L’Export agroalimentare italiano cresce a due cifre in Europa e nei Paesi terzi

L’Export agroalimentare italiano cresce a due cifre in Europa e nei Paesi terzi

Lo ha rilevato l’ultimo rapporto Ismea, dal titolo La Bilancia dell’agroalimentare italiano: nel primo semestre del 2022 l’export agroalimentare italiano è cresciuto a due cifre, sia in ambito Ue (+21%) sia presso i Paesi terzi (+16%). In questo caso, è stato favorito anche da un euro debole sul dollaro, attestandosi quindi a 34,5 miliardi di euro. Il rapporto Ismea ha inoltre segnalato come nei tre principali mercati di sbocco, Germania, Stati Uniti e Francia, la progressione sia rispettivamente del +11%, del +21% e del +18%. E anche nel Regno Unito, quarta destinazione per importanza, le vendite sono aumentate del 19%, a dispetto dei segnali rallentamento dei due anni precedenti, che avevano alimentato diffusi timori per le conseguenze della Brexit.

Le importazioni crescono ancora di più: +29,2%

Il rapporto ha segnalato anche il forte incremento delle esportazioni verso paesi come l’Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca, mentre risultano in controtendenza solo i flussi verso la Cina e il Giappone. In ogni caso, dopo il surplus registrato nel biennio 2020-2021, il rapporto Ismea ha evidenziato anche il forte incremento del valore delle importazioni agroalimentari (+29,2%, pari a 34,9 miliardi di euro), che ha riportato il saldo della bilancia commerciale in negativo. Sotto la spinta dei rincari delle materie prime agricole, si registra infatti un deficit di 381 milioni di euro. 

I dati in valore delle esportazioni risentono della forte spinta inflattiva

Va ricordato, si legge sul Sole 24 Ore, che l’industria alimentare italiana è un’industria prevalentemente trasformatrice, che acquista cioè materie prime agricole e le trasforma in prodotti alimentari ad alto valore aggiunto. L’andamento più che positivo delle importazioni secondo Ismea è quindi una spia della buona tenuta dell’attività di trasformazione, nonostante la forte pressione sui costi delle industrie alimentari italiane. Inoltre, ha sottolineato ancora Ismea, i dati in valore dell’export agroalimentare, che nei primi sette mesi del 2022 hanno messo a segno un +18%, risentono della forte spinta inflattiva.

Oltrefrontiera non rinunciano al Made in Italy a tavola

In crescita anche i flussi in volume delle referenze più rappresentative, riporta Adnkronos. Pasta, prodotti della panetteria e biscotteria, vini spumanti, formaggi freschi e stagionati, prosciutti, pelati e polpe di pomodoro, confermano che oltrefrontiera la presenza del Made in Italy a tavola è un fatto ormai irrinunciabile.
L’unica eccezione è costituita dal comparto della frutta fresca e trasformata, che evidenzia una riduzione dell’export, anche in valore, dello 0,5%, a causa delle flessioni registrate da prodotti come mele, kiwi e nocciole sgusciate.

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