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Smart working in Italia, cosa ne pensano i lavoratori? E cosa fanno le aziende?

Posted by Valentina Beretta on
Smart working in Italia, cosa ne pensano i lavoratori? E cosa fanno le aziende?

Il lavoro da remoto ha assunto un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche lavorative italiane, con significative implicazioni sul benessere dei dipendenti e sull’organizzazione aziendale. Secondo un’indagine condotta da ASUS Business, solo il 6,3% degli intervistati lavora completamente da remoto, mentre il 51,2% ha la possibilità di adottare lo smart working per 2-3 giorni alla settimana.

Questa flessibilità sembra incidere positivamente sulla soddisfazione complessiva dei dipendenti, soprattutto per quanto riguarda l’equilibrio tra vita personale e lavorativa. 

Vantaggi e svantaggi del lavoro da remoto 

L’adozione dello smart working ha portato diversi vantaggi, come la riduzione degli stress legati agli spostamenti casa-lavoro. Tra i vantaggi evidenziati, emerge che il 51% delle persone lavora con più calma, anche se questo significa spalmare le attività su più ore lavorative per gestire meglio le mansioni.

Tuttavia, emerge anche una serie di sfide, tra cui il senso di isolamento e il deterioramento delle relazioni che nascono lavorando in team. Questi aspetti negativi sembrano colpire maggiormente i lavoratori più anziani, mentre le nuove generazioni mantengono una visione più positiva. Anche le nuove leve, però, si trovano ad affrontare alcune sfide, quali la gestione a distanza dei lavori di gruppo e la mancanza di coordinamento.

Stabilità del mercato del lavoro e supporto aziendale

Nonostante le criticità associate allo smart working, la ricerca evidenzia una notevole stabilità nel mercato del lavoro italiano, con la maggior parte dei lavoratori che rimane nelle stesse aziende per oltre 5 anni. Si riscontrano però carenze nell’infrastruttura tecnologica fornita dalle imprese per supportare il lavoro da remoto, con solo il 45% dei dipendenti che utilizza un PC aziendale. Addirittura, il 60% degli smartworker si paga personalmente la connessione internet.

Inoltre, solo il 40% delle aziende ha implementato maggiori sistemi e protocolli di sicurezza informatica per il lavoro a distanza. Si tratta di elementi che evidenziano la necessitò di ribadire l’importanza del supporto aziendale e della sicurezza informatica per il benessere dei dipendenti e la continuità del lavoro.

Per concludere

Nonostante alcune difficoltà, ad oggi lo smart working è visto come un vero e proprio benefit per chi sta cercando una nuova azienda con la quale collaborare, e con l’introduzione da parte di alcuni big player della settimana lavorativa da 4 giorni, l’attenzione all’equilibrio fra vita personale e professionale è un pilastro fondamentale. Un pilastro a cui molti talenti non vogliono rinunciare.

Economia

Agricoltura 4.0: nel 2023 vale 2,5 miliardi di euro, +19%

Posted by Valentina Beretta on
Agricoltura 4.0: nel 2023 vale 2,5 miliardi di euro, +19%

Nel 2023 il mercato dell’Agricoltura 4.0 raggiunge 2,5 miliardi di euro, +19% rispetto al 2022.
Il 72% delle aziende agricole italiane utilizza soluzioni di Agricoltura 4.0, una cifra sostanzialmente invariata rispetto al 2022, ma aumenta il numero di soluzioni medie per azienda (3,4, rispetto al 3,2 del 2022) e rimane pressoché stabile la superficie italiana coltivata con tecnologie digitali (9% vs 8% 2022). 

Tra le soluzioni maggiormente adottate, dopo i software gestionali, i sistemi di monitoraggio e controllo di macchine/attrezzature e terreni/coltivazioni, i DSS e le soluzioni basate su dati satellitari per la mappatura di coltivazioni e terreni.
Emerge dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research&Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia

Mercato e aziende

Dopo il boom degli acquisti di trattori e macchinari agricoli realizzato negli ultimi 2 anni, anche grazie agli incentivi statali, oggi la domanda si concentra su tipologie di soluzioni software, necessarie a interconnettere la parte hardware.

Aumenta la consapevolezza del valore dei dati, e quindi delle soluzioni che ne consentano l’analisi. A sottolineare la dinamicità dell’Agricoltura 4.0 è anche l’aumento di soluzioni innovative (+10%), accompagnata da una crescita rilevante dei provider tecnologici (+13%).
Solo l’8% delle aziende agricole, però, può essere considerato digitalmente ‘maturo’. Circa il 50% è ancora ‘in cammino’, mentre il 42% è costituito da aziende in forte ritardo nel percorso di adozione delle soluzioni di Agricoltura 4.0.

Il Carbon Farming

Il carbon farming consente di ridurre l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente, sequestrando e stoccando il carbonio nei terreni e nelle biomasse limitando le emissioni. In Italia, però, solo il 22% delle aziende agricole conosce queste pratiche.
Dei 214 progetti di carbon farming identificati a livello internazionale più dell’80% si concentra in Nord America ed Europa, che inoltre ospitano il 78% delle startup mondiali specializzate nell’offerta digitale per la filiera del carbon farming,

Questa comprende, oltre a software e gestionali (78%), soluzioni per l’analisi di dati e Big Data (61%), sistemi di mappatura basati su immagini e dati satellitari (40%), soluzioni basate sull’AI e il machine learning (39%).

Il digitale per la tracciabilità alimentare

In Italia nel 2023 l’offerta di soluzioni digitali per la tracciabilità alimentare cresce del +22%. Il primo motivo che spinge le aziende a implementare queste soluzioni è la necessità di garantire in maniera diretta al consumatore la qualità, l’origine e i metodi produttivi. Diventa sempre più forte, inoltre, il legame tra tracciabilità e sostenibilità.

Le soluzioni che consentono di digitalizzare le varie fasi del processo di tracciabilità sono abilitate da tecnologie quali IoT (23%), Mobile App (23%), Cloud (20%) e tecnologie Blockchain&Distributed Ledger (17%). Cresce poi la quota di soluzioni specificatamente dedicate al mondo agricolo per rispondere alla necessità di reale integrazione dei dati dal campo alla tavola.

Varie

Mutui: è vero che i tassi inizieranno a scendere a maggio?

Posted by Valentina Beretta on
Mutui: è vero che i tassi inizieranno a scendere a maggio?

Facile.it ha analizzato i futures sugli Euribor, che rappresentano le aspettative di mercato, e ha scoperto che le rate dei mutui potrebbero iniziare a diminuire tra maggio e giugno. Un calo comunque modesto, compreso tra 14 e 22 euro circa per un mutuo variabile medio.
Per i calcoli, Facile.it ha considerato un mutuo medio variabile (126.000 euro in 25 anni, LTV 70%) sottoscritto a gennaio 2022, la cui rata a febbraio 2024 si è attestata a circa 751 euro rispetto ai 456 euro iniziali.

Insomma, “Chi ha un mutuo a tasso variabile dovrà stringere i denti ancora per un po’- sottolineano gli esperti di Facile.it – o valutare opzioni come la surroga per abbassare le rate”. Perché la discesa dei tassi sarà più lenta rispetto a quanto si aspettavano i mercati a inizio anno.

Nel 2024 stabili LTV e valore medio dell’immobile

Riguardo ai futures (aggiornati al 28 febbraio 2024) emerge che l’Euribor a 3 mesi dovrebbe scendere a circa il 3% entro la fine dell’anno, arrivando al 2,65% entro giugno 2025.

In questo caso, la rata scenderebbe di 67 euro entro dicembre 2024, per un calo di 100 euro a giugno 2025.
Quanto alla richiesta di mutui destinati all’acquisto della prima casa, chi ha presentato domanda di finanziamento nei primi due mesi del 2024 ha puntato a ottenere, in media, 136.523 euro da restituire in 25 anni. Stabili l’LTV (il rapporto tra valore del mutuo e dell’immobile) pari al 71%, e il valore medio dell’immobile oggetto di mutuo (circa 187.000 euro).

Aumenta l’età media dei richiedenti

L’unico dato peggiorato è l’età media di chi presenta domanda di finanziamento, aumentata di quasi un anno e arrivata a poco più di 37 anni e mezzo.
L’aumento è ascrivibile al calo del peso percentuale degli under36 sul totale dei richiedenti, dal 53% del 2023 al 49% del 2024.

Sul fronte dell’offerta, nei primi due mesi dell’anno le condizioni proposte dalle banche sono state nel complesso favorevoli, in particolare per i tassi fissi, con indici in costante calo.
Le migliori offerte per un mutuo standard da 126.000 euro in 25 anni (LTV 70%), partono da un TAN fisso pari al 2,87% e una rata di 589 euro. A gennaio 2024 la rata migliore era pari a 604 euro.

Fisso o variabile? Non c’è dubbio, meglio il primo

Stabili, invece, i tassi variabili, che restano sensibilmente più costosi, con i migliori TAN che partono dal 4,66%, pari a una rata di 705 euro.
La distanza tra tassi variabili e fissi ha spinto la quasi totalità dei richiedenti, più di 9 su 10, a scegliere questa seconda opzione.

Il calo dei tassi fissi continua a essere un’opportunità per coloro che vogliono provare ad approfittare della surroga, che nei primi due mesi del 2024 ha rappresentato un quarto della domanda totale di mutui (25%). Dato in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando era pari al 17%.