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I gamers amano il metaverso: un’opportunità anche per i brand

Posted by Valentina Beretta on
I gamers amano il metaverso: un’opportunità anche per i brand

Si intitola “The Metaverse: A View from Inside” lo studio di Razorfish condotto con VICE Media Group che ha intervistato 1.000 giocatori negli Stati Uniti per esplorare i loro atteggiamenti e comportamenti nel nuovo mondo 3D. I risultati sono davvero sorprendenti, e rivelano uno scenario potenzialmente interessantissimo anche per i brand che sapranno cogliere tutte le opportunità del metaverso.

Il doppio del tempo per le interazioni online rispetto a quelle reali

Secondo lo studio, riferisce Ansa, la Gen Z spende il doppio del tempo in interazioni sociali online rispetto a quelle nel mondo reale, con 12,2 ore alla settimana dedicate ai video giochi contro le 6,6 ore trascorse con gli amici lontano da uno schermo. Tra i gamer, il 52 per cento dice che vorrebbe provare a guadagnare denaro nel metaverso, e il 33 per cento vorrebbe costruirsi una carriera virtuale. Nei prossimi cinque anni il 20 per cento delle spese della Gen Z saranno in oggetti immateriali online, con la spesa media annuale che si attesterà intorno ai 50 dollari ciascuno. Il 33 per cento degli intervistati vorrebbe dei negozi monomarca di brand famosi nel metaverso, e il 30 per cento vorrebbe che le loro firme preferite creassero skin e oggetti per gli avatar.

Liberi di esprimersi nel mondo virtuale

Tra le parole di tendenza del 2022, il metaverso è ormai una realtà per i giovani della Gen Z e per i gamers in particolare. In effetti, il 57% dei giocatori della Generazione Z sente di essere in grado di esprimersi in modo più aperto nei confronti degli altri in un gioco rispetto alla vita reale. Il metaverso influisce sul modo in cui i giocatori della Generazione Z pensano, socializzano e consumano ogni giorno. Lo studio rileva inoltre che i giocatori della Generazione Z considerano il metaverso in modo sostanziale e, più specificamente, in questa realtà alternativa sono maggiormente coinvolti nel rapporto con i brand.

Un potente antistress

Il 77 per cento gioca soprattutto per alleviare lo stress e l’ansia, e il 47 per cento è curioso del metaverso per conoscere nuove persone, mentre il 33 vorrebbe costruire una carriera virtuale. Il 63 per cento è preoccupato per la privacy dei dati nel nuovo territorio virtuale, meno rispetto ad altre fasce di età: nel caso dei Millennial siamo al 66 per cento, il 70 per la Gen X. 

Varie

La generazione Z si allontana dai social

Posted by Valentina Beretta on
La generazione Z si allontana dai social

I nati tra il 1995 e il 2010, gli appartenenti alla Gen Z, prendono le distanze dai social, le ‘tossiche’ e ‘ossessive’ TikTok e Instagram, riguadagnando il controllo del loro tempo. Secondo un sondaggio commissionato dalla banca di investimento Piper Sandler, solo il 22% degli intervistati di età compresa tra i 7 e i 22 anni ha indicato Instagram come la propria app preferita, in calo rispetto al 31% della primavera 2020.
“Quando la elimini ti rendi conto che non ne hai bisogno”, ha dichiarato al New York Post la ventenne Gabriella Steinerman, rivelando di aver abbandonato Instagram e TikTok nel 2019, e raccontando che il sollievo successivo è stato quasi immediato. Anche il 22enne studente della Penn State Pat Hamrick ha abbandonato Facebook e Instagram due anni fa: “Mi ha fatto sentire meglio nella vita di tutti i giorni, ora faccio le mie cose a modo mio”, riporta Ansa.

Cambia il rapporto con le piattaforme

Insomma, nonostante gli zoomer siano noti per rimanere incollati allo smartphone, un piccolo gruppo di ventenni sta cominciando a prendere posizione contro TikTok e Instagram. Se Steinerman e Hamrick hanno dato voce all’opinione di migliaia di giovani utenti della Gen Z, è impossibile dimenticare il rapporto del Wall Street Journal, che ha portato alla luce quanto Instagram sia pericoloso per la salute mentale degli adolescenti, sempre alle prese con la necessità di dover assomigliare a modelli stereotipati e di successo. E una ricerca condotta da Tallo a dicembre scorso ha rivelato che per il 56% degli zoomer i social media li ha fatti sentire esclusi dai coetanei.

Una fonte inesauribile di ansia 

Le piattaforme, quindi, risultano essere una fonte inesauribile di ansia. Secondo la ricerca di Tallo, gli utenti della Gen Z preferiscono TikTok a Instagram, con il 34% degli intervistati che la definisce la sua app preferita. Eppure, anche gli utenti più devoti mettono in discussione il sistema di condivisione dei video, che induce a farli sentire in competizione con gli altri. Sempre secondo la ricerca di Tallo, 3 giovani su 4 affermano che i social media le hanno spinte a “confrontarsi con le coetanee”. Qualcun altro, invece, definisce TikTok incredibilmente fastidioso.

Quali sono le alternative?

Ma se TikTok e Instagram non sono più i social preferiti dalla Gen Z, dove rivolgeranno la loro attenzione?
Anzitutto su BeReal, la piattaforma lanciata nel 2020 con l’obiettivo di essere una sorta di anti-Instagram. Nel tentativo di combattere la dipendenza da schermo, l’app concede agli utenti finestre di tempo di due minuti per pubblicare scatti non modificati, del tutto privi di filtri, riferisce Techprincess.
C’è anche da considerare che qualcuno non ha mai davvero ceduto alla tentazione dei social media. Ma cosa faranno gli adolescenti nel loro tempo libero se non lo impiegheranno a scrollare?

Varie

Percezioni e abitudini sulla salute nel mondo

Posted by Valentina Beretta on
Percezioni e abitudini sulla salute nel mondo

Secondo l’OMS, c’è disuguaglianza nell’accesso ai servizi relativi alla salute e negli stili di vita, legati a variabili socio-economiche e alle condizioni del luogo in cui si è nati. Tuttavia la salute può essere migliorata adottando abitudini e comportamenti più salutari. Secondo il sondaggio sulla percezione e le abitudini relative alla salute WIN World Survey – WWS 2021, condotto da WIN International, di cui fa parte BWA Doxa, a livello mondiale, nel 2021 la percezione sullo stato generale della propria salute registra un lieve calo rispetto al 2020 (dal 79% al 77%), e gli uomini si percepiscono più in salute (80%) rispetto alle donne (75%). In Italia l’83% della popolazione si dichiara abbastanza o molto in salute, un dato superiore a quello di altri Paesi europei, come Spagna (74%), Germania (70%), Regno Unito (63%), e superiore dell’11% rispetto alla media europea (72%).

Negli ultimi 2 anni aumenta il numero di persone che soffre di stress

Mentre quasi tutte le abitudini erano già state incluse nei precedenti sondaggi e possono quindi essere confrontate con i risultati passati, ‘mangiar sano’ è una nuova abitudine aggiunta. Nonostante siano trascorsi più di due anni dall’inizio della pandemia, non ci sono cambiamenti significativi rispetto agli anni precedenti nelle abitudini prese in considerazione. Tuttavia, la pandemia potrebbe aver influito sulla salute mentale. Il numero di persone che soffre di stress negli ultimi 2 anni è aumentato, seppur lievemente, passando dal 30% del 2019 al 33% del 2021.

Le donne mangiano “meglio” degli uomini, ma fanno meno esercizio fisico

Il 67% degli intervistati, in maggioranza donne, e il 67% degli europei, afferma di mantenere una sana alimentazione quotidiana, così come gli ultra 65enni (76%), e i 55-64enni (69%). In Italia il 77% afferma di seguire una dieta salutare, una delle percentuali più alte in Europa, seconda solo alla Spagna (84%). Il 40% degli intervistati globali afferma poi di fare esercizio fisico in maniera costante, un dato che conferma un trend in crescita (37% nel 2019 e 39% nel 2021). Gli uomini più delle donne (43% vs 37%), mentre gli italiani che fanno esercizio fisico (38%) sono inferiori rispetto alla media generale (40%) e a quella europea (42%).

In Italia i fumatori sono il 21%, e il 15% fa uso di alcolici

Oggi sempre più persone affermano di soffrire lo stress, soprattutto le donne (38%), chi ha redditi più bassi (37%) e gli studenti (40%). I Paesi dell’area MENA (42%) e l’Europa (35%) registrano le percentuali più alte. Il dato Italia (40%) è più alto della media europea.
A livello globale il 74% dichiara poi di non fumare o farlo occasionalmente. Gli uomini sono più fumatori delle donne (22% vs 13%), e in Italia i fumatori sono il 21%, in linea con la media europea (20%). Nonostante il consumo indiscriminato di alcolici sia associato a diverse malattie è un’abitudine ampiamente diffusa in molti Paesi, come il Giappone (46%). Gli uomini che dichiarano di bere sono quasi il doppio rispetto alle donne (20% vs 11%). In Europa lo dichiara il 20%, mentre in Italia lo afferma il 15%.