Valentina Beretta


Acquisti

Made in Italy: qualità, pregio e design le caratteristiche più apprezzate all’estero

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Made in Italy: qualità, pregio e design le caratteristiche più apprezzate all’estero

Quali sono le caratteristiche dei prodotti Made in Italy più apprezzate dai consumatori esteri? Elevata pregevolezza dei materiali, iconicità e design di altissima qualità. La conferma arriva dall’indagine ‘Quale valore del brand Made in Italy nel mondo’, realizzata da Unioncamere in collaborazione con Assocamerestero e la rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE).

La ricerca è stata presentata durante il convegno dal titolo ‘Italia: un valore nel mondo’, che ha visto confrontarsi personalità del mondo politico, istituzionale ed economico sulle caratteristiche che rendono unico il nostro Paese all’estero
L’indagine ha coinvolto 3mila intervistati, tra cui aziende italiane iscritte alla rete delle CCIE e i loro rappresentanti, imprese italiane esportatrici, distributori e fornitori di prodotti italiani. Cinque i focus group organizzati con le CCIE di Johannesburg, Londra, New York, San Paolo e Tokyo.

Un marchio iconico che genera miliardi

La ricerca ha evidenziato come le sole imprese operanti nei settori trainanti del Made in Italy (abbigliamento, automotive, alimentare e arredamento), occupano 2,1 milioni di lavoratori, generano 454 miliardi di euro di fatturato, 105,5 miliardi di valore aggiunto e 193,4 miliardi di export sul totale di 420 miliardi di tutti i settori legati al Made in Italy.

Di questi ultimi, oltre un terzo si stima siano legati all’iconicità del marchio ‘Made in Italy’, ovvero quell’insieme di caratteristiche che i consumatori associano a un prodotto italiano: qualità, design e pregevolezza dei materiali.

Una cultura imprenditoriale simbolo dell’eccellenza

“Il Made in Italy è un brand trasversale che accomuna tutte le nostre imprese: è il biglietto da visita dell’Italia all’estero – ha commentato Andrea Prete, Presidente di Unioncamere -. Racchiude una cultura imprenditoriale che simboleggia l’eccellenza nei campi più svariati, dall’arredamento al design, dalla moda all’agroalimentare. Raccontare il Made in Italy, oggi, significa raccontare la storia delle persone che alimentano il nostro tessuto imprenditoriale giorno dopo giorno, la storia di due milioni di lavoratori, ed è anche per questo che il brand Made in Italy va sempre più tutelato, promosso e valorizzato”. 

La sostenibilità come leva competitiva

“Le Camere italiane all’estero rappresentano un valore per l’Italia: grazie al ruolo che occupano nelle comunità d’affari dei Paesi in cui vivono e operano sono sempre più ‘rete di reti’, non solo di business, ma anche istituzionali – ha aggiunto Mario Pozza, Presidente di Assocamerestero -. Il cuore della nostra attività resta il sostegno all’export delle filiere chiave del Made in Italy, dall’alimentare alla meccanica, e la promozione dei territori, in termini sia di produzioni tipiche sia di attrattività turistica. Ma ora lo stiamo facendo in maniera diversa dal passato, integrando servizi e fonti di finanziamento, digitalizzando le modalità di erogazione, orientando le imprese a incorporare la sostenibilità ambientale e sociale tra le loro leve di competitività”.

Economia

Perchè la GenAI è il motore degli investimenti infrastrutturali?

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Perchè la GenAI è il motore degli investimenti infrastrutturali?

L’infrastruttura digitale è ora il fulcro principale di un’azienda agile e resiliente, poichè fornisce il supporto essenziale per gestire i carichi di lavoro e le applicazioni guidate dalle nuove tecnologie. L’Intelligenza Artificiale in particolare richiede la gestione efficiente di grandi volumi di dati. Secondo l’ultima indagine Worldwide Future of Digital Infrastructure Sentiment Survey di IDC, quasi otto aziende su dieci considerano l’infrastruttura digitale “importante” o “mission critical” per il successo delle proprie iniziative di business.

Inoltre, l’adozione della Generative AI (GenAI), il miglioramento della produttività e della fidelizzazione dei dipendenti e l’ottimizzazione dei budget e dei ricavi sono i tre principali driver delle attuali strategie infrastrutturali aziendali.

L’impatto dell’IA sugli investimenti infrastrutturali

Guardando al futuro, IDC prevede che la GenAI sarà il principale motore degli investimenti infrastrutturali nei prossimi 18 mesi. Le applicazioni GenAI in tempo reale e ad alta intensità di dati costringeranno molte aziende a rivalutare i programmi e le priorità relative alle infrastrutture digitali. Con la GenAI come catalizzatore, entro il 2027 il 40% delle imprese si affiderà ad architetture IT interconnesse tra cloud, core ed edge per supportare priorità di flusso di lavoro dinamiche e indipendenti dalla posizione geografica.

Integrare le operazioni IT con la tecnologia GenAI

Le organizzazioni stanno già esplorando attivamente modi per integrare le proprie attività e operazioni IT con la tecnologia GenAI. Tuttavia, molte aziende stanno scoprendo che le infrastrutture e le piattaforme attuali non sono pronte a supportare il volume, la distribuzione e la sincronizzazione dei dati e delle risorse richiesti dalla GenAI. Quest’ultima si nutre di dati e risorse indipendentemente dalla loro ubicazione fisica, che possono risiedere nel cloud, nei data center centrali e in postazioni edge e IoT altamente distribuite. Per avere successo con la GenAI, è necessario che tutti questi componenti funzionino con la massima orchestrazione e sincronizzazione.

La spesa per le infrastrutture digitali per la GenAI supererà i 18 miliardi di dollari nel 2024

IDC prevede che la spesa per le infrastrutture digitali per la GenAI supererà i 18 miliardi di dollari nel 2024 e crescerà a quasi 50 miliardi di dollari entro il 2027. La GenAI sta dunque determinando la richiesta di architetture infrastrutturali di nuova generazione, ottimizzate per il flusso di lavoro piuttosto che per il carico di lavoro, altamente automatizzate e governate sulla base di eventi e metriche prestazionali in tempo reale.

Saranno dinamicamente scalabili e forniranno un accesso self-service e on-demand a servizi e piattaforme avanzati per una vasta gamma di utenti finali in ambienti on-premise, edge e cloud pubblici. Inoltre, saranno interconnesse, consentendo ai flussi di lavoro di utilizzare senza soluzione di continuità più piattaforme di cloud, core, edge computing e connettività, trarre maggior beneficio dalle nuove generazioni di applicazioni AI.

Varie

Smart working in Italia, cosa ne pensano i lavoratori? E cosa fanno le aziende?

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Smart working in Italia, cosa ne pensano i lavoratori? E cosa fanno le aziende?

Il lavoro da remoto ha assunto un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche lavorative italiane, con significative implicazioni sul benessere dei dipendenti e sull’organizzazione aziendale. Secondo un’indagine condotta da ASUS Business, solo il 6,3% degli intervistati lavora completamente da remoto, mentre il 51,2% ha la possibilità di adottare lo smart working per 2-3 giorni alla settimana.

Questa flessibilità sembra incidere positivamente sulla soddisfazione complessiva dei dipendenti, soprattutto per quanto riguarda l’equilibrio tra vita personale e lavorativa. 

Vantaggi e svantaggi del lavoro da remoto 

L’adozione dello smart working ha portato diversi vantaggi, come la riduzione degli stress legati agli spostamenti casa-lavoro. Tra i vantaggi evidenziati, emerge che il 51% delle persone lavora con più calma, anche se questo significa spalmare le attività su più ore lavorative per gestire meglio le mansioni.

Tuttavia, emerge anche una serie di sfide, tra cui il senso di isolamento e il deterioramento delle relazioni che nascono lavorando in team. Questi aspetti negativi sembrano colpire maggiormente i lavoratori più anziani, mentre le nuove generazioni mantengono una visione più positiva. Anche le nuove leve, però, si trovano ad affrontare alcune sfide, quali la gestione a distanza dei lavori di gruppo e la mancanza di coordinamento.

Stabilità del mercato del lavoro e supporto aziendale

Nonostante le criticità associate allo smart working, la ricerca evidenzia una notevole stabilità nel mercato del lavoro italiano, con la maggior parte dei lavoratori che rimane nelle stesse aziende per oltre 5 anni. Si riscontrano però carenze nell’infrastruttura tecnologica fornita dalle imprese per supportare il lavoro da remoto, con solo il 45% dei dipendenti che utilizza un PC aziendale. Addirittura, il 60% degli smartworker si paga personalmente la connessione internet.

Inoltre, solo il 40% delle aziende ha implementato maggiori sistemi e protocolli di sicurezza informatica per il lavoro a distanza. Si tratta di elementi che evidenziano la necessitò di ribadire l’importanza del supporto aziendale e della sicurezza informatica per il benessere dei dipendenti e la continuità del lavoro.

Per concludere

Nonostante alcune difficoltà, ad oggi lo smart working è visto come un vero e proprio benefit per chi sta cercando una nuova azienda con la quale collaborare, e con l’introduzione da parte di alcuni big player della settimana lavorativa da 4 giorni, l’attenzione all’equilibrio fra vita personale e professionale è un pilastro fondamentale. Un pilastro a cui molti talenti non vogliono rinunciare.

Economia

Agricoltura 4.0: nel 2023 vale 2,5 miliardi di euro, +19%

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Agricoltura 4.0: nel 2023 vale 2,5 miliardi di euro, +19%

Nel 2023 il mercato dell’Agricoltura 4.0 raggiunge 2,5 miliardi di euro, +19% rispetto al 2022.
Il 72% delle aziende agricole italiane utilizza soluzioni di Agricoltura 4.0, una cifra sostanzialmente invariata rispetto al 2022, ma aumenta il numero di soluzioni medie per azienda (3,4, rispetto al 3,2 del 2022) e rimane pressoché stabile la superficie italiana coltivata con tecnologie digitali (9% vs 8% 2022). 

Tra le soluzioni maggiormente adottate, dopo i software gestionali, i sistemi di monitoraggio e controllo di macchine/attrezzature e terreni/coltivazioni, i DSS e le soluzioni basate su dati satellitari per la mappatura di coltivazioni e terreni.
Emerge dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research&Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia

Mercato e aziende

Dopo il boom degli acquisti di trattori e macchinari agricoli realizzato negli ultimi 2 anni, anche grazie agli incentivi statali, oggi la domanda si concentra su tipologie di soluzioni software, necessarie a interconnettere la parte hardware.

Aumenta la consapevolezza del valore dei dati, e quindi delle soluzioni che ne consentano l’analisi. A sottolineare la dinamicità dell’Agricoltura 4.0 è anche l’aumento di soluzioni innovative (+10%), accompagnata da una crescita rilevante dei provider tecnologici (+13%).
Solo l’8% delle aziende agricole, però, può essere considerato digitalmente ‘maturo’. Circa il 50% è ancora ‘in cammino’, mentre il 42% è costituito da aziende in forte ritardo nel percorso di adozione delle soluzioni di Agricoltura 4.0.

Il Carbon Farming

Il carbon farming consente di ridurre l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente, sequestrando e stoccando il carbonio nei terreni e nelle biomasse limitando le emissioni. In Italia, però, solo il 22% delle aziende agricole conosce queste pratiche.
Dei 214 progetti di carbon farming identificati a livello internazionale più dell’80% si concentra in Nord America ed Europa, che inoltre ospitano il 78% delle startup mondiali specializzate nell’offerta digitale per la filiera del carbon farming,

Questa comprende, oltre a software e gestionali (78%), soluzioni per l’analisi di dati e Big Data (61%), sistemi di mappatura basati su immagini e dati satellitari (40%), soluzioni basate sull’AI e il machine learning (39%).

Il digitale per la tracciabilità alimentare

In Italia nel 2023 l’offerta di soluzioni digitali per la tracciabilità alimentare cresce del +22%. Il primo motivo che spinge le aziende a implementare queste soluzioni è la necessità di garantire in maniera diretta al consumatore la qualità, l’origine e i metodi produttivi. Diventa sempre più forte, inoltre, il legame tra tracciabilità e sostenibilità.

Le soluzioni che consentono di digitalizzare le varie fasi del processo di tracciabilità sono abilitate da tecnologie quali IoT (23%), Mobile App (23%), Cloud (20%) e tecnologie Blockchain&Distributed Ledger (17%). Cresce poi la quota di soluzioni specificatamente dedicate al mondo agricolo per rispondere alla necessità di reale integrazione dei dati dal campo alla tavola.

Varie

Mutui: è vero che i tassi inizieranno a scendere a maggio?

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Mutui: è vero che i tassi inizieranno a scendere a maggio?

Facile.it ha analizzato i futures sugli Euribor, che rappresentano le aspettative di mercato, e ha scoperto che le rate dei mutui potrebbero iniziare a diminuire tra maggio e giugno. Un calo comunque modesto, compreso tra 14 e 22 euro circa per un mutuo variabile medio.
Per i calcoli, Facile.it ha considerato un mutuo medio variabile (126.000 euro in 25 anni, LTV 70%) sottoscritto a gennaio 2022, la cui rata a febbraio 2024 si è attestata a circa 751 euro rispetto ai 456 euro iniziali.

Insomma, “Chi ha un mutuo a tasso variabile dovrà stringere i denti ancora per un po’- sottolineano gli esperti di Facile.it – o valutare opzioni come la surroga per abbassare le rate”. Perché la discesa dei tassi sarà più lenta rispetto a quanto si aspettavano i mercati a inizio anno.

Nel 2024 stabili LTV e valore medio dell’immobile

Riguardo ai futures (aggiornati al 28 febbraio 2024) emerge che l’Euribor a 3 mesi dovrebbe scendere a circa il 3% entro la fine dell’anno, arrivando al 2,65% entro giugno 2025.

In questo caso, la rata scenderebbe di 67 euro entro dicembre 2024, per un calo di 100 euro a giugno 2025.
Quanto alla richiesta di mutui destinati all’acquisto della prima casa, chi ha presentato domanda di finanziamento nei primi due mesi del 2024 ha puntato a ottenere, in media, 136.523 euro da restituire in 25 anni. Stabili l’LTV (il rapporto tra valore del mutuo e dell’immobile) pari al 71%, e il valore medio dell’immobile oggetto di mutuo (circa 187.000 euro).

Aumenta l’età media dei richiedenti

L’unico dato peggiorato è l’età media di chi presenta domanda di finanziamento, aumentata di quasi un anno e arrivata a poco più di 37 anni e mezzo.
L’aumento è ascrivibile al calo del peso percentuale degli under36 sul totale dei richiedenti, dal 53% del 2023 al 49% del 2024.

Sul fronte dell’offerta, nei primi due mesi dell’anno le condizioni proposte dalle banche sono state nel complesso favorevoli, in particolare per i tassi fissi, con indici in costante calo.
Le migliori offerte per un mutuo standard da 126.000 euro in 25 anni (LTV 70%), partono da un TAN fisso pari al 2,87% e una rata di 589 euro. A gennaio 2024 la rata migliore era pari a 604 euro.

Fisso o variabile? Non c’è dubbio, meglio il primo

Stabili, invece, i tassi variabili, che restano sensibilmente più costosi, con i migliori TAN che partono dal 4,66%, pari a una rata di 705 euro.
La distanza tra tassi variabili e fissi ha spinto la quasi totalità dei richiedenti, più di 9 su 10, a scegliere questa seconda opzione.

Il calo dei tassi fissi continua a essere un’opportunità per coloro che vogliono provare ad approfittare della surroga, che nei primi due mesi del 2024 ha rappresentato un quarto della domanda totale di mutui (25%). Dato in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando era pari al 17%.

Economia

Milano, Monza Brianza e Lodi: quali sono i dati dell’industria a fine 2023?

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Milano, Monza Brianza e Lodi: quali sono i dati dell’industria a fine 2023?

Le elaborazioni del Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi sono la prima fonte per avere un quadro sulla congiuntura dell’industria alla fine dell’anno, nel quarto trimestre del 2023. Secondo l’analisi tendenziale, l’area metropolitana milanese ha registrato una leggera crescita nell’ultimo anno, con un aumento del 0,4% nella produzione, superando il dato lombardo che ha segnato un -0,8%. Per quanto riguarda il fatturato, confrontato con il quarto trimestre del 2022, si è verificato un aumento del 1,6% a livello locale e una diminuzione del -0,4% a livello regionale.

Il portafoglio ordini di Milano

Relativamente al portafoglio ordini, si è osservata una certa stabilità rispetto al quarto trimestre del 2022 (-0,1% in un anno). Milano mette a segno una performance migliore rispetto a quella della manifattura lombarda (-1,2%). I mercati esteri milanesi hanno fatto segnare un lieve aumento (+0,4%) rispetto al mercato interno (-0,5%). Nel complesso, nel quarto trimestre del 2023, c’è stato un leggero miglioramento congiunturale rispetto al trimestre precedente per la produzione industriale e il fatturato di Milano, con aumenti rispettivamente del 0,4% e del 0,5% destagionalizzato.

Cresce la produzione 

Se confrontato con il dato lombardo, si nota una simile leggera crescita per la produzione (+0,4% in regione), così come per il fatturato del milanese  (rimasto invece stabile in Lombardia, destagionalizzato). Per gli ordini interni, il dato congiunturale ha registrato una lieve diminuzione, più evidente per l’industria milanese rispetto alla tenuta della manifattura lombarda (rispettivamente -0,5% e +0,1% destagionalizzato). Per gli ordini esteri, la performance milanese è migliorata leggermente nei tre mesi (+0,4% rispetto al dato lombardo di -0,1% destagionalizzato).

Monza e Brianza

Per quanto riguarda Monza e Brianza, la variazione tendenziale della capacità produttiva ha collocato i volumi prodotti a un livello leggermente inferiore rispetto al quarto trimestre del 2022 (-0,6%), ma in modo leggermente migliore rispetto al calo lombardo (-0,8%). Il fatturato della manifattura brianzola è risultato in linea con il dato lombardo (-0,4%). Il portafoglio ordini ha evidenziato una riduzione leggermente migliorativa rispetto a quella registrata in Lombardia (rispettivamente -0,7% e -1,2%) nel quarto trimestre 2023.

Dal punto di vista congiunturale, la produzione industriale ha registrato un lieve calo rispetto al trimestre precedente (-0,4% destagionalizzato), mentre il fatturato è aumentato (+0,4% destagionalizzato), insieme a una diminuzione delle commesse esterne (-0,8% destagionalizzato) e interne (-0,5%).

Lodi

Nella zona di Lodi, nel quarto trimestre del 2023, rispetto all’anno precedente si è osservato un trend di tenuta per la produzione. L’analisi tendenziale ha mostrato un aumento del 0,2% nella produzione rispetto al quarto trimestre del 2022, una performance migliore rispetto al dato lombardo (-0,8%). Riguardo al fatturato, rispetto al quarto trimestre del 2022, si è registrato un recupero del +6,2%, molto superiore al dato regionale (-0,4%). Gli ordini sono cresciuti del 6,2% rispetto al -1,2% in Lombardia.

Nel quarto trimestre 2023, rispetto al trimestre precedente, si è osservato un aumento congiunturale della produzione industriale (+1% destagionalizzato), del fatturato (+2,3% destagionalizzato) e delle commesse acquisite dai mercati interni (+3,1% destagionalizzato) ed esteri (+0,8%).

Economia

Italiani e inflazione: com’è la situazione oggi?

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Italiani e inflazione: com’è la situazione oggi?

E’ sotto gli occhi di tutti il fatto che l’economia italiana, così come quella globale, negli ultimi anni sia stata travolta dalla tempesta energetica. Si è trattato di un autentico tsunami che ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi di una vasta gamma di prodotti e servizi.
Ma l’aspetto più preoccupante, da attribuirsi proprio a questo rincaro generalizzato, è stato l’aumento significativo dell’inflazione, con conseguenze rilevanti sul potere d’acquisto dei cittadini.

2021, quando tutto è iniziato

Nel complesso scenario economico del 2021, l’Italia ha vissuto l’esplosione della tempesta energetica. Un fenomeno che ha innescato un brusco aumento dell’inflazione che ha raggiunto l’apice dell’11,8% alla fine del 2022. Tuttavia, nel corso del 2023, l’inflazione ha registrato una discesa altrettanto rapida, quasi annullandosi e stabilizzandosi all’0,8% a gennaio.

I salari non sono allineati al tasso di inflazione

È importante sottolineare che i salari hanno mostrato una crescita molto più lenta rispetto al tasso d’inflazione, con una singolare conseguenza: durante i tre anni precedenti, sono aumentati lentamente durante la fase di crescita dell’inflazione e in modo più repentino durante la sua discesa.

Nel primo trimestre del 2021, la crescita salariale (+0,7%) superava quella inflattiva (+0,5%), ma nel secondo trimestre iniziava un lento declino del potere d’acquisto (+0,6% i salari; +1,3% l’inflazione). Con il passare dei trimestri, l’erosione si intensificava, ampliando la forbice tra salari e inflazione. Nel quarto trimestre del 2022, la distanza raggiungeva il suo apice con la crescita salariale dell’1,5% e l’inflazione all’11,8%, creando un differenziale di oltre dieci punti percentuali.

2023, il cambiamento di rotta

Nel corso del 2023, si è assistito a un cambiamento di rotta: la crescita salariale si è intensificata mentre il tasso d’inflazione ha rallentato, pur rimanendo più alto nel confronto. Nel terzo trimestre del 2023, la forbice si è ridotta, con una crescita salariale del 3,2% rispetto a un’inflazione del 5,9%. Infine, nell’ultimo trimestre del 2023, si è verificato il sorpasso, con una crescita delle retribuzioni del 4,8% rispetto a un’inflazione dell’1,2%.
Questo passaggio ha consentito agli stipendi di recuperare, facendo riconquistare ai cittadini italiani il potere d’acquisto in essere prima del 2021.

E’ davvero tutto a posto?

Ma tutto è davvero a posto? Non proprio. Lucio Poma, capo economista di Nomisma, commenta i dati: “Veniamo da due anni e mezzo nei quali le famiglie italiane si sono sensibilmente impoverite, hanno dovuto attingere ai propri risparmi o fare ricorso al credito per pianificare acquisti particolarmente onerosi o imprevisti. Una ferita profonda, che avrà bisogno di tempo e stabilità per rimarginarsi”.

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Italiani e influencer, è cambiato il rapporto dopo il “caso pandoro”?

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Italiani e influencer, è cambiato il rapporto dopo il “caso pandoro”?

Il mondo dell’influencer marketing ha raggiunto un giro d’affari di quasi 20 miliardi di euro nel 2023, secondo la Commissione europea. Si è dunque consolidato come un settore cruciale nelle strategie commerciali delle aziende e nelle abitudini quotidiane degli italiani. Per esplorare più in profondità queste nuove dinamiche, BVA Doxa e FLU, specializzata in influencer marketing, hanno condotto un’indagine approfondita sul rapporto tra gli italiani e gli influencer. E’ ancora amore, soprattutto dopo il “caso Pandoro” che ha coinvolto l’esponente più famosa del web, Chiara Ferragni, e di riflesso anche il marito? 

Il contesto del mercato globale e nazionale

Il valore di quasi 20 miliardi di euro nel mondo sottolinea la portata economica dell’influencer marketing, diventato un elemento fondamentale per brand e aziende su scala globale. In Italia, la ricerca di BVA Doxa ha coinvolto un campione di 1000 utenti di Instagram tra i 18 e i 54 anni, analizzando la variazione della relazione tra follower e influencer nel periodo tra ottobre 2022 e gennaio 2024.

Quanto si utilizza Instagram e qual è il seguito degli influencer?

I risultati dell’indagine indicano che il 94% degli utenti accede a Instagram almeno una volta al giorno, con l’82% che lo fa più volte al giorno. Due su tre seguono almeno un influencer, e oltre la metà segue addirittura più di 10 influencer. Questi dati confermano l’ampia diffusione del fenomeno e l’incidenza significativa degli influencer nella vita quotidiana degli italiani. 

Fiducia e chiarezza: i pilastri di tutti i rapporti, anche quelli digitali 

Nonostante le recenti vicissitudini di Chiara Ferragni, l’indagine ha rivelato che la fiducia degli italiani nei confronti degli influencer rimane elevata. Ben il 90% dei nostri connazionali afferma di fidarsi degli influencer che segue. Il 77% degli intervistati dichiara di saper riconoscere se un contenuto è sponsorizzato o meno, evidenziando un alto grado di maturità e consapevolezza da parte degli utenti.

Impatto sulle scelte d’acquisto

Il 62% degli intervistati apprezza le sponsorizzazioni, e per l’86% del campione il post sui social media rappresenta ancora il punto di partenza per un successivo acquisto, registrando un aumento del 3% rispetto al 2022. Oltre due italiani su tre ammettono di aver acquistato un prodotto perché lo hanno visto sponsorizzato sui social media.

Ci vuole trasparenza

Rispetto all’indagine del 2022, la “competenza” degli influencer è cresciuta di 4 punti percentuali. Insieme alla “trasparenza”, quest’ultima continua a essere l’aspetto più rilevante per gli italiani nel valutare gli influencer e i contenuti da loro veicolati. In conclusione, l’indagine di BVA Doxa sottolinea che la fiducia degli italiani verso gli influencer resta alta, così come è elevato l’impatto dei social sulle decisioni d’acquisto. Insomma, questo settore continua a rivestire un’importanza strategica nella comunicazione e nelle dinamiche del mercato italiano.

Acquisti

Ecobonus: ripartono gli incentivi auto 2024

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Ecobonus: ripartono gli incentivi auto 2024

Da martedì 23 gennaio 2024 è possibile inserire sulla piattaforma Ecobonus le prenotazioni per il contributo all’acquisto di veicoli non inquinanti di categoria M1 (autoveicoli), L1e – L7e (motocicli e ciclomotori) e N1 e N2 (veicoli commerciali).

Il contributo è rivolto alle persone fisiche o giuridiche, che intendono acquistare veicoli non inquinanti. L’importo degli incentivi è riconosciuto nella forma di sconto sul prezzo d’acquisto, e varia in base alle emissioni del veicolo, e a una eventuale rottamazione.
L’iter per la richiesta del contributo prevede quattro fasi, prenotazione, erogazione, rimborso e recupero.

Le quattro fasi dell’iter

Durante la prenotazione, il concessionario/rivenditore, una volta completata la registrazione alla piattaforma, procede con la prenotazione del contributo per ogni veicolo, e in base alla disponibilità del fondo, riceve conferma della prenotazione effettuata.

In seguito, il concessionario/rivenditore riconosce al cliente il contributo tramite compensazione del prezzo di acquisto. E il costruttore/importatore del veicolo rimborsa al concessionario/rivenditore il contributo erogato.
Infine, il costruttore/importatore riceve dal concessionario/rivenditore la documentazione utile per recuperare il contributo rimborsato sotto forma di credito d’imposta.

L’importo del contributo

Ma a quanto ammonta il contributo? A oggi, per le auto con emissioni inquinanti tra 0-20 g/km di CO2 (modelli fino a 35mila euro più IVA) ammonta a 5mila euro con rottamazione e 3mila euro senza. A chi acquista auto nella categoria 21-60 g/km di CO2 (fino a 45 mila euro più IVA) possono andare 4mila euro con rottamazione e 2mila euro senza. Nella fascia 61-135 g/km di CO2 (fino a 35 mila euro più IVA), 2mila euro solo con rottamazione.

Ma i vecchi incentivi, che partono comunque in base a quanto previsto da un precedente Dpcm, saranno ancora disponibili solo per poche settimane perché il ministero, dopo un tavolo con le associazioni di settore previsto per il 1° febbraio, conta di portare alla firma del presidente del Consiglio un nuovo Dpcm al fine di migliorare l’incentivo, tenendo conto dell’andamento del mercato e delle esigenze dei consumatori.

Nuove norme in arrivo

L’attuale pacchetto stanziato per il 2024 prevede risorse complessive di circa 1 miliardo, e una volta conteggiati i residui non spesi degli incentivi 2023 si valuterà se aggiungere eventualmente ulteriori risorse.
Il nuovo piano sarà presentato il 1° febbraio al tavolo automotive e l’entrata in vigore del nuovo Dpcm è prevista tra marzo e aprile.

In particolare, in base alle nuove norme gli incentivi per auto elettriche partiranno da 6.000 euro (senza rottamazione) e arriveranno a 13.750 euro se si rottama un’auto Euro2 e si ha un Isee sotto 30mila euro.
L’aiuto per l’acquisto di una vettura ibrida, si legge su Il Sole 24 Ore, andrà invece da 4 a 10mila euro, e quello per un per un’auto a basse emissioni dai 1.500 ai 3.000 euro.

Varie

Passaporti che “contano”: quello italiano è tra i più “potenti” al mondo

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Passaporti che “contano”: quello italiano è tra i più “potenti” al mondo

Ogni anno l’autorevole Henley Passport Index ‘pesa’ i passaporti in base al numero di destinazioni raggiungibili dai titolari senza necessità di visto, evitando quindi burocrazia e attese per il via libera. Basata su dati verificabili della International Air Transport Association (Iata) l’Henley Passport Index è la classifica di Henley & Partners, nota società di consulenza sulla cittadinanza e la residenza globale con sede a Londra e oltre 25 uffici nel mondo.

E in campo di passaporti, a sorpresa, svetta proprio il nostro Paese: è uno di quelli che consentono di visitare senza visto il maggior numero di Stati al mondo.
Insomma, anche un passaporto può fare la differenza specie se, come quello italiano, permette di entrare senza visto in ben 194 Paesi del globo.

Nel 2024 medaglia d’oro a sei Paesi 

Henley & Partners ha calcolato un indice che stila in base al valore raggiunto una classifica dei ‘passaporti più potenti del mondo’.
“Quest’anno – ha annunciato la società londinese – ben sei Paesi, un numero senza precedenti, si sono aggiudicati il primo posto per la ‘forza’ del loro passaporto”.
E l’Italia, con il suo passaporto, dopo aver ricoperto la settima posizione della classifica l’anno scorso, entra nel palmarès 2024.

L’anno precedente, a pari merito con Finlandia e Lussemburgo, il passaporto rilasciato dal nostro Paese vantava infatti ‘solo’ 189 destinazioni raggiungibili senza visto.

Italia, Germania, Francia, Giappone, Singapore e Spagna a pari merito

In generale, il rapporto mette in evidenza che anche quest’anno appena iniziato i passaporti europei si confermano come generalmente ‘forti’, o comunque, tra i più forti del mondo.

La prima posizione, in particolare, è condivisa a pari merito con l’Italia da Germania, Francia, Giappone, Singapore e Spagna. Da notare che in altri Paesi, come la Francia e il Giappone, la notizia normalmente è seguita da grande clamore. Tanto che il primo canale della televisione d’Oltralpe, Tf1, ha addirittura ‘incoronato’ la Francia campionessa per la forza del suo passaporto nel mondo. 

Una classifica basata sui dati dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo

L’Henley Passport Index, riporta Agi, precisa ancora la società, “si basa su dati esclusivi dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo, il più grande e accurato database di informazioni di viaggio, ed è stato migliorato dal team di ricerca di Henley & Partners”.

I risultati della ricerca con le classifiche e gli approfondimenti del caso sono disponibili all’interno del Global Mobility Report 2024.