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In Italia solo il 7% delle aziende sa difendersi dalle minacce informatiche

Posted by Valentina Beretta on
In Italia solo il 7% delle aziende sa difendersi dalle minacce informatiche

Secondo il Cybersecurity Readiness Index 2023 soltanto il 7% delle aziende italiane, contro più del doppio a livello globale, ritiene di essere in grado di difendersi da un attacco informatico.
L’indagine è stata condotta su un campione di 6.700 professionisti provenienti da 27 paesi, fra cui l’Italia, che operano nell’ambito della cybersecurity. Per realizzare il Cisco Cybersecurity Readiness Index sono stati presi come criteri di misurazione 5 pillar, che costituiscono la principale linea di difesa di un’azienda, Identità, Dispositivi, Sicurezza della rete, Carichi di lavoro applicativi, e Dati.

I cinque pilastri fondamentali della cybersecurity

Per quanto riguarda l’Identità, è necessario fare progressi in questo ambito, poiché solo il 13% delle aziende è classificato come ‘Maturo’. Quanto ai Dispositivi, la percentuale più alta di aziende in fase Matura è del 20%. Anche per la Sicurezza della rete le aziende sono in ritardo, con il 72% degli intervistati che si trova nella fase Iniziale o Formativa. Ma è quella dei Carichi di lavoro applicativi l’area in cui le aziende risultano meno preparate, con l’80% delle stesse in fase Iniziale o Formativa, mentre per i Dati il numero di aziende in fase Matura è pari al 14%.

I quattro gradi di preparazione 

Agli intervistati è stato chiesto di indicare quali sono le soluzioni finora adottate e qual è il loro attuale status. Al termine dell’indagine le aziende sono state classificate nei quattro gradi di preparazione: Principiante, Formativo, Progressivo, Maturo. In Italia solo il 7% delle aziende è nella fase Matura, l’8% si trova ancora in quella Principiante e il 61% in quella Formativa. Le aziende italiane mostrano quindi una preparazione in materia di cybersecurity molto inferiore alla media globale. A livello globale le aziende in uno stadio Maturo sono infatti il 15%. Nei prossimi 12-24 mesi, inoltre, il 75% degli intervistati si aspetta un’interruzione della propria attività a causa di un attacco informatico, mentre il 31% dichiara di averne subito uno nel corso dell’ultimo anno.

Essere impreparati può costare caro

Il 25% delle aziende colpite ha dovuto spendere almeno 500.000 dollari per riprendere il controllo della propria attività, riporta Adnkronos. Per questo l’87% degli intervistati prevede di aumentare il proprio budget per la sicurezza di almeno il 10% nei prossimi 12 mesi.
“L’errore più grande da parte delle aziende è quello di difendersi dagli attacchi informatici utilizzando un mix di strumenti – ha dichiarato Jeetu Patel, executive vice president and general manager of security and collaboration at Cisco -. Occorre invece considerare piattaforme integrate, grazie alle quali le aziende possono raggiungere un grado di resilienza sufficiente colmando allo stesso tempo il loro gap di preparazione nei confronti della cybersecurity”.

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Quali sono i Paesi più felici del mondo secondo il World Happiness Report 2023?

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Quali sono i Paesi più felici del mondo secondo il World Happiness Report 2023?

Da oltre 10 anni l’Onu realizza il World Happiness Report, che traduce in numeri e grafici il livello di soddisfazione di 137 Paesi del Mondo. E il Rapporto di quest’anno, con al centro gli effetti della pandemia, conferma i Paesi scandinavi come i più felici del mondo. Diversi i motivi: supporto sociale, reddito, libertà e assenza di corruzione. Insomma, sono Paesi che riescono a mantenere alti livelli di benessere soggettivo, e che non hanno perso questa capacità nemmeno durante la pandemia.
Di fatto, i primi dieci Paesi più felici del mondo sono Finlandia, Danimarca, Svizzera, Islanda, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Nuova Zelanda, Austria e Canada. E l’Italia?

L’Italia è al 33° posto

Il nostro Paese non si colloca benissimo nella classifica dei Paesi più felici al mondo. Siamo infatti al 33° posto su 137, un risultato decisamente non esaltante. Inoltre, abbiamo perso due posizioni dal 2020, e con un ‘punteggio felicità’ pari a 6,4, non molto sopra la sufficienza, l’Italia si inserisce dopo la Spagna e prima del Kosovo, superata anche da Germania (16° con un punteggio felicità di 6,89), Gran Bretagna (19° con un punteggio felicità di 6,79) e Francia (21°, con un punteggio felicità di 6,66). Sopra di noi anche Costa Rica (23°, con un punteggio felicità di 6,6) e Romania (24°, con un punteggio felicità di 6,58).

Etica dei cittadini e affidabilità delle istituzioni

In generale, i Paesi con livelli più alti di fiducia nelle istituzioni e negli altri cittadini, di sostegno istituzionale e sociale, di qualità della governance e dei servizi pubblici, di libertà individuale, di rispetto dei diritti umani e di qualità ambientale sono più felici, e hanno resistito meglio alla crisi pandemica. A contare, insomma, è l’etica di un Paese, ma contano anche le istituzioni, ovvero se sono affidabili e offrono servizi adeguati ai cittadini. Inoltre, contano anche reddito e salute, ma una società in cui cittadini sono più virtuosi è anche più felice, perché il benessere di ognuno è legato a quello degli altri.

Uno stato esistenziale che non prescinde dal benessere collettivo

La pandemia ha portato dolore e sofferenza, ma anche un aumento del sostegno sociale, sottolineando la capacità degli esseri umani di aiutarsi e sostenersi nei momenti di grave difficoltà.
L’esperienza col Covid è servita a molti per riflettere sull’importanza delle cose semplici, spesso date per scontate, e ha portato a una maggiore gratitudine. In questo contesto, la salute mentale sta assumendo sempre maggiore rilevanza, affiancandosi ad altri fattori come rilevante per la soddisfazione di vita. Insomma, il World Happiness Report 2023 evidenzia l’importanza di coltivare relazioni positive con gli altri e con il pianeta. La felicità quindi è uno stato esistenziale che passa per l’individuo, ma che non può prescindere dal benessere collettivo e dalla condivisione.

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In Italia si mangia bene, ma si fa poco sport

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In Italia si mangia bene, ma si fa poco sport

Il 4 marzo di ogni anno ricorre la Giornata Mondiale dell’Obesità, istituita nel 2015 dalla Federazione Internazionale per l’Obesità (IFO) con l’obiettivo di invertire la crisi globale dell’obesità. La giornata ha lo scopo di sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni sul tema dell’obesità e sui suoi pericolosi effetti sulla salute, di incoraggiarne la prevenzione nonché lottare contro discriminazioni, pregiudizi e l’uso di un linguaggio stereotipato e stigmatizzante nei confronti delle persone che vivono con l’obesità. Il nuovo sondaggio Ipsos ha indagato le principali abitudini alimentari e non dell’opinione pubblica italiana. L’indagine, nonostante rilevi un’alimentazione sommariamente corretta da tutte le fasce di età, mostra una situazione peggiore in tema di attività fisica: 2 persone su 5 dichiarano infatti di fare attività fisica raramente durante la settimana.

Sane abitudini e attenzione a una corretta alimentazione

Per due italiani su cinque il pasto rappresenta un momento di convivialità e condivisione, e il 20% lo descrive come un momento gioioso e felice della giornata. Sul lato alimentazione, gli italiani e le italiane adottano uno stile piuttosto equilibrato. Durante la settimana, a malapena una persona su dieci consuma junk-food /cibo preconfezionato, mentre più frequente risulta il consumo di frutta e verdura. Una persona su due dichiara di mangiare verdura/ortaggi almeno una volta al giorno, e un terzo almeno qualche volta a settimana. I Millenials risultano ‘meno’ inclini al suo alto consumo (solo il 34% dichiara di mangiarla almeno una volta al giorno). Allo stesso modo, due persone su tre dichiarano di mangiare una porzione di frutta almeno una volta al giorno. I Millenials mostrano un consumo giornaliero più basso (36%), seguiti dalla GenerazioneZ (39%).

Ci si sposta in auto e si fa poca attività fisica

Il quadro cambia sul versante dell’attività fisica. In particolare, due persone su cinque affermano di muoversi a piedi, mentre quasi una su due usa la macchina per spostarsi. Invece, i mezzi pubblici (4%) e la bicicletta (6%) non sembrano essere i mezzi preferiti per gli spostamenti. E tutti gli aspetti positivi inerenti all’alimentazione perdono di significatività quando si arriva a parlare di attività fisica sportiva. Risulta, infatti, che più di due persone su cinque pratichino raramente attività sportiva e solo una su cinque afferma di farla due/tre volte alla settimana.

La consapevolezza sull’alimentazione sana

Si può affermare, quindi, che probabilmente in Italia vi è consapevolezza dell’importanza di un’alimentazione corretta. Si tratta di una consapevolezza proveniente, presumibilmente, dalla nostra storia culinaria e dal nostro rapporto stretto con la cucina, ma che può portare con sé una difficoltà maggiore nell’ammettere di non riuscire a seguire una dieta sana. Di fatto, tra coloro che si dichiarano in sovrappeso, il 50% afferma di non praticare attività sportiva anche se le abitudini alimentari risultano sommariamente equilibrate. Forse, allora, è arrivato il momento di iniziare a portare più al centro dell’attenzione l’importanza che l’attività fisica e sportiva gioca nella nostra salute.

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I dipendenti italiani sono pronti a un cambio radicale di carriera

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I dipendenti italiani sono pronti a un cambio radicale di carriera

Secondo la ricerca Transformations, skills and learning realizzata dal Gruppo Cegos in 7 Paesi, 3 dipendenti italiani su 4 (78%) sarebbero disposti a prendere in considerazione un cambio totale di carriera. Direttori e hr manager sono consapevoli del fenomeno, e si stanno attivando per programmi di retraining, ma solo il 24% li ha già implementati. Del resto, lo sviluppo delle competenze è sempre più vitale per adattarsi alle trasformazioni in atto. In particolare per la trasformazione digitale (61%), quella legata alle nuove modalità di lavoro (52%) e sulla sicurezza informatica (39%).
Sono queste le grandi sfide che per gli hr manager avranno il maggior impatto, tanto che il 37% dei programmi di formazione implementati sono di upskilling (36%).

Reskilling: un possibile rimedio alla difficoltà di trattenere talenti

Oltre all’upskilling si stanno però affermando anche approcci di reskilling per la mobilità interna, da interpretare come possibile rimedio alle crescenti difficoltà nel reclutare e trattenere i talenti.
Inoltre, 9 dipendenti su 10 sono disposti ad autoformarsi, e il 64% avverte lo sviluppo delle competenze una responsabilità condivisa tra azienda e lavoratore (59% hr). Ma solo il 40% dei lavoratori ritiene che l’organizzazione soddisfi le proprie esigenze di formazione ‘just in time’, e per il 42% la risposta arriva troppo tardi rispetto a quando si è manifestato il bisogno formativo.

Bisogni di competenze e offerta di formazione dovrebbero coincidere

Il 55% di responsabili hr ritiene che sia difficile far corrispondere i bisogni di competenze dell’organizzazione con l’offerta di formazione. Per costruire i programmi di formazione gli hr director si basano su quattro driver: ruoli e competenze della propria organizzazione, variazione della business strategy, esigenze individuali e delle linee di business. Inoltre, per il 41% degli hr director sono da migliorare soprattutto le competenze digitali e manageriali (39%), oltre le soft skill. Organizzazione efficiente del lavoro, creatività e senso dell’innovazione sono in cima alle priorità dei dipendenti, mentre agilità e adattamento sono al top per i professionisti hr.
L’apprendimento blended e online, riporta Adnkronos, sono ancora favoriti dai referenti hr. Il 60% ha attivato negli ultimi due anni corsi di formazione online, il 49% corsi blended e il 41% corsi in aula.

Ascoltare i “serial learner” per non perdere competitività

“Di fronte ai cambiamenti in atto e al crescente interesse dei dipendenti nello sviluppo delle proprie competenze, le organizzazioni devono essere in grado di offrire una gamma di opportunità di formazione, mobilità e riqualificazione dinamiche e chiare, e devono renderle anche più visibili internamente per incoraggiare un maggiore coinvolgimento dei dipendenti – commenta Emanuele Castellani, ceo di Cegos Italy & Cegos Apac -. Un’attenzione particolare va riservata ai ‘serial learner’ capaci di influenzare positivamente i colleghi, e che potrebbero rappresentare una grave perdita di competitività se non ascoltati, soprattutto alla luce dell’impennata di dimissioni dell’ultimo anno, spesso legate alla ricerca di condizioni più vicine alle proprie aspettative e valori”.

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Lavoro: quali sono i Bonus e le agevolazioni per i lavoratori italiani nel 2023?

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Lavoro: quali sono i Bonus e le agevolazioni per i lavoratori italiani nel 2023?

Il 2023 si preannuncia un anno positivo per il mercato del lavoro in Italia, con nuove opportunità per i giovani, le donne e le categorie più colpite dalla crisi. Sia i pensionati sia i lavoratori dipendenti, ma anche i lavoratori autonomi, possono infatti beneficiare di alcuni bonus e alcuni vantaggi messi a disposizione del Governo, che ha annunciato una serie di misure per favorire la ripresa economica e creare nuove opportunità di lavoro. Una delle novità più importanti è il Bonus giovani, un contributo a fondo perduto per le imprese che assumono giovani tra i 18 e i 29 anni. Il bonus è destinato a coprire fino al 60% delle retribuzioni lorde dei nuovi assunti e sarà erogato per un periodo massimo di 12 mesi.

Il Bonus occupazione giovani

Il Bonus occupazione giovani prevede invece uno sgravio dei contributi previdenziali per i datori di lavoro che nel triennio 2021-2022-2023 assumono giovani under 36, ovvero fino a 35 anni compiuti, pari al 100% Il governo ha anche annunciato un piano di formazione professionale per i lavoratori, al fine di aiutarli ad acquisire nuove competenze e abilità per rimettersi in gioco nel mercato del lavoro.

Previsto un ampliamento delle opportunità di lavoro per le donne

Inoltre, ci sarà un ampliamento delle opportunità di lavoro per le donne, con l’introduzione di politiche di conciliazione vita-lavoro e l’istituzione di un fondo per l’occupazione femminile. In particolare, il Bonus assunzioni donne è stato prorogato al 2023, e consiste nella riduzione dei contributi per i datori di lavoro che assumono, a tempo indeterminato o determinato, lavoratrici prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi, o da 6 mesi se risiedono in aree svantaggiate. La Legge di Bilancio 2021 ha incrementato il bonus assunzioni donne portando la decontribuzione dal 50% al 100%, e grazie alla proroga intervenuta con la Legge di Bilancio 2023, anche nel 2023. Vale anche per le assunzioni di donne che lavorano in una professione o in un settore economico caratterizzati da un’accentuata disparità occupazionale di genere.

Finanziamenti per le start up innovative e progetti di economia sociale

Sarà anche possibile accedere a finanziamenti per la creazione di nuove imprese, in particolare per le start up innovative e per i progetti di economia sociale. Tra gli altri bonus e incentivi introdotti o prorogati anche per l’anno in corso, l’Incentivo assunzioni al Sud, che prevede lo sgravio totale dei contributi per un periodo di 48 mesi per i datori di lavoro che assumono disoccupati in alcune aree del Meridione italiano, il Bonus assunzioni reddito di cittadinanza, il Bonus giovani genitori, il Bonus disabili, il Bonus Cooperative, e l’Agevolazione per over 50. In questo caso, le aziende che assumono lavoratori e lavoratrici con più di 50 anni hanno diritto a una decontribuzione del 50%.

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Gli italiani non gradiscono i doni di Natale (tranne il cibo)

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Gli italiani non gradiscono i doni di Natale (tranne il cibo)

Quasi un italiano su tre è insoddisfatto di quanto riceve per Natale, e i 35-44enni non contenti dei doni natalizi sono oltre il 40%. E se il regalo non soddisfa, via libera al ‘riciclo’. 
In molti vi fanno ricorso, ma l’abitudine dilaga tra i giovani della GenZ, di cui il 41% ricicla il dono non gradito. Profumi, guanti, sciarpe, bigiotteria e il tipico maglione di Natale tra i regali più a ‘rischio’, mentre è il buon cibo a mettere tutti d’accordo, in modo trasversale, dai più giovani agli over 65. Insomma, il regalo perfetto per andare sul sicuro, e non sbagliare, è proprio il cibo.
Sono alcuni risultati di una ricerca condotta da SWG per Deliveroo sulle preferenze degli italiani alle prese con i regali di Natale.

Profumi, sciarpe, guanti, candele e foulard i regali più a “rischio riciclo”

Secondo quanto emerge dalla ricerca, circa un italiano su tre (30%) si dice insoddisfatto di quanto solitamente riceve in dono. Una percentuale che sale al 43% tra i Millennials, la fascia d’età tra i 35 e i 44 anni. Quando il regalo non piace, la soluzione è riciclarlo. Secondo la ricerca ricicla i doni il 24% degli italiani, con punte del 41% tra i più giovani della Generazione Z, la fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni. Tra i regali a maggior ‘rischio riciclo’, i profumi (15%), gli accessori invernali, come sciarpe e guanti (13%), le candele e i profumatori per l’ambiente (11%), gli accessori femminili, come foulard o bigiotteria (9%), e ancora, cravatte e portafogli da uomo (8%), e in fondo alla classifica il classico maglione di Natale (4%).

Molto meglio qualcosa di buono da mangiare

Per non sbagliare, ed evitare così il rischio di vedere bollato il proprio pensiero come perfetto da riciclare, gli italiani hanno una soluzione: il buon cibo.
Più di nove su dieci (91%) concordano nell’affermare che ricevere “qualcosa di buono da mangiare o fare un’esperienza gastronomica” sia il regalo giusto per andare sul sicuro.
Una scelta, quindi, che mette d’accordo tutti e unisce intere generazioni. Si orientano verso il buon cibo l’85% dei giovanissimi, tra i 18 e i 24 anni, fino agli over 65, dove la percentuale arriva fino al 94%.

Un cesto di prodotti gastronomici è sempre il numero 1

Le opzioni preferite? Il cesto di prodotti gastronomici guida la classifica con il 44% delle preferenze, seguito da una bottiglia di buon vino (33%), e sul terzo gradino del podio, i tradizionali panettoni, pandori e altri dolci tipici natalizi (28%). Seguono una gift card esperienziale (23%), e una selezione di alimenti gourmet (21%).
In ogni caso, per il 93% degli intervistati il regalo perfetto deve essere innanzitutto fatto con il cuore. Meglio ancora, se condivisibile (71%) e divertente (70%).

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I social e la comunicazione aziendale

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I social e la comunicazione aziendale

A oggi, i principali social per il B2B sono Meta (Facebook e Instagram), TikTok, Pinterest, Twitter e LinkedIn. Secondo una ricerca di Dataportal, ripresa da Cerved, la media mondiale di permanenza quotidiana sui social network per singolo utente è di 2, 27 ore: è perciò intuibile quanto sia importante per un’azienda il giusto presidio di questi luoghi digitali. Data la loro natura e la potenzialità divulgativa, i social sono diventati un luogo di informazione. La comunicazione e la propagazione delle notizie è diventata istantanea, ma se da un lato questa connessione perenne sul mondo comporta grandi benefici, la libertà di accesso e gestione dell’informazione genera anche grossi rischi. Un esempio è il fenomeno delle fake news. Per questo è essenziale controllare le fonti e affidarsi solo a quelle attendibili.

La comunicazione commerciale

Essere presenti sui principali canali di comunicazione social non è più solo consigliato, è divenuto un imperativo. Non esserci, vuol dire non esistere, o quasi. Allo stesso modo, è categorico avere una strategia ben precisa, perché avere canali Corporate non basta. Gli utenti infatti sono sempre più smaliziati, e utilizzano questi mezzi per ottenere informazioni sensibili anche ai fini dell’acquisto. Da qui nasce la necessità di coinvolgere nella comunicazione ai propri prospect, partner autorevoli. Essere citati dagli attori che hanno community verticali, e sono riconosciuti come affidabili, è il punto di partenza per far parlare di sé nel modo corretto.

Viral storytelling

La viralità di un contenuto spesso è un processo incontrollabile che dipende da numerosi fattori. Però, con i giusti accorgimenti, è possibile produrre contenuti che hanno buone probabilità di generare passaparola.
La prima domanda da porsi per raggiungere quest’obiettivo è: chi posta questo contenuto? Se a farlo è una pagina o un personaggio noto, con una community ampia e attiva, il nostro contenuto avrà molte più chance di diventare virale. Far parlare di sé in modo naturale, sfruttando informazioni dal taglio informativo ed editoriale legate all’azienda, è uno strumento eccellente per acquisire visibilità, autorevolezza e passaparola online.
La seconda considerazione da fare è relativa al contenuto in sé: è interessante? Cattura l’attenzione di un utente? Ha probabilità di essere condiviso? Se le risposte sono affermative, siamo sulla strada corretta.

Il target

Il terzo elemento da non sottovalutare è il pubblico. Un target generalista, per quanto ampio, sarà potenzialmente meno reattivo di un piccolo pubblico mirato. I social network conservano un numero di informazioni molto ampio su ciascun utente: luogo di nascita, luogo di residenza, sesso, età, interessi, posizione lavorativa e tanto altro. Sarebbe da ingenui pensare che chi utilizza questi strumenti a scopi professionali non utilizzi questi dati per indirizzare meglio le proprie comunicazioni. Alla luce di quanto detto, va da sé che avvalersi dell’ausilio di partner specializzati aiuti nell’individuazione della strada corretta da intraprendere.

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La cucina, palcoscenico del cambiamento: lo dicono i Wonderful Changers

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La cucina, palcoscenico del cambiamento: lo dicono i Wonderful Changers

Appassionati, dinamici, intenzionati a conciliare al meglio la via privata e quella lavorativa, mixando con creatività tutti gli ambiti. E, soprattutto, senza rinunce. E’ l’identikit dei Wonderful Changers, un nuovo profilo sociale apparso anche in Italia che ha letteralmente spazzato il ricordo delle casalinghe (e casalinghi) anni Cinquanta. Si tratta di persone che amano sperimentare (51%) e adattarsi ai cambiamenti (53%): sempre più multitasking (62%), flessibili (58%) e determinati (56%), sono donne – e anche uomini – in grado di conciliare famiglia, lavoro e interessi personali (27%). E’ lo spaccato che emerge dallo studio condotto dall’Osservatorio Vorwerk per l’Italia, effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1.200 italiani di età compresa tra i 20 e i 50 anni.

Senza rinunce

Favorevoli all’aiuto della tecnologia (66%) e vogliosi di ritrovarsi a tavola con gusto e armonia, sempre più italiani e italiane adottano come stile di vita il Wonderful Changing, spinti dall’esigenza di dare un tocco di originalità alla propria vita a partire dalla cucina (65%), luogo ideale per uscire dalla routine quotidiana in modo semplice e veloce. “Dalla ricerca dell’Osservatorio Vorwerk per l’Italia emerge una nuova generazione che punta a bilanciare l’equilibrio vita-lavoro senza voler rinunciare a nulla”, commenta Novella Sardos Albertini, Direttore marketing di Vorwerk Italia. “Una generazione che ama il cambiamento e che – soprattutto in cucina e grazie all’aiuto della tecnologia – riesce ad ottimizzare i tempi per potersi dedicare alla famiglia o alle proprie passioni”. 
Cosa significa stare bene, dunque? Rispondono sempre gli intervistati: per il 68% vuol dire riuscire a trovare il giusto equilibrio tra casa e lavoro, riuscendo a dedicare così il tempo ideale per coltivare le proprie passioni, una caratteristica tipica dei Wonderful Changers: percentuale che sale (72%) se prendiamo in considerazione solo le donne. Da notare come risulta piacevole, soprattutto alle donne (56%), anche ricevere un complimento a tavola: l’esperienza di preparazione dei piatti si traduce in una fonte di benessere.

Cosa rappresenta la cucina

Cosa rappresenta la cucina per i Wonderful Changers? È soprattutto il luogo dove si ha l’assoluta libertà creativa (65%), lo spazio ideale per sperimentare (49%), dove riscoprire sapori sani e cibi sostenibili (61%) e dove creare quell’effetto sorpresa (57%) attraverso piatti capaci di conquistare amici e famiglia. Infatti, la più grande soddisfazione in cucina per i Wonderful Changers consiste proprio nello stupire i commensali a tavola (68%), oltre a riuscire a preparare pietanze elaborate in poco tempo (61%). Proprio il giusto tempo necessario per la preparazione dei piatti rappresenta una delle principali esigenze in cucina (64%), seguita dalla disponibilità di strumenti adeguati (57%) e di ingredienti sani (53%).

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Cybersecurity: anche Sua Maestà può nascondere una truffa

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Cybersecurity: anche Sua Maestà può nascondere una truffa

Sua Maestà la Regina Elisabetta II è morta, e molti vogliono onorare la sua memoria. Sono stati creati anche numerosi progetti che offrono alle persone la possibilità di investire il proprio denaro in token o acquistare cimeli legati alla monarca, ma i ricercatori di Kaspersky invitano alla prudenza. Rendere omaggio alla Regina può esporre a truffe online, e anche in questo caso consigliano di proteggere i propri dati durante gli acquisti sui siti web. Gli esperti di Kaspersky hanno scoperto infatti diversi progetti di investimento che offrono crypto token e NFT con il nome della Regina Elisabetta II, ‘rendendo omaggio a Sua Maestà’.

Attenzione alle iniziative di investimento in criptovalute

Gli eventi di rilevanza mondiale sono spesso utilizzati come richiamo per molte iniziative di investimento in criptovalute, e la scomparsa della Regina non costituisce un’eccezione. Questi siti sono piuttosto recenti e potrebbero non essere sicuri, quindi i dati dei portafogli di criptovalute inseriti dagli utenti potrebbero essere a rischio in caso di violazione del database del sito. In memoria della regina più longeva del mondo, agli utenti sono state offerte anche monete commemorative o magliette raffiguranti Sua Maestà. La maggior parte dei siti in cui vengono offerti tali prodotti sono piuttosto nuovi: non sono in alcun modo protetti e durante il pagamento l’utente non viene trasferito su una pagina sicura.

Acquistare cimeli online, solo su negozi affidabili

Di conseguenza, i dati delle carte, gli indirizzi o i nomi degli utenti potrebbero non essere protetti, il che significa che queste informazioni possono essere rubate da intrusi se il database del sito viene compromesso. Di conseguenza, quando si acquistano cimeli online, è importante scegliere solo negozi affidabili, senza dimenticare di controllare l’indirizzo del sito del negozio. Spesso, infatti, i truffatori creano pagine di phishing, simili a quelle di brand famosi. Inoltre, occorre diffidare da offerte eccessivamente vantaggiose e sconti notevoli, perché molto spesso i criminali informatici usano prezzi bassi rispetto ad altri negozi come esca per ottenere le credenziali degli utenti e i dati delle carte di credito.

Un’esca per ottenere i dati di pagamento

“La morte della Regina Elisabetta II ha sconvolto il mondo, commuovendo milioni di persone – ha commentato Olga Svistunova, Security Expert di Kaspersky -. Per rendere omaggio a Sua Maestà, molti utenti cercano di acquistare un prodotto commemorativo o un token con la sua immagine. Tuttavia, i siti in cui vengono offerti tali prodotti sono stati per lo più creati frettolosamente da persone che non si sono preoccupate di assicurare la loro sicurezza. Quando acquistate da questi siti – aggiunge Olga Svistunova -, ricordate che molti di essi non sono sicuri e che i dati inseriti in queste pagine sono a rischio di furto, quindi ricordate di utilizzare una soluzione sicura e affidabile per proteggervi. Scegliete inoltre di acquistare solo da negozi affidabili e diffidate dei prezzi eccessivamente ribassati dei prodotti: possono essere usati dai criminali informatici come esca per ottenere i vostri dati di pagamento”.  

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Prima e dopo una seduta di osteopatia: i consigli

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L’osteopatia è una disciplina medica particolarmente raccomandata per tutti coloro i quali sono interessati da fastidi che riguardano il sistema muscolo-scheletrico.

Tante sono infatti le persone che periodicamente si rivolgono ad un osteopata per risolvere problemi piccoli e grandi che influiscono sulla qualità della vita.

Per questo motivo di seguito forniamo alcuni consigli utili relativi al giusto comportamento prima e dopo il sottoporsi ad una seduta di osteopatia.

Cosa fare prima di una seduta di osteopatia

Dormire a sufficienza

Certamente una buona regola da tenere a mente prima di una seduta di osteopatia è quella di riuscire a riposare in maniera adeguata.

Dormire in maniera profonda e soddisfacente nel corso della notte precedente la seduta di osteopatia può aiutare a fare in modo da risvegliarci senza alcun tipo di tensione nel corpo e dunque una sensazione di benessere generale.

Evita pasti abbondanti

È importante evitare pasti abbondanti nelle tre ore che precedono la seduta di osteopatia.

Mangiare troppo infatti può impegnare in maniera importante il nostro organismo, il quale consuma non poche risorse per la digestione, e questo potrebbe avere un effetto non positivo nel corso della seduta.

Tra l’altro durante la digestione la pressione del sangue aumenta in maniera sensibile. Per questo è consigliabile di fare un pasto leggero e comunque non mangiare nulla a partire da un’ora prima della nostra seduta.

Svuota la vescica

È molto importante andare in bagno e svuotare la vescica prima di una seduta di osteopatia. Ciò è preferibile soprattutto in quei tipi di trattamento che riguardano le gambe, dato che il trattamento da parte dell’osteopata potrebbe fungere da stimolo proprio nel corso della seduta.

Meglio per questo pensarci prima e arrivare al nostro appuntamento con la vescica già vuota.

Cosa fare dopo una seduta di osteopatia

Concediti il giusto riposo

Dopo una seduta di osteopatia è giusto riposare per qualche ora. Il tuo organismo sarà infatti alla ricerca del nuovo equilibrio e qualsiasi tipo di attività potrebbe disturbare tale processo.

Meglio per questo riposare e fare in modo che il corpo possa procedere in questa fase senza alcun tipo di influenza.

Segui i consigli del tuo osteopata

Se il tuo osteopata ti ha dato dei precisi consigli da seguire, fai come ti è stato suggerito. Effettua dunque gli esercizi necessari, i quali sono importanti per massimizzare l’efficacia della seduta.

Sia che si tratti di esercizi di allungamento che di altro tipo di movimenti specifici, effettuali in maniera scrupolosa, così da riuscire a guarire più velocemente.

Idratati a sufficienza

Bere una buona quantità d’acqua è una ottima pratica per chi si è appena sottoposto ad una seduta di osteopatia.

In questa maniera è possibile eliminare eventuali scorie che il corpo aveva accumulato e che sono pronte per il rilascio. A parte questo, quella di bere una buona quantità d’acqua ogni giorno è un’idea da fare propria tutti i giorni dell’anno.

Chiedi al tuo osteopata

Qualsiasi dubbio, perplessità o curiosità tu debba avere nei giorni seguenti la seduta di osteopatia, non esitare a contattare il tuo terapista di fiducia.

Egli saprà infatti rispondere ad ogni tua domanda consigliandoti i comportamenti più corretti da adottare per velocizzare il processo di guarigione.

Considera infatti che questi professionisti svolgono frequentemente dei corsi di aggiornamento ed ogni tipo di corso di terapia manuale che possa essere utile ad acquisire nuove tecniche e migliorare la conoscenza di quelle che si adoperano già.

Questa è per ogni cliente una garanzia, dato che la formazione e l’aggiornamento continuo sono la base di un trattamento veramente efficace e risolutivo.