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Gli incidenti che avvengono maggiormente in cantiere

Posted by Valentina Beretta on

Secondo quanto è possibile leggere direttamente sul sito dell’INAIL, le cadute dall’alto rappresentano la tipologia di incidente che più spesso si presenta in cantiere.

Ricordiamo che per lavoro ad alta quota, così come previsto dal Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs 81/08), si intendono tutti quei lavori che vengono effettuati ad una altezza superiore ai due metri.

Dai due metri in su dunque, si parla di alta quota e di tutti i pericoli cui sono esposti i lavoratori nel momento in cui salgono sul tetto di un edificio o comunque lavorano ad una altezza superiore ai due metri.

Certo, quello della caduta dall’alto non è l’unico fattore a causare degli incidenti, sebbene sia il più importante. Le cadute dall’alto rappresentano infatti il 54% degli infortuni, seguite dagli oggetti che cadono dall’alto che ne causano il 12%, seguiti dalla perdita del controllo durante la conduzione di mezzi che ne causa il 7%.

Dunque la sola caduta dall’alto raggruppa oltre la metà degli infortuni che si verificano in cantiere, ed è per questo che la normativa di settore ha delineato sempre più quelle che sono le misure per la sicurezza da seguire al fine di diminuire progressivamente il numero di incidenti.

I dispositivi di protezione individuale

A tal proposito il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro prevede che i lavoratori debbano obbligatoriamente utilizzare determinati tipi di protezione che sono utili ad evitare che possa verificarsi la caduta dall’alto, anche in caso di perdita di equilibrio.

Certamente, le imbracature rappresentano il più famoso dei dispositivi di protezione individuale: parliamo dunque di robuste funi che vengono assicurate attorno al corpo del lavoratore, dunque un sistema di arresto caduta molto valido e che entra automaticamente in funzione in caso di necessità.

Chiaramente le imbracature vanno assicurate ad un punto fermo che possa arrestare in sicurezza qualsiasi eventuale caduta. Tale opportunità di ancoraggio è offerta dalle linee vita tetto, le quali possono essere installate sia in via definitiva che temporanea e consentono anche a più lavoratori di potersi ancorare.

Ci sono poi i caschi con allaccio sottogola, che sono utilissimi nel caso in cui un oggetto possa cadere dall’alto e proteggere così la testa del lavoratore da un eventuale colpo. Ci sono poi i guanti ignifughi, le scarpe antinfortunistica, i dispositivi per la protezione degli occhi e delle orecchie.

I dispositivi di protezione collettiva

Vi sono poi i dispositivi di protezione collettiva, il cui scopo è quello di proteggere più lavoratori contemporaneamente.

Rientrano in questa categoria i vari connettori di sicurezza, funi con assorbitori ed in genere tutto quello che serve per creare un collegamento affidabile tra i lavoratori ed il punto di ancoraggio.

Esistono poi anche delle apposite reti di sicurezza, le quali vengono ancorate su apposite intelaiature di metallo, ed i parapetti provvisori.

Possiamo citare infine opere provvisionali come ad esempio i ponteggi, grazie ai quali è possibile prevenire i rischi di caduta.

Conclusione

Dunque ad oggi le cadute dall’alto continuano ad incidere in maniera notevole sulle statistiche che riguardano gli incidenti che avvengono in cantiere.

Diventa a tal proposito prezioso adoperare i dispositivi di protezione individuale e collettiva oggi disponibili sul mercato, e grazie ai quali è possibile bloccare sul nascere qualsiasi tipo di caduta, impedendo così che qualcuno possa farsi del male.

Bisogna dire infatti, che dal momento in cui è entrato in vigore il D.Lgs 81/08 il numero di incidenti sul lavoro, con riferimento sia a quelli con vittime che quelli senza, è diminuito in maniera drastica, il che è un trend certamente positivo che spinge gli addetti del settore a continuare in questa direzione.

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Prima e dopo una seduta di osteopatia: i consigli

Posted by Valentina Beretta on

L’osteopatia è una disciplina medica particolarmente raccomandata per tutti coloro i quali sono interessati da fastidi che riguardano il sistema muscolo-scheletrico.

Tante sono infatti le persone che periodicamente si rivolgono ad un osteopata per risolvere problemi piccoli e grandi che influiscono sulla qualità della vita.

Per questo motivo di seguito forniamo alcuni consigli utili relativi al giusto comportamento prima e dopo il sottoporsi ad una seduta di osteopatia.

Cosa fare prima di una seduta di osteopatia

Dormire a sufficienza

Certamente una buona regola da tenere a mente prima di una seduta di osteopatia è quella di riuscire a riposare in maniera adeguata.

Dormire in maniera profonda e soddisfacente nel corso della notte precedente la seduta di osteopatia può aiutare a fare in modo da risvegliarci senza alcun tipo di tensione nel corpo e dunque una sensazione di benessere generale.

Evita pasti abbondanti

È importante evitare pasti abbondanti nelle tre ore che precedono la seduta di osteopatia.

Mangiare troppo infatti può impegnare in maniera importante il nostro organismo, il quale consuma non poche risorse per la digestione, e questo potrebbe avere un effetto non positivo nel corso della seduta.

Tra l’altro durante la digestione la pressione del sangue aumenta in maniera sensibile. Per questo è consigliabile di fare un pasto leggero e comunque non mangiare nulla a partire da un’ora prima della nostra seduta.

Svuota la vescica

È molto importante andare in bagno e svuotare la vescica prima di una seduta di osteopatia. Ciò è preferibile soprattutto in quei tipi di trattamento che riguardano le gambe, dato che il trattamento da parte dell’osteopata potrebbe fungere da stimolo proprio nel corso della seduta.

Meglio per questo pensarci prima e arrivare al nostro appuntamento con la vescica già vuota.

Cosa fare dopo una seduta di osteopatia

Concediti il giusto riposo

Dopo una seduta di osteopatia è giusto riposare per qualche ora. Il tuo organismo sarà infatti alla ricerca del nuovo equilibrio e qualsiasi tipo di attività potrebbe disturbare tale processo.

Meglio per questo riposare e fare in modo che il corpo possa procedere in questa fase senza alcun tipo di influenza.

Segui i consigli del tuo osteopata

Se il tuo osteopata ti ha dato dei precisi consigli da seguire, fai come ti è stato suggerito. Effettua dunque gli esercizi necessari, i quali sono importanti per massimizzare l’efficacia della seduta.

Sia che si tratti di esercizi di allungamento che di altro tipo di movimenti specifici, effettuali in maniera scrupolosa, così da riuscire a guarire più velocemente.

Idratati a sufficienza

Bere una buona quantità d’acqua è una ottima pratica per chi si è appena sottoposto ad una seduta di osteopatia.

In questa maniera è possibile eliminare eventuali scorie che il corpo aveva accumulato e che sono pronte per il rilascio. A parte questo, quella di bere una buona quantità d’acqua ogni giorno è un’idea da fare propria tutti i giorni dell’anno.

Chiedi al tuo osteopata

Qualsiasi dubbio, perplessità o curiosità tu debba avere nei giorni seguenti la seduta di osteopatia, non esitare a contattare il tuo terapista di fiducia.

Egli saprà infatti rispondere ad ogni tua domanda consigliandoti i comportamenti più corretti da adottare per velocizzare il processo di guarigione.

Considera infatti che questi professionisti svolgono frequentemente dei corsi di aggiornamento ed ogni tipo di corso di terapia manuale che possa essere utile ad acquisire nuove tecniche e migliorare la conoscenza di quelle che si adoperano già.

Questa è per ogni cliente una garanzia, dato che la formazione e l’aggiornamento continuo sono la base di un trattamento veramente efficace e risolutivo.

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Come eliminare i metalli pesanti dall’acqua del rubinetto?

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Facciamo molto bene ad essere sempre attenti all’acqua che beviamo ogni giorno, o comunque quella che utilizziamo per cucinare.

Essa infatti, oltre a contenere tutte le sostanze nutritive e gli elementi benefici per il nostro organismo di cui siamo a conoscenza (come ad esempio i vari sali minerali) può contenere anche degli elementi che in realtà non sono benefici per il nostro corpo ma che comunque vengono ingeriti e dunque immessi nel nostro organismo.

Per questo motivo facciamo sempre bene ad accertarci della qualità dell’acqua che riceviamo quando apriamo il rubinetto di casa. Tra gli elementi maggiormente pericolosi vi sono i metalli pesanti.

Metalli pesanti: cosa sono?

Avrai certamente sentito parlare dei metalli pesanti. Si tratta di elementi chimici che si trovano anche in natura e che possono potenzialmente anche essere presenti nel nostro organismo, assolvendo una particolare funzione.

Il problema è che, quando questi sono presenti in maniera eccessiva, rischiano di avere delle conseguenze negative per la nostra salute compromettendo la normale funzionalità di determinati nostri organi.

A cosa è possibile andare incontro?

Assumere, chiaramente in maniera inconsapevole, una quantità superiore alla media di metalli pesanti può portare a diversi problemi che solitamente interessano il sistema nervoso.

Parliamo ad esempio di eventuali disfunzioni ormonali o di un particolare senso di stanchezza. Questi sono dei sintomi che chiaramente possono riguardare altro tipo di patologia ma che comunque solitamente si presentano nel momento in cui una persona presenta una quantità eccessiva di metalli pesanti nel corpo.

Esistono per questo delle particolari analisi che consentono di capire se al momento nell’organismo vi sia una eccessiva presenza di metalli pesanti o meno. In particolar modo è sufficiente analizzare un capello della persona.

Qual è il limite massimo consentito di metalli pesanti nell’acqua?

Ogni paese ha stabilito per legge quello che è il limite sui valori massimi entro cui devono rientrare metalli pesanti. Oltre non è possibile andare e dunque in quel caso l’acqua non è possibile definirla potabile.

Non vi è un limite generico che vale per tutti i metalli pesanti ma al contrario, in Italia così come in altri paesi, c’è un limite per ciascun singolo metallo pesante. Ecco di seguito quelli più famosi e dunque quelli che con maggior frequenza è possibile riscontrare nell’acqua cui abbiamo accesso:

  • Mercurio: 1 microgrammo ogni litro di acqua
  • Cadmio: 5 microgrammi per ogni litro di acqua
  • Arsenico: 50 microgrammi per ogni litro di acqua
  • Cromo 50: microgrammi per ogni litro di acqua
  • Piombo 50: microgrammi per ogni litro di acqua
  • Tallio: 2 microgrammi per ogni litro di acqua

Dunque c’è un limite ben preciso per ciascun tipo di metallo pesante.

Per avere la certezza che questi siano eventualmente presenti nell’acqua cui hai accesso e per conoscere esattamente in quale quantità essi sono presenti, è necessario far analizzare un campione d’acqua ad un laboratorio specializzato.

In che modo è possibile eliminare tali metalli pesanti?

Il metodo classico e più efficace per eliminare i metalli pesanti dall’acqua del rubinetto, o comunque dall’acqua cui si ha accesso, è quello dell’ osmosi inversa. In base a questo principio l’acqua viene fatta veicolare attraverso un apposito filtro che è in grado di trattenere tutti i metalli pesanti.

In questa maniera l’acqua diventa immediatamente più sicura e dunque perfettamente potabile. Esistono in commercio diverse tipologie di dispositivi di questo tipo e dunque è possibile visionare quelli che sono i vari depuratore acqua casa prezzi.

Questa è dunque la soluzione ideale per raggiungere il tuo obiettivo, ovvero quello di tutelare la tua salute e quella dei familiari eliminando tutti i metalli pesanti eventualmente presenti nell’acqua, conferendole al tempo stesso un miglior sapore.

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Come funzionano gli spettrometri?

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Grazie ad un moderno spettrometro è possibile analizzare le proprietà di luce su una porzione dello spettro elettromagnetico, riuscendo così ad ed identificare i materiali che compongono il materiale in questione. Parliamo dunque di uno strumento veramente importante per l’analisi di materiali di ogni tipo, con grande accuratezza e in maniera molto rapida.

In quali campi vengono adoperati gli spettrometri?

I campi di applicazione degli spettrometri sono davvero vasti, riguardano tantissimi settori come ad esempio quello medico, scientifico, estetico, spaziale, militare e spaziale, per citarne alcuni. Un moderno spettrometro può essere adoperato direttamente in cantiere o nell’aria di produzione.

Può anche essere spostato di sede in sede senza che risenta di eventuali cambi di temperatura in quanto la sua termocamera è stabilizzata. Anche le operazioni di trasporto sono particolarmente facili ed è sufficiente una sola persona anche per quel che riguarda la gestione del macchinario.

Un considerevole aumento della qualità di produzione

Grazie uno spettrometro è facile attendersi un tangibile miglioramento della qualità di produzione, in virtù delle capacità di analisi e misura che consentono a questo strumento di classificare i materiali di ogni tipo, organici inclusi.

Optoprim è sul mercato dal 1994 e offre ai propri clienti il supporto è tutta l’assistenza necessaria per individuare la tipologia di strumento più adatto a risolvere le necessità individuali e fornisce al tempo stesso supporto anche per quel che concerne l’integrazione della tecnologia all’interno della propria azienda.

Questa azienda con sede in provincia di Monza commercializza moderni spettrometri di grande qualità ed in grado di controllare rapidamente ogni tipo di materiale, analizzandone la composizione.

È possibile scegliere tra diversi modelli di spettrometri, progettato per soddisfare ciascuna particolare necessità di utilizzo e dunque a migliorare notevolmente la qualità del prodotto finale a prescindere dalla tipologia di materiale e tipo di lavorazione.

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Tavolo della cucina, come sceglierlo? Tutte le dritte

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Tavolo della cucina, come sceglierlo? Tutte le dritte

Il tavolo in cucina è importante. Non solo perché amplia – e di moltissimo – lo spazio di lavoro, ma soprattutto perché permette di vivere l’ambiente cucina – se lo dimensioni lo consentono – in ogni momento della giornata. Colazione, pranzo e cena in famiglia, sia per comodità sia per intimità, per moltissimi italiani si svolgono proprio in questo locale. Inutile poi sottolineare che il tavolo è un arredo a tutti gli effetti, e completa il design della cucina stessa: nulla vieta di fare arditi accostamenti, come linee moderne per i mobili e un tavolo rustico, oppure coniugare a uno stile più classico un tavolo dal disegno più contemporaneo. L’unico vincolo, ovviamente, è dato dalle dimensioni e dalla disposizione del locale. Per il resto, via libera alla scelta, sulla base dei propri gusti e anche delle proprie esigenze. Ecco, in un breve excursus, qualche indicazione utile per identificare il tavolo perfetto.

Tavolo rotondo

In linea di massima, è il modello consigliato per le cucine di dimensioni contenute. Intimo e conviviale, può essere collocato anche in un angolo della stanza, magari corredato da pratici sgabelli. Questa è la soluzione giusta se si dispone di un tavolo di maggiori misure in soggiorno, dove poter accogliere gli ospiti. Se invece quello in cucina è l’unico tavolo della casa, sarà meglio prevedere un modello con delle prolunghe, che in caso di necessità possa dilatare lo spazio dove accomodarsi a pranzo o a cena. Tavoli tondi moderni, e anche qualche pezzo vintage – adesso così di moda – hanno il piano in marmo, in resina o in piastrelline colorate. Se il materiale è lucido, meglio: rifletterà la luce e regalerà più ariosità all’intera stanza.

Tavolo rettangolare

E’ il classico dei classici, il modello che ben si sposa con quasi tutte le cucine. Può essere collocato al centro del locale, se i metri quadrati lo consentono, o appoggiato contro il muro ed eventualmente spostato in caso di bisogno. Un autentico evergreen.

Tavolo ovale

L’ideale per le cucine lunghe e strette, dato il suo ingombro contenuto. E’ una forma che sta tornando di moda e che, soprattutto, consente di poter aggiungere più posti a tavola rispetto a tavoli di altre forme.

Tavolo a scomparsa

O a consolle, è fissato per un lato a una parete: si alza e si abbassa a seconda delle esigenze. Perfetto per le cucine piccole, una volta chiuso “ruba” pochissimo spazio.

Tavolo a bancone

E’ il trend degli ultimi anni: il tavolo ricavato o sul piano della penisola (o isola) della cucina o come prolungamento del piano di lavoro, con il medesimo materiale. Dal bellissimo effetto, specie le cucine open, è anche molto pratico: sotto può infatti essere attrezzato con scomparti o armadietti. In linea generale, anche la scelta del tavolo più “giusto” varrebbe la pena affidarsi a degli esperti già in fase di ideazione della cucina stessa. Ad esempio Pedrazzini Arreda, rivenditore ufficiale di Veneta Cucine a Milano, offre ai propri clienti un servizio di studio e progettazione della cucina dei sogni, anche adattando i modelli visionabili nello show-room alle specifiche esigenze.

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Acqua pura anche in ufficio con i dispenser IWM

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La corretta idratazione è una condizione essenziale per il benessere fisico e quello del nostro organismo. Bere la giusta quantità d’acqua è infatti essenziale anche ad aiutare a  mantenere alto il livello di energie e concentrazione durante l’orario di lavoro. Ecco perché è importante bere spesso nel corso della giornata e dunque non solo durante i pasti ma anche durante l’orario di lavoro. Spesso però, la necessità di bere si scontra con il sapore troppo forte che di norma caratterizza l’acqua dei boccioni solitamente presenti negli uffici. Ciò spinge i dipendenti ad evitare di bere o a preferire bevande gasate che di certo non fanno bene e sicuramente non sono in grado di dissetare come l’acqua, a causa degli zuccheri che contengono. I boccioni inoltre, hanno lo svantaggio di essere difficili da trasportare e da movimentare, oltre ad avere un costo al litro non indifferente ed in grado di incidere sui costi di gestione di ogni azienda o ufficio.

La soluzione pratica e conveniente è quella di adottare uno dei dispenser acqua ufficio che IWM propone, i quali filtrano direttamente l’acqua del rubinetto eliminando ogni impurità ed offrendo un’acqua assolutamente bilanciata e sicura. È inoltre possibile avere acqua fredda o calda a piacimento, così come un’ottima acqua gasata o del ghiaccio se lo si preferisce, andando incontro ai desideri di tutti. Il risparmio è notevole considerando che l’acqua del rubinetto è decisamente più economica rispetto quella dei boccioni, che vanno poi smaltiti secondo quanto previsto dalle normative dei singoli comuni dopo il loro utilizzo, ma che troppo spesso vengono purtroppo riciclati a discapito della salute dei fruitori. I dispenser IWM consentono invece ai tuoi dipendenti di bere tutta l’acqua che desiderano personalizzandola in base ai loro gusti, con la certezza di bere sere dell’ottima acqua utile anche a migliorare la produttività del’intero ufficio.

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Mutui: è vero che i tassi inizieranno a scendere a maggio?

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Mutui: è vero che i tassi inizieranno a scendere a maggio?

Facile.it ha analizzato i futures sugli Euribor, che rappresentano le aspettative di mercato, e ha scoperto che le rate dei mutui potrebbero iniziare a diminuire tra maggio e giugno. Un calo comunque modesto, compreso tra 14 e 22 euro circa per un mutuo variabile medio.
Per i calcoli, Facile.it ha considerato un mutuo medio variabile (126.000 euro in 25 anni, LTV 70%) sottoscritto a gennaio 2022, la cui rata a febbraio 2024 si è attestata a circa 751 euro rispetto ai 456 euro iniziali.

Insomma, “Chi ha un mutuo a tasso variabile dovrà stringere i denti ancora per un po’- sottolineano gli esperti di Facile.it – o valutare opzioni come la surroga per abbassare le rate”. Perché la discesa dei tassi sarà più lenta rispetto a quanto si aspettavano i mercati a inizio anno.

Nel 2024 stabili LTV e valore medio dell’immobile

Riguardo ai futures (aggiornati al 28 febbraio 2024) emerge che l’Euribor a 3 mesi dovrebbe scendere a circa il 3% entro la fine dell’anno, arrivando al 2,65% entro giugno 2025.

In questo caso, la rata scenderebbe di 67 euro entro dicembre 2024, per un calo di 100 euro a giugno 2025.
Quanto alla richiesta di mutui destinati all’acquisto della prima casa, chi ha presentato domanda di finanziamento nei primi due mesi del 2024 ha puntato a ottenere, in media, 136.523 euro da restituire in 25 anni. Stabili l’LTV (il rapporto tra valore del mutuo e dell’immobile) pari al 71%, e il valore medio dell’immobile oggetto di mutuo (circa 187.000 euro).

Aumenta l’età media dei richiedenti

L’unico dato peggiorato è l’età media di chi presenta domanda di finanziamento, aumentata di quasi un anno e arrivata a poco più di 37 anni e mezzo.
L’aumento è ascrivibile al calo del peso percentuale degli under36 sul totale dei richiedenti, dal 53% del 2023 al 49% del 2024.

Sul fronte dell’offerta, nei primi due mesi dell’anno le condizioni proposte dalle banche sono state nel complesso favorevoli, in particolare per i tassi fissi, con indici in costante calo.
Le migliori offerte per un mutuo standard da 126.000 euro in 25 anni (LTV 70%), partono da un TAN fisso pari al 2,87% e una rata di 589 euro. A gennaio 2024 la rata migliore era pari a 604 euro.

Fisso o variabile? Non c’è dubbio, meglio il primo

Stabili, invece, i tassi variabili, che restano sensibilmente più costosi, con i migliori TAN che partono dal 4,66%, pari a una rata di 705 euro.
La distanza tra tassi variabili e fissi ha spinto la quasi totalità dei richiedenti, più di 9 su 10, a scegliere questa seconda opzione.

Il calo dei tassi fissi continua a essere un’opportunità per coloro che vogliono provare ad approfittare della surroga, che nei primi due mesi del 2024 ha rappresentato un quarto della domanda totale di mutui (25%). Dato in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando era pari al 17%.

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Milano, Monza Brianza e Lodi: quali sono i dati dell’industria a fine 2023?

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Milano, Monza Brianza e Lodi: quali sono i dati dell’industria a fine 2023?

Le elaborazioni del Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi sono la prima fonte per avere un quadro sulla congiuntura dell’industria alla fine dell’anno, nel quarto trimestre del 2023. Secondo l’analisi tendenziale, l’area metropolitana milanese ha registrato una leggera crescita nell’ultimo anno, con un aumento del 0,4% nella produzione, superando il dato lombardo che ha segnato un -0,8%. Per quanto riguarda il fatturato, confrontato con il quarto trimestre del 2022, si è verificato un aumento del 1,6% a livello locale e una diminuzione del -0,4% a livello regionale.

Il portafoglio ordini di Milano

Relativamente al portafoglio ordini, si è osservata una certa stabilità rispetto al quarto trimestre del 2022 (-0,1% in un anno). Milano mette a segno una performance migliore rispetto a quella della manifattura lombarda (-1,2%). I mercati esteri milanesi hanno fatto segnare un lieve aumento (+0,4%) rispetto al mercato interno (-0,5%). Nel complesso, nel quarto trimestre del 2023, c’è stato un leggero miglioramento congiunturale rispetto al trimestre precedente per la produzione industriale e il fatturato di Milano, con aumenti rispettivamente del 0,4% e del 0,5% destagionalizzato.

Cresce la produzione 

Se confrontato con il dato lombardo, si nota una simile leggera crescita per la produzione (+0,4% in regione), così come per il fatturato del milanese  (rimasto invece stabile in Lombardia, destagionalizzato). Per gli ordini interni, il dato congiunturale ha registrato una lieve diminuzione, più evidente per l’industria milanese rispetto alla tenuta della manifattura lombarda (rispettivamente -0,5% e +0,1% destagionalizzato). Per gli ordini esteri, la performance milanese è migliorata leggermente nei tre mesi (+0,4% rispetto al dato lombardo di -0,1% destagionalizzato).

Monza e Brianza

Per quanto riguarda Monza e Brianza, la variazione tendenziale della capacità produttiva ha collocato i volumi prodotti a un livello leggermente inferiore rispetto al quarto trimestre del 2022 (-0,6%), ma in modo leggermente migliore rispetto al calo lombardo (-0,8%). Il fatturato della manifattura brianzola è risultato in linea con il dato lombardo (-0,4%). Il portafoglio ordini ha evidenziato una riduzione leggermente migliorativa rispetto a quella registrata in Lombardia (rispettivamente -0,7% e -1,2%) nel quarto trimestre 2023.

Dal punto di vista congiunturale, la produzione industriale ha registrato un lieve calo rispetto al trimestre precedente (-0,4% destagionalizzato), mentre il fatturato è aumentato (+0,4% destagionalizzato), insieme a una diminuzione delle commesse esterne (-0,8% destagionalizzato) e interne (-0,5%).

Lodi

Nella zona di Lodi, nel quarto trimestre del 2023, rispetto all’anno precedente si è osservato un trend di tenuta per la produzione. L’analisi tendenziale ha mostrato un aumento del 0,2% nella produzione rispetto al quarto trimestre del 2022, una performance migliore rispetto al dato lombardo (-0,8%). Riguardo al fatturato, rispetto al quarto trimestre del 2022, si è registrato un recupero del +6,2%, molto superiore al dato regionale (-0,4%). Gli ordini sono cresciuti del 6,2% rispetto al -1,2% in Lombardia.

Nel quarto trimestre 2023, rispetto al trimestre precedente, si è osservato un aumento congiunturale della produzione industriale (+1% destagionalizzato), del fatturato (+2,3% destagionalizzato) e delle commesse acquisite dai mercati interni (+3,1% destagionalizzato) ed esteri (+0,8%).

Economia

Italiani e inflazione: com’è la situazione oggi?

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Italiani e inflazione: com’è la situazione oggi?

E’ sotto gli occhi di tutti il fatto che l’economia italiana, così come quella globale, negli ultimi anni sia stata travolta dalla tempesta energetica. Si è trattato di un autentico tsunami che ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi di una vasta gamma di prodotti e servizi.
Ma l’aspetto più preoccupante, da attribuirsi proprio a questo rincaro generalizzato, è stato l’aumento significativo dell’inflazione, con conseguenze rilevanti sul potere d’acquisto dei cittadini.

2021, quando tutto è iniziato

Nel complesso scenario economico del 2021, l’Italia ha vissuto l’esplosione della tempesta energetica. Un fenomeno che ha innescato un brusco aumento dell’inflazione che ha raggiunto l’apice dell’11,8% alla fine del 2022. Tuttavia, nel corso del 2023, l’inflazione ha registrato una discesa altrettanto rapida, quasi annullandosi e stabilizzandosi all’0,8% a gennaio.

I salari non sono allineati al tasso di inflazione

È importante sottolineare che i salari hanno mostrato una crescita molto più lenta rispetto al tasso d’inflazione, con una singolare conseguenza: durante i tre anni precedenti, sono aumentati lentamente durante la fase di crescita dell’inflazione e in modo più repentino durante la sua discesa.

Nel primo trimestre del 2021, la crescita salariale (+0,7%) superava quella inflattiva (+0,5%), ma nel secondo trimestre iniziava un lento declino del potere d’acquisto (+0,6% i salari; +1,3% l’inflazione). Con il passare dei trimestri, l’erosione si intensificava, ampliando la forbice tra salari e inflazione. Nel quarto trimestre del 2022, la distanza raggiungeva il suo apice con la crescita salariale dell’1,5% e l’inflazione all’11,8%, creando un differenziale di oltre dieci punti percentuali.

2023, il cambiamento di rotta

Nel corso del 2023, si è assistito a un cambiamento di rotta: la crescita salariale si è intensificata mentre il tasso d’inflazione ha rallentato, pur rimanendo più alto nel confronto. Nel terzo trimestre del 2023, la forbice si è ridotta, con una crescita salariale del 3,2% rispetto a un’inflazione del 5,9%. Infine, nell’ultimo trimestre del 2023, si è verificato il sorpasso, con una crescita delle retribuzioni del 4,8% rispetto a un’inflazione dell’1,2%.
Questo passaggio ha consentito agli stipendi di recuperare, facendo riconquistare ai cittadini italiani il potere d’acquisto in essere prima del 2021.

E’ davvero tutto a posto?

Ma tutto è davvero a posto? Non proprio. Lucio Poma, capo economista di Nomisma, commenta i dati: “Veniamo da due anni e mezzo nei quali le famiglie italiane si sono sensibilmente impoverite, hanno dovuto attingere ai propri risparmi o fare ricorso al credito per pianificare acquisti particolarmente onerosi o imprevisti. Una ferita profonda, che avrà bisogno di tempo e stabilità per rimarginarsi”.

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Italiani e influencer, è cambiato il rapporto dopo il “caso pandoro”?

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Italiani e influencer, è cambiato il rapporto dopo il “caso pandoro”?

Il mondo dell’influencer marketing ha raggiunto un giro d’affari di quasi 20 miliardi di euro nel 2023, secondo la Commissione europea. Si è dunque consolidato come un settore cruciale nelle strategie commerciali delle aziende e nelle abitudini quotidiane degli italiani. Per esplorare più in profondità queste nuove dinamiche, BVA Doxa e FLU, specializzata in influencer marketing, hanno condotto un’indagine approfondita sul rapporto tra gli italiani e gli influencer. E’ ancora amore, soprattutto dopo il “caso Pandoro” che ha coinvolto l’esponente più famosa del web, Chiara Ferragni, e di riflesso anche il marito? 

Il contesto del mercato globale e nazionale

Il valore di quasi 20 miliardi di euro nel mondo sottolinea la portata economica dell’influencer marketing, diventato un elemento fondamentale per brand e aziende su scala globale. In Italia, la ricerca di BVA Doxa ha coinvolto un campione di 1000 utenti di Instagram tra i 18 e i 54 anni, analizzando la variazione della relazione tra follower e influencer nel periodo tra ottobre 2022 e gennaio 2024.

Quanto si utilizza Instagram e qual è il seguito degli influencer?

I risultati dell’indagine indicano che il 94% degli utenti accede a Instagram almeno una volta al giorno, con l’82% che lo fa più volte al giorno. Due su tre seguono almeno un influencer, e oltre la metà segue addirittura più di 10 influencer. Questi dati confermano l’ampia diffusione del fenomeno e l’incidenza significativa degli influencer nella vita quotidiana degli italiani. 

Fiducia e chiarezza: i pilastri di tutti i rapporti, anche quelli digitali 

Nonostante le recenti vicissitudini di Chiara Ferragni, l’indagine ha rivelato che la fiducia degli italiani nei confronti degli influencer rimane elevata. Ben il 90% dei nostri connazionali afferma di fidarsi degli influencer che segue. Il 77% degli intervistati dichiara di saper riconoscere se un contenuto è sponsorizzato o meno, evidenziando un alto grado di maturità e consapevolezza da parte degli utenti.

Impatto sulle scelte d’acquisto

Il 62% degli intervistati apprezza le sponsorizzazioni, e per l’86% del campione il post sui social media rappresenta ancora il punto di partenza per un successivo acquisto, registrando un aumento del 3% rispetto al 2022. Oltre due italiani su tre ammettono di aver acquistato un prodotto perché lo hanno visto sponsorizzato sui social media.

Ci vuole trasparenza

Rispetto all’indagine del 2022, la “competenza” degli influencer è cresciuta di 4 punti percentuali. Insieme alla “trasparenza”, quest’ultima continua a essere l’aspetto più rilevante per gli italiani nel valutare gli influencer e i contenuti da loro veicolati. In conclusione, l’indagine di BVA Doxa sottolinea che la fiducia degli italiani verso gli influencer resta alta, così come è elevato l’impatto dei social sulle decisioni d’acquisto. Insomma, questo settore continua a rivestire un’importanza strategica nella comunicazione e nelle dinamiche del mercato italiano.

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Ecobonus: ripartono gli incentivi auto 2024

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Ecobonus: ripartono gli incentivi auto 2024

Da martedì 23 gennaio 2024 è possibile inserire sulla piattaforma Ecobonus le prenotazioni per il contributo all’acquisto di veicoli non inquinanti di categoria M1 (autoveicoli), L1e – L7e (motocicli e ciclomotori) e N1 e N2 (veicoli commerciali).

Il contributo è rivolto alle persone fisiche o giuridiche, che intendono acquistare veicoli non inquinanti. L’importo degli incentivi è riconosciuto nella forma di sconto sul prezzo d’acquisto, e varia in base alle emissioni del veicolo, e a una eventuale rottamazione.
L’iter per la richiesta del contributo prevede quattro fasi, prenotazione, erogazione, rimborso e recupero.

Le quattro fasi dell’iter

Durante la prenotazione, il concessionario/rivenditore, una volta completata la registrazione alla piattaforma, procede con la prenotazione del contributo per ogni veicolo, e in base alla disponibilità del fondo, riceve conferma della prenotazione effettuata.

In seguito, il concessionario/rivenditore riconosce al cliente il contributo tramite compensazione del prezzo di acquisto. E il costruttore/importatore del veicolo rimborsa al concessionario/rivenditore il contributo erogato.
Infine, il costruttore/importatore riceve dal concessionario/rivenditore la documentazione utile per recuperare il contributo rimborsato sotto forma di credito d’imposta.

L’importo del contributo

Ma a quanto ammonta il contributo? A oggi, per le auto con emissioni inquinanti tra 0-20 g/km di CO2 (modelli fino a 35mila euro più IVA) ammonta a 5mila euro con rottamazione e 3mila euro senza. A chi acquista auto nella categoria 21-60 g/km di CO2 (fino a 45 mila euro più IVA) possono andare 4mila euro con rottamazione e 2mila euro senza. Nella fascia 61-135 g/km di CO2 (fino a 35 mila euro più IVA), 2mila euro solo con rottamazione.

Ma i vecchi incentivi, che partono comunque in base a quanto previsto da un precedente Dpcm, saranno ancora disponibili solo per poche settimane perché il ministero, dopo un tavolo con le associazioni di settore previsto per il 1° febbraio, conta di portare alla firma del presidente del Consiglio un nuovo Dpcm al fine di migliorare l’incentivo, tenendo conto dell’andamento del mercato e delle esigenze dei consumatori.

Nuove norme in arrivo

L’attuale pacchetto stanziato per il 2024 prevede risorse complessive di circa 1 miliardo, e una volta conteggiati i residui non spesi degli incentivi 2023 si valuterà se aggiungere eventualmente ulteriori risorse.
Il nuovo piano sarà presentato il 1° febbraio al tavolo automotive e l’entrata in vigore del nuovo Dpcm è prevista tra marzo e aprile.

In particolare, in base alle nuove norme gli incentivi per auto elettriche partiranno da 6.000 euro (senza rottamazione) e arriveranno a 13.750 euro se si rottama un’auto Euro2 e si ha un Isee sotto 30mila euro.
L’aiuto per l’acquisto di una vettura ibrida, si legge su Il Sole 24 Ore, andrà invece da 4 a 10mila euro, e quello per un per un’auto a basse emissioni dai 1.500 ai 3.000 euro.

Varie

Passaporti che “contano”: quello italiano è tra i più “potenti” al mondo

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Passaporti che “contano”: quello italiano è tra i più “potenti” al mondo

Ogni anno l’autorevole Henley Passport Index ‘pesa’ i passaporti in base al numero di destinazioni raggiungibili dai titolari senza necessità di visto, evitando quindi burocrazia e attese per il via libera. Basata su dati verificabili della International Air Transport Association (Iata) l’Henley Passport Index è la classifica di Henley & Partners, nota società di consulenza sulla cittadinanza e la residenza globale con sede a Londra e oltre 25 uffici nel mondo.

E in campo di passaporti, a sorpresa, svetta proprio il nostro Paese: è uno di quelli che consentono di visitare senza visto il maggior numero di Stati al mondo.
Insomma, anche un passaporto può fare la differenza specie se, come quello italiano, permette di entrare senza visto in ben 194 Paesi del globo.

Nel 2024 medaglia d’oro a sei Paesi 

Henley & Partners ha calcolato un indice che stila in base al valore raggiunto una classifica dei ‘passaporti più potenti del mondo’.
“Quest’anno – ha annunciato la società londinese – ben sei Paesi, un numero senza precedenti, si sono aggiudicati il primo posto per la ‘forza’ del loro passaporto”.
E l’Italia, con il suo passaporto, dopo aver ricoperto la settima posizione della classifica l’anno scorso, entra nel palmarès 2024.

L’anno precedente, a pari merito con Finlandia e Lussemburgo, il passaporto rilasciato dal nostro Paese vantava infatti ‘solo’ 189 destinazioni raggiungibili senza visto.

Italia, Germania, Francia, Giappone, Singapore e Spagna a pari merito

In generale, il rapporto mette in evidenza che anche quest’anno appena iniziato i passaporti europei si confermano come generalmente ‘forti’, o comunque, tra i più forti del mondo.

La prima posizione, in particolare, è condivisa a pari merito con l’Italia da Germania, Francia, Giappone, Singapore e Spagna. Da notare che in altri Paesi, come la Francia e il Giappone, la notizia normalmente è seguita da grande clamore. Tanto che il primo canale della televisione d’Oltralpe, Tf1, ha addirittura ‘incoronato’ la Francia campionessa per la forza del suo passaporto nel mondo. 

Una classifica basata sui dati dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo

L’Henley Passport Index, riporta Agi, precisa ancora la società, “si basa su dati esclusivi dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo, il più grande e accurato database di informazioni di viaggio, ed è stato migliorato dal team di ricerca di Henley & Partners”.

I risultati della ricerca con le classifiche e gli approfondimenti del caso sono disponibili all’interno del Global Mobility Report 2024.

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Intelligenza Artificiale, negli Usa in arrivo una legge per la trasparenza delle fonti

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Intelligenza Artificiale, negli Usa in arrivo una legge per la trasparenza delle fonti

L’Intelligenza Artificiale e i suoi utilizzi sono tra i temi più caldi del momento. Tanto che due legislatori statunitensi, Anna Eshoo e Don Beyer hanno recentemente avanzato una proposta legislativa innovativa con l’obiettivo di regolamentare il settore dell’IA. La proposta, denominata “AI Foundation Model Transparency Act”, si concentra sulla trasparenza dei dati di addestramento delle IA e mira a imporre regole chiare ai creatori di modelli di intelligenza artificiale.

Rivelare le fonti usate per l’apprendimento  

La legge proposta impone ai creatori di modelli di IA di rendere note le fonti dei dati di addestramento. Tale divulgazione è cruciale per garantire che i detentori dei diritti d’autore siano consapevoli dell’utilizzo delle proprie informazioni. La proposta mira a indirizzare la Federal Trade Commission (FTC), in collaborazione con il National Institute of Standards and Technology (NIST), a stabilire regole dettagliate sulla trasparenza dei dati di addestramento.

Obiettivo: massima trasparenza

Le aziende coinvolte nello sviluppo di modelli di IA, riferisce Adnkronos, dovranno non solo rivelare le fonti dei dati utilizzati ma anche fornire dettagli sul processo di conservazione dei dati durante l’inferenza. Dovranno inoltre descrivere le limitazioni o i rischi associati al modello e come questo si allinea con il Framework di Gestione dei Rischi AI del NIST e altri standard federali. La proposta richiede anche informazioni sulla potenza computazionale utilizzata per addestrare e gestire il modello.

I modelli andranno testati per i casi critici

Un aspetto peculiare della proposta riguarda l’obbligo per gli sviluppatori di IA di segnalare gli sforzi compiuti per testare i modelli in scenari critici. Questo è particolarmente importante per prevenire la diffusione di informazioni inesatte o dannose in settori sensibili come medicina, biologia, cybersicurezza, elezioni, polizia, decisioni finanziarie, educazione, impiego, servizi pubblici e la protezione di popolazioni vulnerabili, come i bambini.

La questione dei diritti d’autore

La legge sottolinea l’importanza della trasparenza dei dati di addestramento in relazione ai diritti d’autore. Si fa riferimento a vari casi giudiziari contro aziende di IA, evidenziando la necessità di proteggere i detentori dei diritti d’autore da un uso improprio delle loro informazioni.

I prossimi step

La proposta si colloca in un contesto in cui l’uso pubblico di modelli di IA ha portato a numerosi casi di informazioni inesatte presentate al pubblico. La nuova norma dovrà essere sottoposta al vaglio di un comitato apposito, e al momento non è chiaro se ciò avverrà prima dell’inizio della serrata stagione delle campagne elettorali Usa.

Esiste già un ordine esecutivo in materia

La legge di Eshoo e Beyer si affianca all’ordine esecutivo sull’IA dell’amministrazione Biden, che mira a stabilire standard di segnalazione per i modelli di IA. Tuttavia, l’ordine esecutivo non ha forza di legge, quindi l’approvazione dell'”AI Foundation Model Transparency Act” trasformerebbe i requisiti di trasparenza per i dati di addestramento in una regola federale vincolante.

Economia

PMI europee, le priorità per il 2024 sono lo sviluppo tecnologico e l’acquisizione di nuovi clienti

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PMI europee, le priorità per il 2024 sono lo sviluppo tecnologico e l’acquisizione di nuovi clienti

Qonto, soluzione specializzata nella gestione finanziaria delle aziende in Europa, ha presentato il suo primo rapporto sullo stato delle piccole e medie imprese (PMI) europee nel 2023. I dati, ottenuti attraverso una collaborazione con la società di ricerca di mercato Appinio e un sondaggio condotto su 2.000 dirigenti aziendali e responsabili finanziari in Francia, Germania, Italia e Spagna, evidenziano il buon andamento delle imprese europee nel 2023, con prospettive positive anche per il 2024. Tuttavia, emergono preoccupazioni riguardo alle incertezze macroeconomiche, in particolare legate all’inflazione e agli eventi geopolitici. La priorità per il 2024 per le PMI europee è lo sviluppo tecnologico e l’acquisizione di nuovi clienti.

Il 2023? Una buona annata per il business

Il 2023 è stato considerato un anno più che soddisfacente per la maggior parte delle PMI nei quattro paesi analizzati. Il 71% dei dirigenti ha dichiarato che le performance aziendali hanno superato le aspettative, con solo il 5% che non ha raggiunto i target prefissati. In Italia, il 63% degli intervistati ha riferito di risultati migliori o decisamente migliori del previsto, mentre in Francia questo dato è del 68%. Le PMI tedesche (78%) e spagnole (75%) hanno superato significativamente le aspettative.

L’inflazione è la principale preoccupazione

L’inflazione è emersa come la principale preoccupazione, seguita dalla mancanza di richieste e dagli eventi geopolitici. In Germania, il 68% delle PMI ha indicato l’inflazione come principale ostacolo, seguito dal 61% in Spagna. In Francia e in Italia, almeno il 50% ha menzionato l’inflazione come un problema. Oltre all’inflazione, la mancanza di domanda è stata citata dal 57% delle aziende, mentre eventi geopolitici sono stati menzionati da quasi un terzo.

Le sfide variano anche a livello locale. Ad esempio, la concorrenza è stata indicata come un problema dal 38% degli imprenditori italiani e dal 28% di quelli francesi, ma solo dall’11% in Germania. La mancata digitalizzazione è un aspetto rilevante in Italia e Germania (rispettivamente 15% e 16% degli intervistati), meno in Francia e Spagna.

Ottimismo per il futuro

Per il 2024, nonostante le sfide, l’ottimismo è elevato. L’85% degli intervistati italiani si sente ottimista riguardo alla crescita dei ricavi nel prossimo anno, seguito dal 86% in Spagna, 84% in Germania e 74% in Francia. La priorità per gli investimenti nel 2024 riguarda la tecnologia e la digitalizzazione, con il 38% degli imprenditori italiani e il 28% di quelli francesi che vedono la concorrenza come un problema, rispetto all’11% in Germania. La sostenibilità è un’area di miglioramento, con il 52% delle PMI impegnate a ridurre l’impatto ambientale.

L’imprenditorialità è una scelta che piace, con quasi il 75% dei leader aziendali che considera l’apertura di una propria azienda. In Italia, l’86% è interessato a lanciare la propria attività, mentre in Francia, Spagna e Germania le percentuali sono rispettivamente del 70%, 70% e 73%. Insomma, regna l’ottimismo, anche se con qualche ombra: ad esempio, la fatturazione elettronica obbligatoria è stata percepita come un onere per la maggior parte delle PMI italiane, con oltre un terzo che ha dichiarato un impatto “molto elevato” e un ulteriore 45% un impatto “elevato”. 

Varie

La società italiana del 2023 nel 57° Rapporto Censis

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La società italiana del 2023 nel 57° Rapporto Censis

Sonnambuli e ciechi dinanzi ai presagi: è così che definisce gli italiani il capitolo La società italiana al 2023 del 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.
Un Paese affetto da una profonda crisi demografica, tanto che nel 2050 avremo quasi 8 milioni di persone in età lavorativa in meno.

Intrappolati nel mercato dell’emotività, per il 69% la globalizzazione porta più danni che benefici e il 60% ha paura che scoppierà una guerra mondiale. Intanto monta l’onda delle rivendicazioni dei diritti civili individuali e delle nuove famiglie. E nella siderale incomunicabilità generazionale va in scena il dissenso senza conflitto dei giovani.

Il mercato dell’emotività

Resi più fragili dal disarmo identitario e politico, feriti da un profondo senso di impotenza, l’80,1% degli italiani (84,1% giovani) è convinto che l’Italia sia irrimediabilmente in declino.

Nell’ipertrofia emotiva in cui la società italiana si è inabissata, le argomentazioni ragionevoli possono essere capovolte da continue scosse emozionali. Tutto è emergenza, quindi, nessuna lo è veramente. Così trovano terreno fertile paure amplificate, fughe millenaristiche, spasmi apocalittici, l’improbabile e il verosimile.
È poi il tempo dei desideri minori: non più uno stile di vita all’insegna della corsa ai consumi per conquistare l’agiatezza, ma una ricerca di piaceri consolatori per garantirsi uno spicchio di benessere.

Occupazione e inquietudini sociali

Siamo passati rapidamente dall’allarme sulla disoccupazione al record di occupati, mentre il sistema produttivo lamenta sempre più frequentemente la carenza di manodopera e figure professionali.
Inoltre, se le famiglie in Italia sono 25,3 milioni (tradizionali, 52,4%) il numero dei matrimoni si riduce (da 246.613 nel 2008 a 180.416 nel 2021) e oggi 1,6 milioni di famiglie (11,4%e) sono costituite da coppie non coniugate.

Sembra poi giunta a maturazione una nuova stagione di rivendicazioni di diritti civili: il 74,0% è favorevole all’eutanasia, il 70,3% approva l’adozione da parte dei single, il 65,6% è a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e il 54,3% dell’adozione di figli da parte di persone dello stesso sesso, e il 72,5% è favorevole all’introduzione dello Ius Soli.

Dissenso senza conflitto: l’incomunicabilità generazionale

La distanza esistenziale dei giovani di oggi dalle generazioni precedenti sembra abissale. Oggi i 18-34enni sono poco più di 10 milioni (17,5% della popolazione): in vent’anni ne abbiamo perso quasi 3 milioni.

I giovani sono pochi, esprimono un leggero peso demografico, quindi contano poco. La grande maggioranza degli italiani (57,3%) riconosce che i giovani, in questo momento, sono la generazione più penalizzata di tutte.
Gli anziani rappresentano invece il 24,1% della popolazione complessiva, e quelli di domani saranno sempre più senza figli e sempre più soli.
Nel 2040 le famiglie unipersonali aumenteranno fino a 9,7 milioni (37,0% del totale), e di queste, quelle costituite da anziani diventeranno quasi il 60% (5,6 milioni).

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Startup EdTech: il fatturato supera 2,8 miliardi di euro

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Startup EdTech: il fatturato supera 2,8 miliardi di euro

In Italia il valore del mercato digital learning nel 2022 si attesta a circa 2,8 miliardi di euro (+26% vs 2021). La maggior parte delle aziende offre soluzioni software (75%) in ambito educativo, e i più grandi mercati di riferimento sono scuole (54%) e aziende (54%).

Le aziende nel 2022 hanno dedicato il 40% dell’intero budget della formazione a forme di digital learning, per una media di circa 480mila euro per organizzazione. Nelle università in media il 5,6% del budget di Ateneo nel 2023 è destinato alla trasformazione digitale, e circa 6 su 10 (57%) hanno aumentato gli investimenti rispetto all’anno precedente.
Insomma, cresce l’interesse da parte di aziende pubbliche, private, scuole e università verso le nuove tecnologie digitali a supporto dell’apprendimento. Lo conferma l’Osservatorio EdTech della School of Management del Politecnico di Milano.

Un mercato globale da 142 miliardi di dollari

Se le startup italiane del settore non sembrano aver sofferto del generale calo dei finanziamenti a livello globale, raddoppiando la raccolta complessiva di fondi nell’arco di dodici mesi, le previsioni per il 2023 a livello globale indicano che il fatturato delle aziende EdTech raggiungerà 142 miliardi di dollari (+15,4%). In generale, il settore dovrebbe crescere con un tasso medio annuo del 13,6% fino al 2030.

Il 40% del mercato riguarda il segmento delle scuole primarie e secondarie, trainato dalla crescente adozione del digitale a supporto della didattica. La fetta più grande del fatturato appartiene ai prodotti hardware (41%), che predominano su soluzioni software e di contenuti.

Formazione scolastica e universitaria

Il 97% delle scuole ha presentato una o più progetti negli ultimi 3 anni per la ricezione di finanziamenti volti a favorire l’innovazione tecnologica, in particolare, nell’ambito del PNRR. I vantaggi legati all’adozione di soluzioni digitali per la didattica riguardano maggior coinvolgimento degli studenti (78%), inclusione dei ragazzi più introversi o con bisogni particolari (68%) e aumento dell’efficacia (50%). Le tecnologie più diffuse sono software per creare mappe concettuali, indicate soprattutto per chi soffre di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (78%).

Il 72% delle università ha inserito la trasformazione digitale nel proprio piano strategico, e la maggior parte degli atenei offre una buona percentuale di corsi di studio in presenza supportati da strumenti digitali (96%).
Gli strumenti più innovativi maggiormente diffusi? Open badge (58%), sistemi di gamification (46%) e realtà virtuale e/o aumentata (31%).

Formazione corporate

Benché la maggior parte del Top Management sia consapevole dell’importanza della formazione per il raggiungimento degli obiettivi strategici, solo il 35% delle organizzazioni integra formalmente i piani formativi nei piani strategici aziendali.
Oggi, il canale del digitale è quello più utilizzato per erogare contenuti formativi, e supera la tradizionale lezione d’aula.

Il digitale viene utilizzato principalmente a supporto della formazione obbligatoria, inclusi i temi legati alla sicurezza sul lavoro, e della formazione linguistica. E il trend di investimento in digitale da parte delle aziende per il 2023 è previsto in crescita del 4,9%.