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I social e la comunicazione aziendale

Posted by Valentina Beretta on
I social e la comunicazione aziendale

A oggi, i principali social per il B2B sono Meta (Facebook e Instagram), TikTok, Pinterest, Twitter e LinkedIn. Secondo una ricerca di Dataportal, ripresa da Cerved, la media mondiale di permanenza quotidiana sui social network per singolo utente è di 2, 27 ore: è perciò intuibile quanto sia importante per un’azienda il giusto presidio di questi luoghi digitali. Data la loro natura e la potenzialità divulgativa, i social sono diventati un luogo di informazione. La comunicazione e la propagazione delle notizie è diventata istantanea, ma se da un lato questa connessione perenne sul mondo comporta grandi benefici, la libertà di accesso e gestione dell’informazione genera anche grossi rischi. Un esempio è il fenomeno delle fake news. Per questo è essenziale controllare le fonti e affidarsi solo a quelle attendibili.

La comunicazione commerciale

Essere presenti sui principali canali di comunicazione social non è più solo consigliato, è divenuto un imperativo. Non esserci, vuol dire non esistere, o quasi. Allo stesso modo, è categorico avere una strategia ben precisa, perché avere canali Corporate non basta. Gli utenti infatti sono sempre più smaliziati, e utilizzano questi mezzi per ottenere informazioni sensibili anche ai fini dell’acquisto. Da qui nasce la necessità di coinvolgere nella comunicazione ai propri prospect, partner autorevoli. Essere citati dagli attori che hanno community verticali, e sono riconosciuti come affidabili, è il punto di partenza per far parlare di sé nel modo corretto.

Viral storytelling

La viralità di un contenuto spesso è un processo incontrollabile che dipende da numerosi fattori. Però, con i giusti accorgimenti, è possibile produrre contenuti che hanno buone probabilità di generare passaparola.
La prima domanda da porsi per raggiungere quest’obiettivo è: chi posta questo contenuto? Se a farlo è una pagina o un personaggio noto, con una community ampia e attiva, il nostro contenuto avrà molte più chance di diventare virale. Far parlare di sé in modo naturale, sfruttando informazioni dal taglio informativo ed editoriale legate all’azienda, è uno strumento eccellente per acquisire visibilità, autorevolezza e passaparola online.
La seconda considerazione da fare è relativa al contenuto in sé: è interessante? Cattura l’attenzione di un utente? Ha probabilità di essere condiviso? Se le risposte sono affermative, siamo sulla strada corretta.

Il target

Il terzo elemento da non sottovalutare è il pubblico. Un target generalista, per quanto ampio, sarà potenzialmente meno reattivo di un piccolo pubblico mirato. I social network conservano un numero di informazioni molto ampio su ciascun utente: luogo di nascita, luogo di residenza, sesso, età, interessi, posizione lavorativa e tanto altro. Sarebbe da ingenui pensare che chi utilizza questi strumenti a scopi professionali non utilizzi questi dati per indirizzare meglio le proprie comunicazioni. Alla luce di quanto detto, va da sé che avvalersi dell’ausilio di partner specializzati aiuti nell’individuazione della strada corretta da intraprendere.

Economia

L’Export agroalimentare italiano cresce a due cifre in Europa e nei Paesi terzi

Posted by Valentina Beretta on
L’Export agroalimentare italiano cresce a due cifre in Europa e nei Paesi terzi

Lo ha rilevato l’ultimo rapporto Ismea, dal titolo La Bilancia dell’agroalimentare italiano: nel primo semestre del 2022 l’export agroalimentare italiano è cresciuto a due cifre, sia in ambito Ue (+21%) sia presso i Paesi terzi (+16%). In questo caso, è stato favorito anche da un euro debole sul dollaro, attestandosi quindi a 34,5 miliardi di euro. Il rapporto Ismea ha inoltre segnalato come nei tre principali mercati di sbocco, Germania, Stati Uniti e Francia, la progressione sia rispettivamente del +11%, del +21% e del +18%. E anche nel Regno Unito, quarta destinazione per importanza, le vendite sono aumentate del 19%, a dispetto dei segnali rallentamento dei due anni precedenti, che avevano alimentato diffusi timori per le conseguenze della Brexit.

Le importazioni crescono ancora di più: +29,2%

Il rapporto ha segnalato anche il forte incremento delle esportazioni verso paesi come l’Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca, mentre risultano in controtendenza solo i flussi verso la Cina e il Giappone. In ogni caso, dopo il surplus registrato nel biennio 2020-2021, il rapporto Ismea ha evidenziato anche il forte incremento del valore delle importazioni agroalimentari (+29,2%, pari a 34,9 miliardi di euro), che ha riportato il saldo della bilancia commerciale in negativo. Sotto la spinta dei rincari delle materie prime agricole, si registra infatti un deficit di 381 milioni di euro. 

I dati in valore delle esportazioni risentono della forte spinta inflattiva

Va ricordato, si legge sul Sole 24 Ore, che l’industria alimentare italiana è un’industria prevalentemente trasformatrice, che acquista cioè materie prime agricole e le trasforma in prodotti alimentari ad alto valore aggiunto. L’andamento più che positivo delle importazioni secondo Ismea è quindi una spia della buona tenuta dell’attività di trasformazione, nonostante la forte pressione sui costi delle industrie alimentari italiane. Inoltre, ha sottolineato ancora Ismea, i dati in valore dell’export agroalimentare, che nei primi sette mesi del 2022 hanno messo a segno un +18%, risentono della forte spinta inflattiva.

Oltrefrontiera non rinunciano al Made in Italy a tavola

In crescita anche i flussi in volume delle referenze più rappresentative, riporta Adnkronos. Pasta, prodotti della panetteria e biscotteria, vini spumanti, formaggi freschi e stagionati, prosciutti, pelati e polpe di pomodoro, confermano che oltrefrontiera la presenza del Made in Italy a tavola è un fatto ormai irrinunciabile.
L’unica eccezione è costituita dal comparto della frutta fresca e trasformata, che evidenzia una riduzione dell’export, anche in valore, dello 0,5%, a causa delle flessioni registrate da prodotti come mele, kiwi e nocciole sgusciate.

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La cucina, palcoscenico del cambiamento: lo dicono i Wonderful Changers

Posted by Valentina Beretta on
La cucina, palcoscenico del cambiamento: lo dicono i Wonderful Changers

Appassionati, dinamici, intenzionati a conciliare al meglio la via privata e quella lavorativa, mixando con creatività tutti gli ambiti. E, soprattutto, senza rinunce. E’ l’identikit dei Wonderful Changers, un nuovo profilo sociale apparso anche in Italia che ha letteralmente spazzato il ricordo delle casalinghe (e casalinghi) anni Cinquanta. Si tratta di persone che amano sperimentare (51%) e adattarsi ai cambiamenti (53%): sempre più multitasking (62%), flessibili (58%) e determinati (56%), sono donne – e anche uomini – in grado di conciliare famiglia, lavoro e interessi personali (27%). E’ lo spaccato che emerge dallo studio condotto dall’Osservatorio Vorwerk per l’Italia, effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1.200 italiani di età compresa tra i 20 e i 50 anni.

Senza rinunce

Favorevoli all’aiuto della tecnologia (66%) e vogliosi di ritrovarsi a tavola con gusto e armonia, sempre più italiani e italiane adottano come stile di vita il Wonderful Changing, spinti dall’esigenza di dare un tocco di originalità alla propria vita a partire dalla cucina (65%), luogo ideale per uscire dalla routine quotidiana in modo semplice e veloce. “Dalla ricerca dell’Osservatorio Vorwerk per l’Italia emerge una nuova generazione che punta a bilanciare l’equilibrio vita-lavoro senza voler rinunciare a nulla”, commenta Novella Sardos Albertini, Direttore marketing di Vorwerk Italia. “Una generazione che ama il cambiamento e che – soprattutto in cucina e grazie all’aiuto della tecnologia – riesce ad ottimizzare i tempi per potersi dedicare alla famiglia o alle proprie passioni”. 
Cosa significa stare bene, dunque? Rispondono sempre gli intervistati: per il 68% vuol dire riuscire a trovare il giusto equilibrio tra casa e lavoro, riuscendo a dedicare così il tempo ideale per coltivare le proprie passioni, una caratteristica tipica dei Wonderful Changers: percentuale che sale (72%) se prendiamo in considerazione solo le donne. Da notare come risulta piacevole, soprattutto alle donne (56%), anche ricevere un complimento a tavola: l’esperienza di preparazione dei piatti si traduce in una fonte di benessere.

Cosa rappresenta la cucina

Cosa rappresenta la cucina per i Wonderful Changers? È soprattutto il luogo dove si ha l’assoluta libertà creativa (65%), lo spazio ideale per sperimentare (49%), dove riscoprire sapori sani e cibi sostenibili (61%) e dove creare quell’effetto sorpresa (57%) attraverso piatti capaci di conquistare amici e famiglia. Infatti, la più grande soddisfazione in cucina per i Wonderful Changers consiste proprio nello stupire i commensali a tavola (68%), oltre a riuscire a preparare pietanze elaborate in poco tempo (61%). Proprio il giusto tempo necessario per la preparazione dei piatti rappresenta una delle principali esigenze in cucina (64%), seguita dalla disponibilità di strumenti adeguati (57%) e di ingredienti sani (53%).