiani e come si aspettano il futuro prossimo? Quasi la metà dei nostri connazionali (il 48%) afferma che l’anno prossimo sarà del tutto simile al 2021, mentre la quota di chi crede che il 2022 sarà peggiore del 2021 si attesta al 36%. Solo poco più di un italiano su dieci (14%) vede nel 2022 un anno migliore rispetto a quello che sta per concludersi. I giovani, i laureati e i cittadini del Nord-Ovest risultano più ottimisti guardando al 2022, mentre i più pessimisti sono gli over 54 e i residenti al Nord-Est. Sul fronte delle aspettative sulla congiuntura economica, la maggioranza degli italiani crede che il 2022 sarà caratterizzato da difficoltà (il 46%) o da una situazione equivalente a quella già vissuta nel 2021 (41%). Anche in questo caso, un italiano su dieci è convinto che il 2022 sarà un anno di prosperità economica. Nonostante il quadro dettato dall’emergenza pandemica, i giovani sono più positivi anche sulla possibilità di superare le difficoltà economiche. Nonostante la pandemia non stia lasciando ampi spazi a scenari diversi da quelli vissuti quest’anno, sembra che tra gli Italiani prevalgano sensazioni positive: il 39%, infatti, si dice felice, contro solo un 7% che si dichiara infelice, mentre la maggioranza si dice né felice né infelice (53%). Anche in questo caso, i giovani italiani, insieme ai laureati e ai cittadini del centro Italia sono le persone più felici del nostro Paese. Il Nord-Est, al contrario, si conferma l’area con la quota più elevata di pessimisti.

… e nel resto del mondo

A livello globale, il 38% della popolazione mondiale pensa che il 2022 sarà migliore del 2021, il 28% si aspetta un anno peggiore e il 27% crede che il 2022 sarà uguale al 2021. Il quadro appare simile a quanto si rilevava a fine 2020. Quanto al confronto con il passato recente, il 2008 resta ancora l’anno in cui si è registrato il tasso più alto di pessimismo nei confronti del futuro a livello globale. Secondo l’Hope Index di Gallup International Association, dato dalla differenza tra le risposte “migliore” e “peggiore” date dai cittadini in tutto il mondo alla domanda circa le aspettative sul nuovo anno, la top 5 dei Paesi ottimisti è la seguente: Indonesia (+72), Albania (+65), Azerbaijan (+53), Nigeria (+51), Messico e Vietnam (entrambi con punteggio +47).
La top 5 dei Paesi meno ottimisti, al contrario, vede la Turchia e la Bulgaria al primo posto (entrambe con un punteggio di -34), seguite da Afghanistan (- 32), Polonia (-30) e Repubblica Ceca (-25).